A Gerusalemme risuonano i tamburi della “marcia delle bandiere”. Come sarà lo scontro?

A Gerusalemme risuonano i tamburi della “marcia delle bandiere”. Come sarà lo scontro?

Quds Press. Questa mattina, giovedì, giorno della “marcia delle bandiere” coloniali a Gerusalemme, organizzata da sette ministri e parlamentari della coalizione del governo di occupazione, guidata dal ministro per la Sicurezza, l’estremista Itamar Ben Gvir, Israele ha mobilitato più di tremila poliziotti, tra gli appelli delle presunte organizzazioni del “Tempio” e di gruppi di coloni per il più grande assalto ad Al-Aqsa.

Da parte sua, il “movimento giovanile popolare” di Gerusalemme e altre organizzazioni palestinesi hanno chiesto di issare bandiere e striscioni palestinesi ovunque, sui tetti, nelle scuole e sulle auto, per fare di giovedì un giorno per la Bandiera palestinese.

La marcia delle bandiere riflette la crisi dell’occupazione.
Ziyad Ibhais, specialista negli Affari di Gerusalemme, ha sottolineato che l’insistenza dell’occupazione sulla “marcia delle bandiere” è più una dimostrazione di crisi che di forza, considerando che il suo tentativo è quello di palesare la sua presunta sovranità su Gerusalemme. Entrando con il corteo delle bandiere dalla Porta di Damasco, con decine di migliaia di coloni, l’occupazione conferma di essere estranea a questa città e di non esserne la proprietaria.

Nella sua intervista con Quds Press, Ibhais ha chiesto: “Quale paese è questo che mobilita tutte le sue forze di sicurezza, militari e politiche, per una marcia dei suoi presunti cittadini nella sua presunta capitale?”

Ha aggiunto: “Siamo di fronte a una consacrazione della crisi sionista nella sovranità su Gerusalemme e, allo stesso tempo, questa marcia rappresenta per l’occupazione un simbolo e una promessa di cambiare l’identità di questa città e di risolvere l’intera questione palestinese dalle porte di Gerusalemme”.

Ha sottolineato che una risoluzione è impossibile, e ciò è apparso chiaro dal percorso della battaglia che l’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, aveva iniziato con la sua decisione di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele il 7 dicembre 2017.

Ha indicato che, da quella data, la battaglia non è finita, e l’occupazione ha avuto conferma che i palestinesi sono in grado di difendere la città di Gerusalemme, attraverso il movimento popolare, le operazioni di commando, l’intervento della resistenza, l’interazione esterna, l’unità delle arene politiche, ed entrando in Cisgiordania sulla linea della resistenza.

Riguardo alla possibilità di un ampio confronto militare, Ibhais ha affermato: “Ciò che ci preoccupa è come far fallire questa marcia e impedire che entri nella Città Vecchia”. E ha aggiunto: “L’importante è contrastare gli obiettivi della marcia, in modo che sia ostacolata da una sorta di confronto continuo, dalla presenza di bandiere palestinesi e da elementi di scontro”.

Regole d’ingaggio.
A sua volta, l’esperto di sicurezza e affari militari, Rami Abu Zubaydah, ha confermato che Gerusalemme, dalla battaglia “Saif al-Quds” (2021), è diventata il fattore determinante e più importante del comportamento e dell’azione della resistenza, e quindi qualsiasi provocazione o tentativo di deviare dalle regole di ingaggio definite dalla resistenza dovrà affrontare una risposta chiara come quella a cui abbiamo assistito nella sopracitata battaglia.

Ha sottolineato che la resistenza a Gaza è per tutti i palestinesi, dal mare al fiume, alla luce dell’espansione dell’area di scontro anche in Cisgiordania.

Riguardo alla decisione di adottare misure per la più grande evacuazione effettuata dall’occupazione, Abu Zubaydah ha indicato che essa trae insegnamenti dai precedenti scontri, che “hanno permesso alla resistenza di paralizzare l’entità sionista attraverso i suoi missili.

“Le scene dei coloni e dei loro leader che scappano e si nascondono nei rifugi sono ancora presenti, e costituiscono un sostegno morale per i palestinesi e una sconfitta psicologica per i coloni”.

Ha sottolineato che lo sviluppo delle capacità della resistenza attraverso missili teleguidati e la complessa rete di tunnel che si stanno espandendo giorno dopo giorno, renderanno vana qualsiasi presenza dei soldati di occupazione nel raggio diretto della resistenza, quindi Israele cerca di mitigare i costi di qualsiasi scontro imminente con la resistenza, evacuando in particolare il perimetro della Striscia.

La marcia delle bandiere e la storia del loro confronto.
Il confronto della “marcia delle bandiere” è iniziato nel 2012, e nel 2014 il “movimento popolare giovanile” è riuscito a costringere l’occupazione a deviare il corteo da piazza “Bab al-Amoud”, una delle porte della Città Vecchia. Nel 2015 sono scoppiati scontri e ci sono stati feriti tra i coloni, oltre che nelle fila degli guardiani di Gerusalemme.

Nel 2021, i missili della resistenza hanno disperso la marcia delle bandiere nella battaglia di “Saif al-Quds”, mentre nel 2022 le bandiere palestinesi hanno circondato la “marcia delle bandiere” da tutte le parti: c’erano più di duemila bandiere palestinesi sparse ovunque a Gerusalemme, e una sventolava in cielo da un drone. In quel momento alla “marcia della bandiera” è stato impedito di raggiungere i suoi obiettivi e di imporre l’identità dell’occupazione in un’area che non le appartiene.