A detenuto in sciopero della fame negata sedia a rotelle per andare in bagno

Imemc. Il detenuto Udai Steiti, che ha iniziato lo sciopero della fame come forma di protesta contro la sua detenzione amministrativa, ha chiesto una sedia rotelle per poter accedere alla toilette dell’ospedale, ma l’amministrazione della prigione israeliana in cui si trova gliel’ha negata costringendolo a trascinarsi per andare in bagno.

Secondo la Società dei prigionieri palestinesi, che si occupa dei detenuti nelle carceri israeliane, le condizioni di salute di Steiti sono peggiorate da quando ha iniziato lo sciopero della fame come forma di protesta contro la sua detenzione senza accuse né processo.
L’associazione ha aggiunto che il 25enne, proveniente dal campo rifugiati di Jenin, che è in sciopero da 41 giorni ormai, manifesta una significativa perdita di peso e accusa dolori in varie parti del corpo, oltre a seri problemi di deambulazione.

Nel frattempo Muhammad Allan, di Nablus, è entrato nel 44° giorno di sciopero della fame per lo stesso motivo. Allan è infatti uno dei 400 prigionieri in detenzione amministrativa nelle carceri israeliane. La detenzione amministrativa è la prigionia dei palestinesi per mesi, senza accusa né processo, basata su prove segrete, e viene ulteriormente rinnovata a tempo indeterminato.

Questo tipo di detenzione viene utilizzata quando gli investigatori non ottengono una confessione durante gli interrogatori.
Secondo il Palestinian Prisoners Social Network l’uso della detenzione amministrativa da parte di Israele vìola il diritto internazionale poiché questo tipo di detenzione è possibile solo in casi individuali per “ragioni imperative di sicurezza”.

Diverse associazioni per i diritti umani affermano che tale carcerazione è usata come forma di detenzione collettiva o di massa dei palestinesi.
I prigionieri palestinesi usano invece lo sciopero della fame per protestare contro la loro detenzione amministrativa illegale chiedendo che questa politica illegale che viola il diritto internazionale non venga più messa in atto.

Traduzione di Domenica Zavaglia