Accessi a Gerusalemme sigillati: un palestinese ucciso al checkpoint.

Gerusalemme – Maan. Un report condotto dal Centro per i diritti sociali ed economici di Gerusalemme sulla morte di un palestinese, avvenuta ieri a Gerusalemme est per opera delle guardie di frontiera, rivela che la vittima è stata uccisa a bruciapelo.

Ziad al-Julani, 38 anni, padre di quattro bambini e commerciante del quartiere di ash-Shu'fat, è quindi morto sotto gli spari delle guardie israeliane per non essersi fermato a un checkpoint del quartiere di Wadi Joz, nella metà occupata della città.

Secondo le testimonianze raccolte dal Centro, un primo colpo ha steso Ziad a terra, dopodiché le forze speciali israeliane “hanno sparato al volto e all'addome a distanza ravvicinata”. Le sue condizioni sono risultate subito gravi mentre veniva trasferito in ospedale, e il decesso è avvenuto prima dell'arrivo, riportano i siti della stampa israeliana.

Secondo i media israeliani, prima dell'episodio l'uomo era arrivato nei pressi del confine con il suo furgone, aveva fatto sbandare il mezzo ed ha iniziato a fuggire a piedi; a quel punto, le guardie gli hanno sparato.

Sa'd Hamed as-Silwadi, abitante del quartiere di Silwan e padre di un bambino ferito durante la sparatoria, ha riferito al Centro di aver parcheggiato la sua macchina di fianco a una macelleria e di aver visto Ziad che guidava verso il quartiere di al-Hadmi, dove è stato ucciso.

As-Silwadi ha visto Ziad uscire dal veicolo e ricevere il primo colpo dalle forze israeliane, mentre un parente, nel tentativo di aiutarlo, veniva cacciato a calci. As-Silwadi è quindi tornato in macchina per scoprire che suo figlio, cinque anni, era stato colpito al collo e alla testa da un proiettile di gomma. L'ha quindi portato subito all'ospedale Maqased, nel Monte degli Olivi.

Un altro testimone, Ahmad Qutteneh, racconta di aver visto Ziad fuggire da quattro uomini delle forze speciali, che lo inseguivano e gli sparavano a breve distanza. “Poi – prosegue Qutteneh – ho visto uno di loro avvicinarsi a lui e sparargli alla faccia e al corpo”.

Mahmud Othman al-Julani, 34 anni e cugino della vittima, ha dichiarato che al momento dell'accaduto si trovava in casa, non lontano dal checkpoint: “Sono uscito di casa e l'ho visto steso a terra, a quindici metri da me. Quando ho tentato di aiutarlo, [le forze israeliane] mi hanno picchiato con i manganelli”.

Altri affermano di aver visto la guardia che ha sparato a Ziad “ballare di fianco al corpo, cantando allegramente: 'Ho ucciso un arabo, ho ucciso un arabo!'” Altre testimonianze sostengono che la vittima stava portando un uomo ferito in ospedale, e che due guardie sono state ferite nel corso dei fatti.

Il Centro per i diritti sociali ed economici di Gerusalemme ha quindi chiesto alle autorità israeliane d'indagare sulla morte dell'uomo. Nessun commento immediato è stato rilasciato dal portavoce delle guardie di frontiera.

L'episodio ha immediatamente scatenato una sommossa contro quella che i palestinesi dell'area hanno definito una giornata di oppressione e violenza per opera dei soldati. Due donne, un uomo e un minorenne sono stati feriti allo scoppio degli scontri, a causa dei proiettili di gomma sparati sulla folla dalle truppe israeliane. I quattro sono stati tutti trasferiti a al-Maqasid.

Non è chiaro perché fosse stato allestito un posto di blocco a Wadi-Joz: alcuni testimoni suggeriscono che l'obiettivo fosse prevenire possibili scontri nella moschea di al-Aqsa al termine delle preghiere del venerdì, e permettere il regolare svolgimento di uno spettacolo che avrebbe avuto luogo a Gerusalemme est. In ogni caso, il checkpoint è stato blindato in seguito allo scoppio degli scontri.

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