I soldati hanno invaso le abitazioni e i negozi della famiglia, a al-Ram e Kafr Aqab, nella Gerusalemme occupata, causando gravi danni alle proprietà, mentre ingegneri hanno preso misure e foto di interni e esterni per la demolizione.
Martedì all’alba, decine di soldati e poliziotti hanno invaso l’edificio di proprietà del padre di Abu Sbeih e hanno fatto irruzione in quattro appartamenti e trattenuto tutte le donne in un’unica stanza. I soldati hanno poi interrogato la madre di Abu Sbeih, e convocato per gli interrogatori i tre fratelli e tre figli.
L’esercito israeliano ha anche promesso di revocare le carte di identità gerosolimitane della famiglia, sebbene si tratti di abitanti autoctoni della Palestina e di Gerusalemme.
Ha, inoltre, chiuso, con sigilli e bloccandone porte e finestre, tutti i negozi e i magazzini della famiglia, in ottemperanza alla Legge di emergenza israeliana del 1948.
Il padre di Abu Sbeih, di 78 anni, è stato detenuto e interrogato fino a che ha avuto un collasso e ha perso i sensi. E’ stato infine portato in ospedale, ma i soldati gli hanno trattenuto la carta di identità.