A marzo, Israele uccise tre ragazzi palestinesi in una settimana

170324-muhammad-hattabEI. Il 23 marzo scorso, i militari israeliani hanno sparato a un ragazzo palestinese, uccidendolo, e hanno ferito seriamente altri tre, nella Cisgiordania occupata. Ciò ha portato a tre il numero dei minorenni uccisi dai soldati israeliani in una settimana.

Video e fotografie sono state mostrare per confutare le presunte pretese omicide del 17enne Muhammad al-Hattab, colpito al petto e alla spalla dai proiettili israeliani.

Le forze israeliane di stanza in una torretta hanno aperto il fuoco contro la vettura sulla quale al-Hattab e altri giovani viaggiavano, come riportato dai media palestinesi.

Un portavoce dell’esercito israeliano ha riferito ai media che i giovani avevano lanciato bombe incendiarie verso uno stand alimentare vicino all’insediamento di Beat El, adiacente al campo profughi di Jalazon.

I soldati della brigata Golani – i cui combattenti avevano incoraggiato l’uccisione dei palestinesi sui social media e che sono sospettati di perpetrare crimini di guerra a Gaza – hanno aperto il fuoco sui giovani dopo che costoro avevano diretto l’auto verso l’insediamento, come sostenuto dall’esercito.

“In risposta alla minaccia, i militari presenti nell’area hanno aperto il fuoco sui sospetti, e numerosi colpi sono stati esplosi. I sospetti hanno poi abbandonato la scena”, queste le parole di un portavoce dell’esercito.

C7oJtPJXkAESP09Ma l’affermazione secondo la quale i giovani sono stati colpiti fuori dal veicolo ed hanno cercato di fuggire sembra essere contraddetta da filmati e fotografie che mostrano il sedile del guidatore dell’auto macchiato di sangue, finestrini frantumati e segni di proiettile sulla carrozzeria.

I residenti del campo di Jalazon, dove viveva al-Hattab, si sono confrontati con i militari schierati all’ingresso dell’insediamento di Beit El dopo l’uccisione del giovane.

“I militari israeliani hanno sparato proiettili letali, proiettili rivestiti di gomma, granate stordenti e gas lacrimogeno ai protestatari, mentre i ragazzi palestinesi lanciavano pietre e Molotov ai soldati”, ha riferito l’agenzia Ma’an.

Migliaia di palestinesi hanno marciato all’interno del campo profughi di Jalazon durante i funerali di al-Hattab venerdì 24 marzo.

Ragazzino ucciso dai soldati a guardia dell’insediamento

I soldati di stanza a Beit El hanno ucciso e ferito seriamente parecchi ragazzini palestinesi del campo profughi di Jalazon negli ultimi anni.

Faris Ziyad Ata Bayid, 15 anni, morì due mesi dopo essere stato ferito alla testa da un proiettile rivestito di gomma durante scontri all’ingresso del campo ad ottobre dello scorso anno.

Un’inchiesta militare giustificò i soldati. La ONG per i diritti umani israeliana B’Tselem dichiarò che la sparatoria fu “illegale” e che il ragazzo non costituiva un pericolo letale per i soldati in quanto ferito.

Un altro giovane del campo, Ahmad Sharaka, 14 anni, venne colpito e ucciso dai militari durante una protesta vicino all’insediamento, nell’ottobre del 2015.

Il residente di Jalazon, Laith Khalidi, 15 anni, fu ucciso da un cecchino israeliano in una torre di controllo del posto di blocco di Atara, a nord della vicina città di Birzeit, nel luglio del 2015. L’esercito aveva dichiarato che il ragazzo insieme ad altri aveva lanciato bombe Molotov e lattine di vernice contro il check-point.

Wajih al-Ramahi, 15 anni, morì a seguito delle ferite alla schiena, inflittegli da una distanza di 50/300 metri da un soldato fuori da Beit El, nel dicembre del 2013. Al-Ramahi si trovava vicino alla sua scuola gestita dall’UNRWA, l’agenzia della Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi, nel momento in cui gli venne teso un agguato “senza apparente giustificazione per l’uso di munizioni” dichiarò Human Rights Watch.

Muhammad Alayan, 15 anni, venne colpito e ucciso dai soldati mentre di trovava a 70 metri da un posto di osservazione, all’ingresso dell’insediamento di Beit El, nell’agosto del 2009. L’esercito ebbe a dichiarare che il ragazzo aveva gettato una bomba Molotov.

Muhammad Hamdan, 16 anni, venne colpito e ucciso ad aprile 2009, mentre con i suoi amici stava lanciando Molotov contro l’insediamento di Beit El, secondo B’Tselem.

L’insediamento di Beit El

Nel suo rapporto annuale sui diritti umani (2016), il Dipartimento di Stato americano sollevò perplessità sui possibili casi di uso eccessivo della forza contro i civili palestinesi, sottolineando l’uccisione del 15enne Mahmoud Badran, a giugno, quando lui e un gruppo di amici stavano rientrando a casa dopo una festa in piscina.

L’esercito inizialmente aveva dichiarato che i giovani avevano lanciato bombe Molotov e pietre ai soldati, ammettendo più tardi che l’auto nella quale viaggiavano era stata colpita “per errore”.

A fine marzo, l’inviato di pace in Medio Oriente del presidente americano Donald Trump ha visitato Jalazon e incontrato i giovani del posto.

David Friedman, l’ambasciatore nominato da Trump per Israele, è stato confermato dal Senato americano il 23 marzo. Friedman è un importante finanziatore dell’insediamento di Beit El.

Tutti gli insediamenti israeliani su suolo occupato sono illegali, secondo la legge internazionale. Il trasferimento della popolazione civile della potenza occupante sul territorio che essa occupa è una violazione della Quarta Convenzione di Ginevra, e dunque un crimine di guerra.

L’infrastruttura dell’occupazione militare israeliana, ora entrante nella sua quinta decade, è stata creata per proteggere il sistema coloniale illegale degli insediamenti, in un circolo di quotidiana violenza.

Secondo il Defense for Children International, “attrezzature militari come posti di blocco e torri di guardia in Cisgiordania e nella cosiddetta ‘zona cuscinetto’ al confine di Gaza sono luoghi di frequenti scontri, che rappresentano significativi rischi di morte, ferimento, o arresto dei ragazzi che vivono o transitano frequentemente in zona” .

Il giorno prima che Muhammad al-Hattab venisse ucciso, il 15enne Yousif Abu Athra fu colpito a morte dai bombardamenti israeliani a Gaza, quando lui e due amici erano a circa 300 metri dal confine con Israele. Il padre del ragazzo disse che il corpo di suo figlio era “pieno di schegge, ferite alla testa incluse”, ha dichiarato il Defence for Children International – Palestine.

Murad Abu Ghazi, 17 anni, fu colpito da un proiettile che penetrò nella schiena e attraversò il cuore, uccidendolo, nei pressi di una postazione militare, a sud della città di Hebron, venerdì 17 marzo. Un sedicenne fu colpito con proiettili letali durante l’incidente e ferito, sempre secondo il Defence for Children International. Un giornalista israeliano ha riferito che Abu Ghazi e dei suoi compagni, che portavano molotov improvvisate, caddero in un’imboscata dai soldati che spararono al gruppo mentre fuggivano.

“Le forze israeliane sembrano ricorrere regolarmente e intenzionalmente alla violenza letale in situazioni non giustificate da norme internazionali, come uccidere minorenni impunemente”, ha detto Ayed Abu Eqtaish, direttore del programma Defence for Children International – Palestine.

“Munizioni vere sono sempre più utilizzate contro i ragazzini palestinesi in Cisgiordania dal 2014, mentre i bambini di Gaza sono feriti, bersagliati e bombardati in violazione del diritto internazionale”.

Trentacinque ragazzini palestinesi furono uccisi dai soldati, da polizia e civili armati israeliani nel 2016. Ciò rende il 2016 l’anno più mortale per i minorenni palestinesi nell’ultimo decennio.

Traduzione di Marta Bettenzoli

Smiling youth wearing earbuds seen from waist up as he stands in front of sea

Yousif Abu Athra (via Defense for Children International – Palestine)

Close-up of face of smiling youth

Murad Abu Ghazi (via Defense for Children International – Palestine)