Pchr, “Lo Stato di diritto contro la legge della giungla: in pericolo l’indipendenza dell’ordinamento giudiziario palestinese”

PCHR_Press-e1477851164891Il Centro Palestinese per i Diritti Umani: “Lo Stato di diritto contro la legge della giungla: in pericolo l’indipendenza dell’ordinamento giudiziario palestinese”

Imemc. Al Centro Palestinese per i Diritti Umani (Palestinian Centre for Human Rights – PCHR) aumentano le preoccupazioni per l’indipendenza dell’ordinamento giudiziario palestinese a seguito di ingerenze nel suo lavoro e nella sua struttura. Iniziate dall’autorità esecutiva interna all’Autorità Palestinese (ANP), queste sono mirate ad esercitare un ulteriore controllo sul sistema giudiziario.

Il Centro Palestinese per i Diritti Umani condanna ogni tentativo di minare l’indipendenza dell’autorità giudiziaria. Dunque, il ruolo e la posizione dell’ordinamento giudiziario stesso dovrebbero essere trattati con cautela e accortezza, data la criticità della sua importanza e della sua funzione nella sorveglianza autonoma della sicurezza pubblica e della stabilità sociale.

A supporto dell’indipendenza e della peculiarità del ruolo dell’ordinamento giudiziario, il Centro Palestinese per i Diritti Umani ritiene che esso abbia, adesso più che mai, bisogno del sostegno della società civile per contrastare i tentativi di interferenza dell’autorità esecutiva.

La destituzione del presidente della Corte Suprema, il cancelliere Sami Sarsour, è indice della grave minaccia a cui è esposto l’ordinamento giudiziario, oltre ad essere un chiaro segno del fatto che la separazione dei poteri nell’Autorità Palestinese oramai non esiste più.

Questo incidente ha rivelato come l’autorità esecutiva abbia totale controllo sul più alto rango dell’autorità giudiziaria. Pertanto, il Presidente palestinese detiene non solo i poteri esecutivo e legislativo, attraverso l’emanazione di ordinanze col pretesto dell’assenza del Consiglio Legislativo Palestinese (Palestinian Legislative Council – PLC), ma controlla anche l’ordinamento giudiziario.

Un mese prima che fosse destituito, il cancelliere Sarsour aveva ricevuto una critica verbale dal preminente leader di Fatah, Tawfiq al-Tairawi, circa il suo operato.

Poche settimane dopo fu annunciato che il Presidente palestinese aveva approvato le dimissioni di Sarsour da presidente della Corte Suprema.

In una scioccante testimonianza rilasciata alla Independent Commission For Human Rights (ICHR), Sarsour rivelò che aveva firmato le sue dimissioni già prima di prestare giuramento per il suo appuntamento del 20 gennaio 2016.

Il Centro Palestinese per i Diritti Umani ritiene che la confessione di Sarsour e le sue dimissioni, precedenti all’adempimento dei suoi doveri, relativi alla posizione di rilievo da lui occupata nell’autorità giudiziaria, aumentino significativamente le preoccupazioni.

L’incidente fa, inoltre, moltiplicare le domande legittime circa le altre interferenze, già verificatesi o che si verificheranno, a seguito delle azioni delle personalità più influenti interne all’autorità esecutiva, le quali puntano a pendere il controllo sull’ordinamento giudiziario.

“Una volta si parlava dell’impatto che la rottura interna palestinese ha avuto sull’autorità giudiziaria e crescevano i dubbi circa la sua indipendenza… ora non sono più dei meri dubbi e non lo si può più tollerare, dopo lo scandalo delle dimissioni del presidente della Corte Suprema… Abbiamo sottolineato, ancora una volta, che l’ordinamento giudiziario è una linea rossa e lo scandalo non dovrebbe prescindere dalle responsabilità… Noi, inoltre, ci teniamo a evidenziare che se l’ordinamento giudiziario è paralizzato, è nostro dovere sostenerne ripresa”, dice Raji Sourani, Direttore del Centro Palestinese per i Diritti Umani.

Il modo in cui il presidente della Corte Suprema è stato deposto incrementa le gravi preoccupazioni del Centro Palestinese per i Diritti Umani, in quanto potrebbe spianare la strada ad un effettivo maggiore controllo sull’autorità giudiziaria attraverso la disincentivazione di tutti coloro che,  nell’ordinamento giudiziario, rifiutano l’interferenza dell’autortà esecutiva.

Nello stesso contesto, la decisione del Presidente palestinese del 3 aprile 2016 di formare la prima Corte Costituzionale Palestinese ha aumentato i timori circa lo scopo del formare tale corte in un periodo caratterizzato da divisioni interne e dispute con il movimento Fatah.

Il PCHR considera la formazione della corte come parte di una strategia sistematica volta alla restrizione del ruolo dell’ordinamento giudiziario e alla presa di controllo non solo sulla promulgazione delle leggi, ma anche sulla loro interpretazione.

Il Centro Palestinese per i Diritti Umani asserisce, inoltre, che la riconciliazione nazionale sia un prerequisito per la formazione di una corte costituzionale che protegga lo stato di diritto.

L’interferenza dell’autorità esecutiva nella struttura giudiziaria ha un impatto significativamente negativo sulla sua credibilità, sia per quanto riguarda il suo ruolo nel placare le dispute che nel raggiungere una stabilità per tutti i partiti coinvolti nei conflitti.

Questo fu ovvio dopo un’opinione consultiva emanata dalla Corte Costituzionale palestinese il 6 novembre 2016, la quale dava al Presidente il diritto di revocare l’immunità del Consiglio Legislativo Palestiese.

Il dibattito sollevato attorno a questa decisione riflette, ad oggi, quanto sia diventata fragile l’attendibilità del sistema giudiziario agli occhi della comunità palestinese, senza dimenticare il summenzionato episodio.

Il Centro Palestinese per i Diritti Umani crede che i membri del Consiglio Legislativo Palestinese debbano aderire alla legge e che la loro immunità non debba intralciare la lotta alla corruzione e la devozione alla giustizia in generale.

Tuttavia, le procedure esecutive del Consiglio Legislativo Palestinese limitano il potere di revoca dell’immunità dei suoi membri al Consiglio stesso, come stabilito negli articoli 95 e 96.

Esiste, così, uno stadio di limbo circa la revoca dell’immunità dei membri del Consiglio, dato il suo modo fare deliberatamente ostruzionistico iniziato dopo la divisione interna palestinese.

Ad ogni modo, il Centro Palestinese per i Diritti Umani crede che dare al Presidente il diritto esclusivo di revoca dell’immunità, attraverso il ricorso alla corte che ne colma il gap, stia facendo crescere in maniera significativa le agitazioni.

Il PCHR ritiene che la corte avrebbe dovuto salvaguardare il mandato esclusivo di revoca dell’imunità o, perlomeno, stipulare delle condizioni per la sua approvazione, piuttosto che dare al Presidente un maggior potere assoluto. Questa decisione è causa di inquietudini riguardo la pressione esercitata dall’autorità esecutiva sulla corte.

Oltretutto, la decisione emanata dalla Corte Suprema di Ramallah il 3 ottobre 2016 di cancellare le elezioni del consiglio locale nella striscia di Gaza e di indire, invece, le elezioni soltanto nella West Bank, aumenta ancora di più le paure sull’indipendenza dell’ordinamento giudiziario.

Al di là dello scenario in cui tale decisione è stata presa e delle riserve del Centro Palestinese per i Diritti Umani a riguardo, quel che è più rilevante è l’imagine negativa del sistema giudiziario stesso agli occhi del pubblico, immagine che si riflette nelle reazioni di quest’ultimo a tale decisione.

Gli esponenti giudiziari dovrebbero chiedersi fino a che punto l’ordinamento giudiziario palestinese debba essere considerato la casa della verità, promotrice della sicurezza e della stabilità, o se, invece, sia diventato un luogo di scetticismo e angustie. Essi dovrebbero prendere in considerazione gli effetti che le interferenze dell’autorità esecutiva hanno sulla loro credibilità.

Sicuramente, discutere le decisioni giudiziarie richede una profonda attenzione e rispetto; tuttavia, questo rispetto dovrebbe essere preceduto dalla presenza di un corpo giudiziario indipendente. Alla luce delle dimissioni del presidente della Corte Suprema, l’indipendenza dell’autorità giudiziaria è svanita.

Il Consiglio Superiore della Magistratura e tutti gli organi giudiziari dovrebbero lavorare ora più che mai per il ripristino del rispetto e della fiducia in quanto valori nella società.

Parallelamente, ci sono 17 decisioni giudiziarie a cui è stato fatto ostruzionismo, andando contro la legge palestinese e, in particolare, l’articolo 106 del Palestinian Basic La w (PBL) del 2003.

Quest’ultimo asserisce che le decisioni giudiziarie dovrebbero essere rispettate senza indugio e stabilisce, inoltre, che ostacolare l’applicazione di tali decisioni è punibile con l’espulsione dal pubblico ufficio.

Il fatto di non rispettare le decisioni giudiziarie e la loro attuazione si è riflesso nella politica dell’Autorità Palestinese sin dalla sua formazione. Il Centro Palestinese per i Diritti Umani, così come altre organizzazioni umanitarie, hanno documentato un numero elevato di casi ogni anno.

Questa situazione, tuttavia, rispecchia la crescente intromissione dell’autorità esecutiva negli affari dell’ordinamento giudiziario, sebbene bisogna tenere a mente che nessuno è stato ritenuto responsabile dell’ostruzionismo fatto per l’approvazione delle decisioni giudiziarie.

La fiducia pubblica nell’ordinamento giudiziario non è soltanto una questione di etica e di giustizia; è anche un importante prerequisito per il mantenimento della sicurezza e della stabilità nazionale.

Pertanto, tale interferenza è deleteria per l’autorità esecutiva stessa, dal momento che compromette la sicurezza, l’ordine pubblico e la stabilità della comunità.

Indubbiamente, l’appianarsi del conflitto attraverso un ordinamento giudiziario imparziale e indipendente è l’unico modo per evitare qualsiasi tumulto e di promuovere la stabilità nella società.

Gli eventi impongono la responsabilità morale, oltre che legale, del Presidente palestinese di astenersi dall’intromettersi con il funzionamento e la struttura dell’autorità giudiziaria, piuttosto deve preservarla così com’è.

Il PCHR evidenzia che la strategia dell’autorità esecutiva di prendere il controllo sull’ordinamento giudiziario, al fine di legittimarne i misfatti, determinerà la validità dell’ordinamento giudiziario stesso e, prima o poi, porterà al collasso totale delle istituzioni dell’Autorità Palestinese.

Porre fine alla divisione palestinese e ripristinare la fiducia nell’autorità giudiziaria è, quindi, l’unico modo che hanno coloro che puntano ad uno Stato indipendente e democratico.

Il Centro Palestinese per i Diritti Umani mette evidenzia gli impegni dell’Autorità Palestinese enunciati nell’articolo 14 della Convenzione Internazionale sui Diritti Civili e Politici, la quale sancisce la garanzia dell’indipendenza dell’ordinamento giudiziario.

Per di più, il Centro fa appello a tutti i partiti politici, affinché adempiano ai loro doveri volti al risanamento della fiducia nell’autorità giudiziaria.

Il PCHR si rivolge, poi, a tutti i partiti politici e al Presidente palestinese per quanto riguarda la formazione di una commissione giudiziaria nazionale, che comprenda giudici emeriti ed esperti di legge, insieme a potenze politiche, blocchi parlamentari di nazioni e la società civile.

Questa commissione dovrebbe occuparsi di investigare lo scandalo delle dimissioni del presidente della Corte Suprema e di assicurare l’assenza di altre simili infrazioni nell’ordinamento giudiziario, compreso l’ufficio del pubblico ministero.

La commissione deve spianare la strada ad un periodo di transizione che unifichi il sistema giudiziario e, poi, ponga fine alla divisione interna nel suo complesso. Il Centro Palestinese per i Diritti Umani chiede, infine, al Consiglio Superiore della Magistratura, in quanto responsabile dell’indipendenza e della efficienza dell’ordinamento giudiziario, sia di respingere le ingerenze dell’autorità esecutiva con il lavoro e la struttura dell’ordinamento giudiziario, che di rendere note al pubblico tali provvedimenti.

Traduzione di Giusy Preziusi