A causa della mancanza di energia elettrica, comuni di Gaza gettano acque reflue in mare

Gaza – Palestine Chronicle e Wafa. A causa della carenza di energia elettrica e delle intermittenti interruzioni di corrente nella Striscia di Gaza, provocate dell’embargo israeliano, i comuni locali hanno iniziato sabato a pompare le acque fognarie direttamente in mare.

Da più di tre settimane, le autorità d’occupazione israeliane hanno chiuso il valico di frontiera di Karm Abu Salem con Gaza, l’unica via di comunicazione attraverso la quale Israele consente l’ingresso di beni di prima necessità nella Striscia, tra cui carburante e gas di cui hanno urgente bisogno.

Ciò ha inibito la capacità degli impianti di depurazione locali di funzionare come al solito, costringendo i comuni a iniziare a gettare le acque reflue in mare, nonostante l’inquinamento e i pericoli naturali che causeranno.

La Gaza Electricity Company (GEC) ha affermato di essere alle prese con enormi difficoltà finanziarie e fisiche per ottenere carburante per l’unica centrale elettrica di Gaza, data la chiusura israeliana del valico di frontiera di Karm Abu Salem e la conseguente carenza di forniture di maggior necessità.

A causa della mancanza di carburante necessario per l’unica centrale elettrica della Striscia, la società è stata costretta a ridurre il tempo medio di fornitura di energia elettrica a tutte le famiglie nella Striscia di Gaza a una media giornaliera non superiore a quattro ore.

La società ha sottolineato che la grave carenza di materiali di manutenzione le impedirà di procedere all’esecuzione delle riparazioni elettriche.

Ha ritenuto il governo israeliano responsabile diretto della vita di migliaia di civili e del collasso del sistema sanitario e del settore delle fogne, poiché migliaia di metri cubi di acque reflue non trattate verranno gettate nell’ambiente di Gaza, infiltrandosi ed inquinando la falda acquifera costiera e le spiagge.