Con Trump, per la Palestina niente di nuovo o di diverso

imagesDi Angela Lano. E’ vero che Donald Trump, il neo-presidente statunitense è brutto, antipatico, razzista, maschilista, e altro ancora. Tutto vero.
Ma che abbia detto che lui può “live with either a one-or two-state solution” (vivere sia con la soluzione a 1 sia a 2 stati), in relazione alla Palestina, non mi sembra così tragico.
Ricordo che la soluzione a 2 stati è stato il mantra, innocuo e inconcludente, di diverse amministrazioni USA, degli equo-vicini-equo-distanti “pacifisti”, ipocriti e intimamente filo-sionisti, dell’ANP collaboratrice di Israele, ecc.
Dunque, quale sarebbe il cambiamento radicale? E’ solo una questione di forma, non di sostanza.
Potrà esserci, sì, un cambiamento radicale se Trump dovesse appoggiare uno stato binazionale. Ma in gioco ci sono tutti gli insediamenti, costruiti in modo esponenziale dopo l’accordo-suicida di Oslo con gli occupanti israeliani, nel 1993.
Anche i nostri giornali mainstream, tutti strutturalmente e rigorosamente sionisti, hanno scritto dell'”appoggio incondizionato USA a Israele”, come fosse una novità. Ma perbacco, dove sta la novità?
Sta solo che l’ha detto un individuo che piace poco ai media in quanto è parte dell’altra lobby/establishment, quella in competizione e in lotta, con la precedente (senza dover parlare dei “deep” establishment che competono nel controllo degli USA).
 
Insomma, mente fredda. Il problema non è il “presidente” di turno, ma chi gli sta dietro, intorno, a fianco, davanti, ecc.
Negli Usa è in atto una guerra feroce tra le varie lobby/corporation/establishment/cupole (chiamiamole come vogliamo) e statene sicuri, non è per il bene dell’Umanità, ma solo per la loro ristretta cerchia.