Abu Ghraib style: quando la tortura è di moda…

Da http://www.tlaxcala.es/section.asp?section=4&lg=it

Soldati israeliani seviziano un giovane palestinese e si fotografano con il suo cellulare

 

da B’Tselem

Tradotto da Gianluca Bifolchi

Il 26 Agosto 2006, alcuni soldati hanno fermato Tha’ir Muhsen, 18 anni, a a-Neqora, un villaggio presso Nablus, mentre tornava a casa dopo essersi iscritto all’Università di a-Najah, a Nablus.

I soldati lo hanno fatto sedere a terra vicino a un’altro Palestinese che era stato fermato. Questi ha detto a Muhsen che i soldati lo avevano picchiato. Quando uno dei soldati ha gettato un bastone ad un altro soldato presente, l’altro detenuto è scappato. I soldati lo hanno inseguito ma sono tornati a mani vuote. Allora hanno cominciato a seviziare Muhsen.

Le sevizie sono durate circa due ore, durante le quali i soldati lo hanno picchiato sul tutto il corpo con le mani, con bastoni, e sassi, lo hanno preso a calci, tirato per i capelli, e lo hanno gettato a terra. Muhsen ha allora perso conoscienza. Quando è rinvenuto, le sevizie sono continuate. Tra gli altri tipi di pestaggio, uno dei soldati ha sferrato colpi di karate con i piedi alla testa di Muhsen mentre l’altro soldato lo teneva fermo.

Ad un certo punto uno dei soldati ha preso il cellulare di Muhsen ed ha fotografato due dei soldati che hanno picchiato Muhsen.

Nella sua testimonianza a B’Tselem, Muhsen ha descritto come verso la fine del pestaggio i soldati si sono raccolti in circolo a terra e gli hanno ordinato di accucciarsi al centro.

"Ho provato a sedermi, ma ero davvero intontito… riuscivo appena a sedermi nel cerchio, come lui mi chiedeva. Sentivo che barcollavo in avanti e all’indietro e stavo per cadere… un altro soldato gli ha passato il fucile, e lui me lo ha puntato contro. Ha rivolto la canna del fucile contro la la mia testa alcune volte ed ha accarezzato il grilletto. Ha riso e ha detto, ‘Stanotte vengo a casa tua e ti arresto’. Ha detto in ebraico, e il soldato che aveva preso la foto ha tradotto e mi ha detto ‘fai tutto quello che l’ufficiale ti ordina’. Si riferiva al soldato che mi aveva picchiato col bastone e che mi aveva puntato il fucile contro. Dopo l’ufficiale ha passato il fucile al soldato che aveva fatto la traduzione, andando indietro di alcuni metri ha preso la rincorsa e mi ha calciato alla testa. Lo ha fatto diverse volte, come se la mia testa fosse un pallone da calcio. Dopo l’ufficiale ha afferrato la mia testa, l’ha sbattuta contro il blindato e se n’è andato".

Due giorni dopo, quando ha recuperato un po’ di forze, Tha’ir ha inoltrato un reclamo all’uffico di collegamento dell’esercito ed ha dato ai soldati lì presenti una copia della foto che i soldati hanno ripreso con il suo cellulare.

Originale da   

Tradotto dall’inglese in italiano da Gianluca Bifolchi, un membro di Tlaxcala, la rete di traduttori per la diversità linguistica. Questa traduzione è in Copyleft: è liberamente riproducibile, a condizione di rispettarne l’integrità e di menzionarne l’autore e la fonte.

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