Abbas serve i palestinesi o li prende in giro?

MEMO. Di Motasem A. Dalloul. A inizio febbraio l’Autorità nazionale palestinese (ANP) ha annunciato di voler iniziare a preparare un piano per il completo distacco dall’occupazione israeliana. La decisione è stata presa dal Comitato esecutivo dell’Olp, che ha tenuto un incontro di tre ore presieduto dal presidente dell’Anp e di Fatah, Mahmoud Abbas, nel suo quartier generale nella città di Ramallah, nella Cisgiordania occupata.
Il piano è stato approvato all’unanimità dal Comitato esecutivo, in cui prevalgono i lealisti di Abbas, e che si occupa del livello politico, amministrativo, economico e della sicurezza. Quando il governo dell’Anp, guidato dal primo ministro Rami Hamdallah – ovviamente un uomo di Abbas – ha annunciato il piano, ha aggiunto di voler chiedere a un comitato di studiare la possibilità di sostituire lo shekel israeliano con la moneta palestinese.
Il pieno distacco dell’Anp dall’occupazione israeliana è profondamente necessario, ma non sarà effettivo sul campo perché gli israeliani controllano tutto ciò che riguarda la vita quotidiana nei Territori occupati. Inoltre, l’Anp si è autolimitata con diversi accordi siglati con l’autorità dell’occupazione, tra i quali il Protocollo economico di Parigi. 
Gli annunci in realtà non indicano nulla che faccia pensare che Abbas davvero voglia cambiare la politica profondamente connessa con l’occupazione israeliana, edificata su ciò che egli ha definito «sacra» collaborazione sulla sicurezza. Poiché la causa palestinese sta attraversando una fase critica, e il processo di pace non è riuscito ad arrivare a nulla, Abbas sta solo, chiaramente, cercando di tenere l’opinione pubblica dalla sua parte.
Ci sono molte prove che dimostrano che le cose stiano così, non ultima il fatto che le riunioni tra l’Anp e funzionari israeliani ancora si tengano di routine. Inoltre, la collaborazione tra i servizi di sicurezza dell’Anp e la controparte israeliana continua, e i palestinesi che resistono all’occupazione – è loro diritto legale – vengono sempre detenuti dall’Anp su incarico degli israeliani.

Alcune settimane fa, i ministri dell’economia israeliano, Eli Cohen, e dell’Anp, Abeer Odeh, si sono incontrati nel palazzo dell’Eliseo, a Parigi, formalmente per discutere sugli ostacoli alla crescita economica nei Territori palestinesi. Cohen si è però lasciato sfuggire che l’incontro verteva su politica e sicurezza.
Questo incontro è avvenuto solo un giorno dopo la riunione di alto profilo tra Hamdallah e il generale maggiore Yoav Mordechai, coordinatore per Israele delle attività di governo nei Territori (occupati palestinesi). La riunione ha avuto luogo nell’ufficio del primo ministro a Ramallah. Secondo Nickolay Mladenov, coordinatore del processo di pace in Medio Oriente, che ha partecipato all’incontro, «tutte le parti si sono concentrate sul bisogno urgente di definire la ricostruzione dei danni fisici del conflitto di Gaza del 2014, facilitando le soluzioni umanitarie riguardanti i settori elettrico, idrico e sanitario.
Ma, se questo è stato il motivo reale della riunione, essa avrebbe ottenuto dei risultati concreti. Decine di incontri simili non hanno ottenuto niente per Gaza o per i palestinesi. Hamdallah ha detto due volte, ai media, alcune settimane fa, che non ci sarà una soluzione alla crisi di Gaza senza il trasferimento completo degli uffici di governo nell’enclave. Forse lui non è a conoscenza di ciò che i media hanno riportato al mondo, ovvero del fatto che tutti i suoi ministri si sono recati a Gaza e hanno preso correttamente controllo dei loro uffici?
L’incontro con Mordechai non ha riguardato Gaza, e lo stesso generale maggiore israeliano ha spiegato che l’argomento era un altro. Egli ha sottolineato l’importanza di recuperare i militari israeliani che ancora si trovano nella Striscia di Gaza.
Per quanto riguarda la collaborazione sulla sicurezza, lo stesso Abbas si è rivolto alla leader dell’opposizione israeliana Zehava Gal-On, alla fine del mese scorso, sottolineando che tale collaborazione continuerà. Gal-On lo ha scritto su Facebook, e Abbas non lo ha negato.
Parlando ad Al-Jazeera, l’ex negoziatrice palestinese Diana Buttu ha confermato che «nonostante la decisione del Consiglio di sicurezza dell’Olp di porre fine alla collaborazione, egli (Abbas) si attiene sempre alla vera essenza di Oslo, vale a dire alla collaborazione sulla sicurezza».

Riguardo Abbas e la sua guerra contro i palestinesi che resistono all’occupazione israeliana, le prigioni dell’Anp mostrano ciò che viene fatto loro. Il tribunale dell’Anp, intanto, impedisce ai media di parlare dell’argomento.
Abbas è chiaramente al suo posto per servire l’occupazione israeliana, non – come chiarito da Buttu ad Al-Jazeeraper la libertà dei palestinesi. «E’ il contrario», lei ha spiegato. «E’ la base della sua sopravvivenza politica, ed egli sta facendo tutto ciò a danno dei palestinesi e delle loro vite».
E allora, Abbas sta servendo i palestinesi o li sta prendendo in giro? E’ evidente che li sta prendendo in giro.

Traduzione per InfoPal di Stefano Di Felice