A Gaza si forma una nuova fazione e le divisioni si intensificano

MEMO. di Mohammad Ayesh

L’improvviso ritorno nella Striscia di Gaza di un grande numero di disertori dal movimento di Fatah, in queste circostanze e in questo momento, non può essere una coincidenza. È impossibile che sia il risultato, come si dice, di una “riconciliazione sociale”, perché tale riconciliazione è avvenuta anni fa. Ciò suggerisce che questo ritorno ha un aspetto politico che influenzerà la scena palestinese per molti anni a venire.

C’è un’alleanza silenziosa e non dichiarata tra Hamas e i sostenitori di Mohammad Dahlan, già capo della sicurezza preventiva a Gaza ed espulso da Fatah dieci anni fa. Da allora egli ha cercato di dividere il movimento. Nell’ambito di questa alleanza, singoli membri e leader del “movimento Dahlan” sono tornati a Gaza uno dopo l’altro, ricevuti nella sala VIP al valico di confine di Rafah, nonostante alcuni di loro abbiano sentenze giudiziarie in sospeso, che vengono opportunamente ignorate.

Nessuno può opporsi o criticare il ritorno dei palestinesi nel loro paese, perché questo è un diritto inalienabile che non è in discussione. Allo stesso modo, nessuno si oppone alla riconciliazione avvenuta anni fa a Gaza e terminata con la risoluzione di controversie e questioni familiari che hanno causato giorni bui di combattimenti interni durante la prima metà del 2007. Sono tutti dati che non possono essere discussi.

Tuttavia ciò che sta accadendo a Gaza ora non ha assolutamente nulla a che fare con questo, ed è una mossa puramente politica legata alle elezioni previste nei territori palestinesi entro la fine dell’anno. Ciò a cui stiamo assistendo è la creazione di una nuova fazione sotto la guida di Dahlan.

Questa fazione intende partecipare alle prossime elezioni e, sebbene questi disertori di Fatah non abbiano una base popolare in Cisgiordania, a causa dell’aspra faida di Dahlan con il presidente Mahmoud Abbas, Hamas ha aperto loro le porte di Gaza. È probabile che il Movimento di resistenza islamica stia facendo ciò sotto pressione di alcuni paesi arabi, soprattutto da quando il primo gruppo di “Dahlanisti” è tornato nella Striscia di Gaza quando la leadership di Hamas si trovava al Cairo alcune settimane fa.

Non ci sono problemi per Dahlan e per i suoi uomini che svolgono un lavoro politico, e non ci sono problemi per il loro ritorno a Gaza o in qualsiasi altra parte della Palestina, poiché è il loro paese. Il problema è che quanto sta accadendo porterà a un incremento della divisione palestinese e all’ulteriore frammentazione del tessuto della società palestinese. Inoltre, la nuova fazione ha un’agenda straniera e un “denaro politico” con cui è in grado di manomettere il sistema politico e le elezioni, specialmente nella Striscia di Gaza, che soffre per il blocco gestito da Israele e per l’estrema povertà.

La partecipazione del movimento Dahlan alle elezioni significa che esso è diventato parte della scena palestinese e un forte concorrente potenziale di Abbas. Inoltre, gli enormi finanziamenti e il sostegno di cui gode la nuova fazione da parte di almeno tre paesi arabi rappresenteranno sicuramente una minaccia per Hamas. Al momento il voto potrebbe dividersi fra tre fazioni principali piuttosto che solo fra due. La riconciliazione tra Gaza e Ramallah diventerà ancora più improbabile, con Abbas più cauto e ansioso nei confronti dei suoi oppositori nel territorio costiero.

Allo stesso tempo, Hamas dovrà affrontare la realtà che i tre paesi arabi che sostengono la nuova fazione sono ostili all’Islam politico e vedono il movimento come un’organizzazione terroristica. A quel punto Hamas si troverà il più lontano possibile da una riconciliazione con Ramallah, pur affrontando una minaccia molto seria all’interno di Gaza.

La conclusione importante è che quanto sta accadendo a Gaza contraddice gli sforzi compiuti per la riconciliazione e per la fine della divisione. Soprattutto ciò non è nell’interesse di Hamas o di Fatah, essendo una minaccia comune a entrambi.
Traduzione per InfoPal di Stefano Di Felice