Abspp di nuovo nel mirino dei media mainstream, Hannoun: “Abbiamo attività umanitarie trasparenti”

Dott. Hannoun, lei e la sua associazione Abspp siete nuovamente sotto attacco dei giornali mainstream. Ci vuole spiegare cosa è successo?

“Sì, io e l’associazione Abspp odv che rappresento siamo di nuovo sotto attacco dei giornalisti italiani. In particolare è La Repubblica che ha dato il via a tutto ed è stata seguita da altri giornali, locali e online. Si tratta di un attacco ingiusto, immotivato, sia nei miei confronti sia di quelli dell’associazione, che è partito dalla chiusura del nostro conto presso la Banca UniCredit – decisione presa unilateralmente e senza consultarci, da parte dell’Istituto. Abbiamo resa pubblica la notizia della chiusura nella nostra pagina Facebook e nei vari gruppi social, per informare i nostri donatori a non fare più bonifici sul conto dell’UniCredit. Non si tratta di un qualcosa di segreto o nuovo, in quanto siamo stati noi a rendere nota la situazione, per evitare disguidi con i sostenitori dei nostri progetti. Questo attacco è per noi ingiustificato e di sicuro al servizio della lobby sionista e delle autorità criminali dell’occupazione israeliana che vorrebbero strangolare sempre di più la popolazione autoctona palestinese, per costringerla ad arrendersi e fare dei Territori e dei cittadini palestinesi dei sottoposti pronti a tutto pur di sopravvivere. Questo noi non lo permettiamo e faremo di tutto per sostenere il popolo palestinese, sempre nella legalità, nella trasparenza e nel rispetto della legge italiana e delle convenzioni dell’ONU che favoriscono ogni genere di missioni o di azione umanitaria mirata a favorire una vita umana dignitosa”.

Siete accusati di inviare soldi ai terroristi. Cosa risponde?

“Siamo stati accusati, senza mezzi termini, di finanziare Hamas, i ‘terroristi’, i ‘figli dei terroristi’ e così via. Queste accuse sono menzogne, un’invenzione del giornalista che ignora i fatti. Dal 2000 al 2008-2009, io e la mia associazione siamo stati sotto indagine giudiziaria e controllati in tutto e per tutto – telefonate, missioni umanitarie, gestione dei fondi, ecc. All’epoca eravamo finiti nel mirino di un giornalista allora molto in voga, poi eclissatosi, che era il paladino dell’occupazione israeliana nei mezzi di informazione italiani. Abbiamo sempre respinto le accuse di finanziare Hamas e i ‘terroristi’. Sin dal primo giorno di attività come associazione benefica e umanitaria, abbiamo mantenuto un rapporto costante al servizio dei bisognosi in Palestina e nei campi profughi nella Diaspora – Libano, Siria e Giordania. Da quando siamo nati, abbiamo mantenuto questo impegno umanitario, senza mai dare soldi ad alcun movimento politico palestinese – Hamas, Fatah, FPLP, ANP, ecc. -, né in Cisgiordania né nella Striscia di Gaza. Non permettiamo a nessuno di gestire le donazioni che mandiamo sia in Cisgiordania sia a Gaza per obiettivi politici o di propaganda a favore di questo o quel movimento. I nostri soldi sono destinati alle associazioni umanitarie riconosciute e autorizzate che rispettano i parametri e i criteri nella gestione dei fondi inviati. Abbiamo un contratto tra noi e i partner locali secondo il quale i soldi devono essere totalmente spesi per progetti specifici. Nel corso dell’anno lanciamo delle campagne umanitarie di raccolta fondi per progetti periodici: ad esempio, durante il Ramadan, il mese di astinenza e digiuno musulmano, offriamo pasti caldi, cucina solidale, abbigliamento, organizzazione di feste per orfani; durante la Festa del Montone, ci occupiamo di due grandi progetti dove investiamo in pacchi-viveri, vestiario, pasti caldi e aiuti alle famiglie in difficoltà, medicinali e apparecchiature sanitarie, ecc.

“Posso confermare che noi riceviamo da ogni associazione locale in Palestina e nella Diaspora le ricevute delle spese sostenute per la realizzazione di tali progetti, che noi portiamo al commercialista che ci tiene la contabilità.

“In riferimento al progetto di adozione a distanza, ci accusano di adottare orfani ‘figli di kamikaze’: spiego, come sempre, che nella lingua italiana la parola ‘orfano’ è chi ha perso il papà, la mamma o entrambi i genitori. Non si specificano le cause della morte dei genitori. Quando lo Stato italiano destina aiuti alle famiglie o agli orfani non controlla di cosa siano morti i genitori, perché se questi hanno commesso dei crimini, la colpa non può ricadere sui loro figli. In ogni caso, nei nostri elenchi non ci sono figli di kamikaze e non aiutiamo famiglie di kamikaze. Abbiamo tante famiglie bisognose, ma prima ci informiamo dai nostri partner locali sulla loro storia e identità. Non ci interessa il loro colore politico o la loro religione: adottiamo orfani di famiglie cristiane, musulmane, laiche, bisognose”.

L’articolo di Repubblica tira fuori una vecchia indagine nei suoi confronti della procura di Genova conclusasi con un nulla di fatto. Ci racconta come andò a finire quella inchiesta?

“Il giornalista è andato a ripescare nel nostro passato mettendo in dubbio, indirettamente, la sentenza del 2009. Che significa? Che il magistrato che decise di archiviare il caso è incompetente? Il giornalista sta forse insinuando che la magistratura non ha fatto bene il suo lavoro? Altrimenti perché riesumare vecchie notizie su inchieste archiviate? Il giornalista vuole far intendere che il sig. Hannoun è un terrorista e ha dei legami fortissimi con i terroristi, li finanzia, ecc. Sono accuse false, assurde, di cui il giornalista dovrebbe rispondere di fronte ai magistrati. E’ una vergogna infangare l’onore di una persona, di un’associazione che porta avanti una missione umanitaria conosciuta anche in ambiente politico e parlamentare italiano – siamo stati accolti diverse volte e in diverse occasioni da parlamentari italiani di diversi schieramenti politici. In Italia ci sono migliaia di associazioni italiane che fanno il nostro stesso lavoro, e non vengono certo accusate di terrorismo. Invece noi che sosteniamo i bisognosi palestinesi veniamo discriminati e attaccati. Questo è il messaggio del giornalista, che lancia un allarme contro di noi per attirare l’attenzione dell’intelligence e della magistratura italiane, perché prendano di mira i nostri progetti… E’ gravissimo e noi abbiamo dato mandato ai nostri avvocati di procedere legalmente contro il giornalista.

“Siamo fiduciosi nella magistratura e nella democrazia italiane, che rispettano il lavoro umanitario. Il popolo italiano è generoso e finanzia i nostri progetti umanitari nella Striscia di Gaza, in Cisgiordania, a Gerusalemme e nei campi profughi della Diaspora, e noi cogliamo l’occasione per ringraziarlo”.

L’articolo vi accusa di avere rapporti con predicatori radicali. È vero?

“Questo articolo fa accuse dirette alla mia persona e alla mia associazione: quando lui mi accusa di essere un referente degli Europei per Gerusalemme, io dico che è un onore, per me, servire la Causa della Città simbolo della Pace e della Civiltà, che io amo, su cui ho fatto ricerche, come architetto, e la mia tesi di laurea. Continuerò a far emergere l’immagine eccellente della città, della sua Storia, Arte, Architettura e della sua gente e della convivenza pacifica tra musulmani e cristiani. I sionisti sono arrivati per trasformare la loro vita in un inferno, minacciando la stabilità e la convivenza in questa bellissima città.

“Quando il giornalista accusa la nostra associazione Abspp di finanziare i kamikaze, i terroristi, deve provarlo, con fatti e dati concreti, e lasciare che polizia e magistratura facciano il loro lavoro. Lo Stato italiano non lascia un terrorista libero per il Paese. O il giornalista mostra le prove oppure si prendano provvedimenti contro questo diffamatore di fronte a un tribunale, perché anche io voglio vivere nel rispetto del mio onore e dignità e non essere accusato di fatti che non sussistono e bersaglio di menzogne da parte di uno chiamato giornalista, che mettono in pericolo la mia vita, quella della mia famiglia e della mia associazione”.

Dove vanno i soldi che raccogliete?

“Sono fiero che questi soldi finiscono nel posto giusto, cioè a ogni progetto specifico. Lanciamo varie campagne periodiche: ora abbiamo ‘Inverno più caldo’, destinata ai profughi dei campi libanesi, di quelli nel nord della Siria e nei Territori palestinesi occupati – Striscia di Gaza, Gerusalemme e Cisgiordania. Questi soldi sono divisi per zona e situazione sociale specifica e locale. Se noi, ad esempio, raccogliamo 100.000 euro, valutiamo la percentuale di popolazione e la povertà di una determinata area. La più bisognosa è la Striscia di Gaza, che vive sotto stretto embargo dal 2007, che è estremamente impoverita, e ha subito oltre 4 guerre e bombardamenti che hanno distrutto tutto. Secondo l’indice delle Nazioni Unite, la povertà a Gaza supera il 75%: siamo ben al di sotto della soglia di povertà. La maggior parte della popolazione vive grazie agli aiuti umanitari. Ecco perché rappresenta il primo posto nei nostri aiuti.

“Il secondo posto è la Cisgiordania, il terzo è Gerusalemme e dintorni, poi i campi profughi di Libano e Siria, dove il gelo è molto intenso, in questo periodo invernale. Questo per quanto riguarda la distribuzione delle quote dei nostri aiuti. Confermo che i soldi che raccogliamo finiscono al 100% alle famiglie bisognose, agli orfani, nei progetti alimentari – pacchi viveri distribuiti, come fanno le Nazioni Unite, a un elenco registrato ufficialmente. Noi rispettiamo questi elenchi per dare sostegno a queste famiglie. Siamo trasparenti nel nostro lavoro e siamo fiduciosi nella giustizia italiana”.

(Intervista raccolta da Angela Lano per InfoPal).