Hebron-Ma’an. Domenica 13 marzo, famiglie e attivisti palestinesi hanno impedito che un gruppo di coloni israeliani facesse incursione in una scuola materna della città di Hebron, nella Cisgiordania occupata.
Il coordinatore di Youth Against Settlement (YAS), Issa Amro, ha dichiarato che il gruppo, formato dai coloni stessi e dai loro bambini, ha tentato un attacco all’asilo di via al-Shuhada, nella parte vecchia della città di Hebron. Gli abitanti palestinesi del posto sono stati, fortunatamente, in grado di evitare che questi scavalcassero la recinzione che circonda la scuola.
I coloni israeliani di Hebron spesso si riuniscono proprio in via al-Shuhada e nel quartiere di Tel Rumeida, soprattutto in occasione della festività ebraica del Purim.
Proprio ad Hebron, domenica, avevano intonato una serie di slogan anti-palestinesi, tra cui qualcuno che inneggiava le lodi di Baruch Goldstein, che nel 1994 uccise 29 palestinesi musulmani nella moschea Ibrahimi di Hebron.
Situata al centro della città – una delle più grandi città nella Cisgiordania occupata – la Città Vecchia fu divisa, a seguito del massacro nella moschea Ibrahimi, in due aree, una sotto il controllo palestinese e l’altra sotto quello israeliano, rispettivamente conosciute come H1 e H2.
Alcuni tra gli 800 coloni israeliani, notoriamente conosciuti per la loro violenza, attualmente vivono sotto la protezione della milizia israeliana nella Città Vecchia, circondati da oltre 30 mila palestinesi.
I residenti palestinesi della città antica devono fronteggiare la grande e quotidiana presenza dell’esercito israeliano, con oltre 20 posti di blocco posizionati all’ingresso di numerose strade, così come all’ingresso della moschea Ibrahimi stessa.
Inoltre, ai palestinesi non è concesso guidare in via al-Shuhada, le loro case e i loro negozi sono stati saldamente chiusi e in alcune strade della città antica vige per loro il divieto di passaggio.
Nel frattempo, i coloni israeliani si muovono liberamente per le strade, guidano le loro macchine e impugnano le loro mitragliatrici.
Traduzione di Giusy Preziusi