Abbas è pronto a mettere fine alle misure punitive su Gaza?

MEMO. Dopo che il leader del Movimento Islamico di Resistenza Palestinese, Hamas, Ismail Haniyah, è tornato nella Striscia di Gaza dopo un viaggio al Cairo durato 11 giorni, durante il quale aveva annunciato la dissoluzione del comitato amministrativo a Gaza e dato il consenso alla riconciliazione con al-Fatah, i residenti della zona attendevano che le misure punitive prese nei loro confronti da Ramallah fossero ritirate. Stanno ancora aspettando.

La riconciliazione, come sembra, non è facile. La vita a Gaza è diventata insopportabile per via dell’assedio perpetrato da Israele e della divisione interna tra Hamas e Fatah, ma non è la prima volta che entrambe le parti hanno annunciato la fine della separazione e l’inizio di un nuovo capitolo del loro rapporto.

Riyadh, Damasco, Cairo e Yemen sono stati luogo di trattative tra Hamas e Fatah, alcune delle quali conclusesi con un accordo accolto con gioia dai palestinesi. Sul campo, tuttavia, non è cambiato nulla.

L’ultima volta che i due movimenti hanno annunciato la riconciliazione è stato il 23 aprile 2014. Durante un incontro a casa di Haniyah nel campo profughi Al-Shati, a Gaza, hanno decretato la formazione di un governo di unità nazionale con a capo Fatah e con al suo interno membri vicini a Hamas. Questo governo di transizione avrebbe, apparentemente, preparato nuove elezioni parlamentari, presidenziali e del Consiglio Nazionale Palestinese entro sei mesi dalla formazione.

Sei mesi dopo, il governo – con sede a Ramallah – non stava facendo nulla per le elezioni ed era chiaro che stava trascurando la Striscia di Gaza. Nell’estate 2014, Israele ha lanciato una pesante offensiva contro Gaza, uccidendo più di 2200 persone e ferendone altre 11.000 durante e dopo la guerra. Tuttavia, il Primo Ministro Rami Hamdallah ha effettuato un rimpasto del governo senza consultare Hamas, alleato di maggioranza di Fatah.

Hamdallah, che ha visitato Gaza nel 2015 e ha incontrato gli ufficiali di Hamas, ha sempre sostenuto che il suo governo non è in grado di assumere il proprio ruolo a Gaza in quanto Hamas detiene de facto l’amministrazione. Per tutta risposta, Hamas ribadisce che sta occupando le posizioni ministeriali principali a Gaza poiché il governo di Ramallah non ha mai provato ad assumere il proprio ruolo e ha rifiutato di riconoscere gli impiegati assunti dopo che i loro predecessori se ne stavano seduti a casa percependo comunque lo stipendio pieno – per ordine di Fatah – quando la scissione è iniziata nel 2007. Di conseguenza, con Israele che inasprisce le restrizioni sulla Striscia di Gaza, quest’anno Hamas ha annunciato la formazione del sopracitato comitato amministrativo.

Fatah lo ha definito un ostacolo nell’assumere il proprio ruolo a Gaza e ha chiesto a Hamas di sciogliere il comitato e permettere al governo di mettersi al lavoro. Il vero ostacolo, però, è stato il fatto che il Primo Ministro Israeliano Benjamin Netanyahu aveva detto al presidente dell’Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas, di scegliere tra Israele e Hamas; questi aveva scelto Israele.

Dopo l’annuncio dello scioglimento del comitato amministrativo di Gaza, Abbas ha elogiato Hamas e chiamato Haniyah per dirgli che era contento del provvedimento, e soddisfatto dell’atmosfera creata dal movimento Islamico. Il giorno seguente, il collaboratore di Abbas, Nabil Shaath, aveva dichiarato che sciogliere il comitato era il primo passo verso l’implementazione di un accordo più grande.

“Aspettiamo i primi passi sul campo”, ha spiegato l’ufficiale veterano. “Vogliamo vedere Hamdallah ricevuto da Hamas e la porta aperta a tutti i ministeri. Potrebbe succedere davvero nelle prossime 24 ore”. Shaath ha aggiunto che Abbas vuole fermare le misure punitive su Gaza imposte dall’ANP, controllata da Fatah.

“Quando il presidente aveva espresso il suo sostegno a queste misure economiche [contro Gaza]”, ha riportato l’agenzia di stampa ufficiale dell’ANP, “aveva dichiarato che si sarebbero interrotte immediatamente quando sarebbe finito il governo autogestito di Hamas e sarebbe subentrato il nuovo governo. Lui [Abbas] non aveva messo altre condizioni”.

Nonostante la mia opinione rimanga pessimista, la maggior parte degli esperti e degli scrittori palestinesi è ottimista. I media israeliani, che predicono sempre la risposta dei funzionari dell’ANP su ogni questione importante che riguardi il rapporto tra Ramallah e Israele, dubitano che si possa arrivare a un accordo.

Secondo Elior Levy, di Ynet News, Hamas ha passato la palla ad Abbas sciogliendo il comitato. Questo, ha ribadito, significa che Hamas sta tendendo la mano in segno di pace e facendo tutto ciò che gli viene chiesto dai mediatori del Cairo.

“Questa mossa mette in imbarazzo Abbas, che ora deve affrontare un test importante” ha spiegato Levy “Deve cancellare le sanzioni e ripristinare la situazione a Gaza, il che gli costerà parecchi soldi”. Continua a dubitare delle intenzioni di Abbas.

Nel frattempo, il Times of Israel ha sottolineato che Abbas aveva parlato al leader di Hamas della riconciliazione, elogiando la sua decisione di sciogliere il comitato, ma era rimasto in silenzio sulla cancellazione delle misure punitive dei palestinesi a Gaza.

“Sembrerebbe che la mano di Hamas è tesa in segno di pace”, ha concluso Levy, “ma Fatah accetterà la sfida e, seppur controvoglia, ricambierà?”

In altre parole, Abbas è pronto a fermare le punizioni sulla popolazione assediata della Striscia di Gaza? Loro – così come noi – meritano di saperlo.

Traduzione di Giovanna Niro