Vita sotto assedio: memorie di un bambino in tempo di guerra

unnamed (1)Pchr. Mercoledì 21 agosto 2014, la famiglia Reify fu colpita nel suo terreno agricolo situato nel quartiere El-Daraj, un’area ad alta densità abitativa nella città di Gaza. La vicenda è avvenuta nel 45° giorno di guerra, quando la famiglia era riunita nella propria terra, giocando, curando le piante e mangiando, come ogni giorno. L’attacco da parte di Israele ha provocato la morte di 7 membri della famiglia, inclusi 5 bambini, e lesioni ad un uomo e un bambino.

Mohamed Naser el-Reify di 11 anni, ha perso nell’attacco suo fratello gemello Omar, suo padre, lo zio e i cugini. Egli stesso ha riportato gravi danni psicologici e fisici. I suoi ricordi d’infanzia si sono inevitabilmente trasformati: prima giocava per strada e ora è steso su un letto di ospedale, senza potersi muovere. Il suo corpo è rimasto paralizzato dopo aver sostenuto la rottura del midollo osseo e riesce a respira attraverso un tubo.

Al momento Mohamed è ricoverato presso l’ospedale Al-Wafa, ad Al-Zahra, zona sud di Gaza, dove riceve cure fisioterapiche. Tuttavia non c’è stato nessun miglioramento delle sue condizioni, né a Gaza né a Gerusalemme, dove è stato curato in precedenza. “Spero di poter ricevere le cure adeguate e di guarire in fretta”. Crede nel profondo che è questione di tempo e che tutto è possibile se si ha pazienza. “Tutto quello che voglio è tornare a casa e sedere con la mia famiglia”, aggiunge Mohamed.

Visto che il bambino non può frequentare la scuola, continua a studiare in ospedale, dove il suo maestro si reca per dargli delle lezioni private. Le sue materie preferite sono storia e geografia perché “la storia ci insegna il passato e la geografia il mondo in cui viviamo”. Riguardo il non poter essere in classe con i suoi compagni di scuola, Mohamed dice in lacrime: “Mi mancano la mia scuola, i miei amici e la mia famiglia”.

Come molti altri bambini, sogna di crescere e diventare un ingegnere di successo: “Sapere che non posso realizzare questo sogno adesso mi rattrista”.

Mohamed cerca di dimenticare l’accaduto perché gli riporta alla mente ricordi orribili: per quanto ha sofferto, vorrebbe solo che quel giorno fosse cancellato dalla sua memoria. Dopo l’attacco, per sei mesi Mohamed ha avuto difficoltà a parlare a causa dell shock e per tutto quel tempo è stato nel reparto di terapia intensiva. Per Mohamed e la sua famiglia la perdita del padre ha significato perdere anche un enorme sostegno emotivo. Dal momento che chi portava il pane a casa non c’è più, tutta la responsabilità è ricaduta sulla madre che ora sta supportando la famiglia con grosse difficoltà. Mohamed vuole che il mondo conosca la sua storia e chiede che chiunque abbia la possibilità di aiutare le vittime di attacchi come quello che ha subito lui, lo faccia. “Desidero che tutti i bambini del mondo siano in buona salute e possano godersi la loro infanzia”, aggiunge.

Le violazioni dei diritti umani e i crimini di guerra da parte di Israele nei confronti di civili palestinesi si perpetrarono per 50 giorni nel 2014, 50 giorni di bombardamenti aerei, via mare e terra in tutta la Striscia di Gaza.

Furono uccisi 2216 palestinesi, di cui il 70% civili, inclusi 556 bambini e 293 donne. L’uso eccessivo di violenza contro civili e abitazioni, bombardamenti indiscriminati e distruzione sistematica, ha completamente raso al suolo interi quartieri residenziali e ucciso molte famiglie. Oggi 65.000 persone che hanno perso la casa durante l’offensiva, sono ancora senza un tetto e nel frattempo la ricostruzione procede molto lentamente.

Traduzione di Ada Maria De Angelis