Abbas potrebbe terminare l’unità di governo con Hamas a Gaza

 

276732_345x230

Ramallah – AFP, Ma’an.

Il presidente Mahmoud Abbas ha minacciato di rompere l’accordo di unità con Hamas se il movimento non permetterà al governo di operare correttamente nella Striscia di Gaza.

L’accusa di Abbas che Hamas abbia attuato un’amministrazione parallela a Gaza ha attirato una reazione rabbiosa del movimento, che ha denunciato le sue accuse come “infondate”.

Ha però sollevato nuovi interrogativi sul futuro di un fragile accordo di unità intra-palestinese volto a porre fine a sette anni di amministrazioni rivali in Cisgiordania e a Gaza.

Abbas, nei commenti pubblicati dall’agenzia stampa palestinese WAFA, ha dichiarato: “Noi non accettiamo che la situazione con Hamas rimanga inalterata. Non accetteremo un’alleanza con loro se la situazione continuerà così a Gaza, dove c’è un governo ombra. Il governo di consenso nazionale non può fare nulla sul terreno”.

Domenica pomeriggio, all’apertura del suo discorso alla Lega Araba al Cairo, Abbas è arrivato all’orlo di un altro attacco pubblico contro Hamas. A soli 30 secondi dall’inizio del discorso, mentre faceva riferimento all’acquisizione forzata di Gaza da parte di Hamas nel 2007, Abbas ha ricevuto una nota e ha bruscamente smesso di parlare, mentre un ufficiale ordinava rapidamente ai giornalisti di uscire dalla stanza.

La disputa pubblica è scoppiata circa due settimane dopo la fine di un grande scontro di 50 giorni tra Israele e i militanti di Hamas a Gaza che ha ucciso più di 2.100 palestinesi e 72 israeliani.

A Gaza il portavoce Sami Abu Zuhri ha dichiarato che le accuse di Abbas che Hamas stesse ostacolando le operazioni del governo di consenso nazionale sono “ingiustificate”: “Non è vero, è senza fondamento ed è ingiusto per il nostro popolo”.

Governo ombra a Gaza?

Durante il conflitto, Hamas e Fatah hanno lavorato fianco a fianco ai colloqui per la tregua con Israele al Cairo, che hanno portato a un cessate il fuoco a tempo indeterminato entrato in vigore il 26 agosto.

Ma, appena i cannoni hanno smesso di sparare, le loro divisioni di lunga data sono ancora una volta venute alla ribalta.

Secondo i termini dell’accordo di aprile, Hamas ha accettato di lavorare con i suoi rivali di Fatah per formare un governo di consenso ad interim di tecnocrati che lavori per le elezioni nazionali a lungo ritardate.

L’accordo ha cercato di porre fine ad anni di amara e talvolta sanguinosa rivalità tra Hamas e Fatah che domina l’Autorità Palestinese.

Il nuovo governo si è insediato il 2 giugno, il giorno in cui il governo di Hamas ha dato ufficialmente le dimissioni.

Nonostante il passaggio di consegne, Hamas è rimasto il potere de facto a Gaza, con l’attuazione delle disposizioni del contratto dell’unità messa in attesa di fronte all’offensiva mortale lanciata l’8 luglio da Israele.

Il primo ministro ha dichiarato ad AFP: “Questo governo di unità dovrebbe controllare la Cisgiordania e la Striscia di Gaza, ma ci sono molte cose che bloccano il suo lavoro”. In primo luogo c’è la questione degli stipendi: da un lato, la comunità internazionale aveva minacciato una sospensione degli aiuti se fossero stati pagati gli stipendi ai dipendenti di un gruppo risultante nella lista nera come “organizzazione terroristica”, mentre dall’altra Hamdallah stesso aveva ricevuto “minacce” se avesse visitato Gaza senza prima aver risolto la crisi degli stipendi.

Dalla firma dell’accordo nel mese di aprile, Hamas ha chiesto al nuovo governo di assumersi la responsabilità di pagare i suoi 45.000 dipendenti, 27.000 dei quali sono dipendenti pubblici.

“Mettere i dipendenti di Hamas nel libro paga del governo è il problema principale che impedisce al governo di lavorare nella Striscia di Gaza”, ha dichiarato Hamdallah. “Il governo e le banche operanti nei territori palestinesi sono stati avvertiti che se faranno questi pagamenti agli ex dipendenti del governo di Hamas, poi il governo e il popolo saranno boicottati. Se questo accade, il sistema bancario palestinese dovrà affrontare un problema enorme che minaccerà la situazione palestinese in generale”.

I palestinesi sono fortemente dipendenti dagli aiuti internazionali, quindi un boicottaggio avrebbe un impatto finanziario devastante sulla sua solidità finanziaria.

Hamdallah ha dichiarato che un non identificato “terzo partito” sta lavorando per risolvere la crisi fornendo i pagamenti: il Qatar ha accettato di coprire i costi degli ex dipendenti di Hamas, anche se il denaro deve ancora essere trasferito.