Accordo di riconciliazione: i primi commenti tra entusiasmo e moderazione

Il Cairo – InfoPal. Tra le prime congratulazioni giunte dall'estero ai protagonisti palestinesi della riconciliazione, vi è quella dell'Arabia Saudita che, per mezzo stampa, ha divulgato gli auguri dell'emiro Talal bin Badr as-Sa'ud a sostegno della formazione di governo di unità e per la crearzione di un fronte palestinese forte e compatto in ambito internazionale.

“Ora la comunità internazionale deve patrocinare l'operato del neo governo palestinese fino al riconscimento di uno Stato di Palestina sovrano con Gerusalemme est capitale e accettando la risoluzione n.194 sul diritto al ritorno dei profughi palestinesi”.

L'Arabia Saudita ha poi invitato il Quartetto internazionale per la pace in Medio Oriente a favorire gli sviluppi che saranno prodotti dal nuovo organo di governo palestinese.

Infine, con riferimento allo Stato ebraico, nel messaggio saudita si è letto: “Israele è abile nel fare uso delle solite manovre per sottrarsi alle occasioni per la pace, sostenendo invece le divisioni palestinesi”.

Il leader di Hamas, al-Masri, ha salutato l'evento mettendo in evidenza “la conformità di questo risultato con la politica supportata dal suo Movimento”.

“Giornata storica per il popolo palestinese e passo stategico per combattere l'occupazione”, ha dichiarato al-Masri, comunicando il clima di distensione del Cairo, e auspicandone una ripetizione nelle prossime fasi, quando Hamas e Fatah dovranno dimostrare di essere intenzionati e capaci di superare le controversie che hanno segnato le relazioni fino ad oggi.

Nahal ash-Shahalah, ricercatore esperto di relazioni internazionali, ha dichiarato: “Bene la firma per la riconciliazione, ma ora identificare con certezza le priorità nazionali e impiantare un ambito di discussione per affrontare il conflitto con l'occupazione. Questo accordo è prematuro per poter affermare di aver eliminato i punti di disaccordo registrati finora, tanto più se si considera l'attualità internazionale e regionale”.

Nafez 'Azzam, leader del Jihad islamico, ha affermato che, “a differenza del resto dei Paesi arabi dove sono in corso proteste popolari represse con la violenza, in Palestina vi è un elemento – tutt'altro che secondario – che fa la differenza. Insieme alle riforme e al cambiamento politico, la presenza militare israeliana richiede la riconferma della resistenza tra le priorità nazionali.

“Oltre alle sfide che dovremo affrontare per superare le divisioni di sostanza tra Hamas e Fatah, la firma di oggi dimostra la volontà dei palestinesi di porre fine ai diktat israelo-statunitensi”.

Nabil 'Amro, ex ambasciatore all'Autorità palestinese (Anp) in Egitto, e membro di Fatah, ha chiesto a tutte le parti interessate di “mettere in pratica l'accordo per non ricadere negli errori del passato (fallimento dell'Accordo della Mecca) culminati con lunghi anni di incomprensioni e divisioni”.

Come ash-Shalalah, anche 'Amro è cauto nei toni adottati quando afferma: “E' presto per poter dire se le divergenze tra Hamas e Fatah siano state superate, ma non si può contenere la soddisfazione per il risultato di oggi e la sensazione di rinascita che pervade tutti noi”.

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