Giovane palestinese ferita al check-point di Qalandiya

419167CRamallah. Una donna palestinese sui trent’anni è stata ferita dalle guardie israeliane al check-point di Qalandiya, tra la Cisgiordania e Gerusalemme occupate, lunedì pomeriggio. La polizia israeliana afferma che la signora portava una borsa in “modo sospetto”.

Le guardie, secondo quanto ha affermato la polizia, le avevano intimato di fermarsi, ma lei ha ignorato l’ordine e queste l’hanno “neutralizzata”. Alcuni media israeliani hanno riportato la notizia di un tentativo di accoltellamento di soldati israeliani da parte della giovane.
La donna, che proviene dalla cittadina di Kafr Aqab, nel distretto di Gerusalemme, è stata ferita gravemente e lasciata a terra a saguinare.
Molto probabilmente non aveva capito l’ordine di fermarsi, gridato, quasi sicuramente, in ebraico. Gli occupanti israeliani, infatti, usano la propria lingua per rivolgersi agli occupati, che in molti casi non la conoscono. Nei check-point e soprattutto in quello di Qalandiya, capita sovente che gli autoctoni palestinesi vengano colpiti dai proiettili delle guardie per non aver eseguito gli “ordini”.
Anche questo fa parte delle violazioni israeliane di ogni diritto umano.
Secondo quanto riportato da Ma’an, cinque Palestinesi sono stati uccisi al check-point, nel 2016, compresi i due fratelli Maram, di 23 anni, incinta di cinque mesi, e Ibrahim Salih Hassan Abu Ismail, di 16 anni. Erano stati accusati di aver tentato un accoltellamento contro dei soldati, ma la notizia era falsa: i due non avevano posto alcun tipo di minaccia. Avevano “solo” frainteso ordini lanciati in ebraico.
Israele usa spesso contractor nei check-point. Come è noto, si tratta di mercenari, killer professionisti, che sparano per uccidere.
(Fonte: Ma’an)