Adalah presenta petizione alla Corte Suprema israeliana contro legge sulla cittadinanza che vieta il ricongiungimento familiare palestinese

Haifa-Wafa. Il 13 marzo, Adalah, il Centro legale per i diritti delle minoranze arabe in Israele, ha presentato una petizione alla Corte suprema israeliana a suo nome e per conto di tre famiglie palestinesi contro la Legge “Cittadinanza e Ingresso in Israele” adottata dal Knesset (parlamento) israeliano il 10 marzo 2022.

La petizione chiede la revoca della legge, in quanto discriminatoria, poiché viola i diritti costituzionali fondamentali ed è contraria al diritto internazionale.

Il divieto di ricongiungimento familiare palestinese colpisce migliaia di famiglie palestinesi e decine di migliaia di altre persone. In breve, impedisce ai cittadini e ai residenti di Israele di sposare palestinesi della Cisgiordania e di Gaza, nonché cittadini dei cosiddetti « stati nemici » – Siria, Libano, Iran e Iraq – e di vivere insieme in Israele. Ciò si ripercuote prevalentemente sullo stato di cittadinanza e la vita familiare dei cittadini palestinesi di Israele e dei palestinesi residenti a Gerusalemme.

La nuova legge adottata dal Knesset incorpora disposizioni di un precedente ordine temporaneo, inizialmente promulgato nel 2003 per la durata di un anno. Il Knesset ha prorogato la legge precedente 21 volte negli ultimi 18 anni. Tuttavia, il 6 luglio 2021, la legge è scaduta, dopo che il Knesset non è riuscito a raggiungere la maggioranza necessaria per prorogarla a causa di fazioni politiche in competizione.

I firmatari hanno affermato che la nuova Legge del 2022 (ordinanza temporanea) dichiara esplicitamente che lo scopo principale della legge è demografico, come aveva affermato anche Adalah nelle sue precedenti petizioni. Tale scopo è sottolineato in diverse disposizioni della legge, tra cui la sezione 1 che riporta: “Tenendo in considerazione il fatto che Israele è uno Stato ebraico e democratico”. In un’altra disposizione viene, invece, fissata una quota sul numero di permessi concessi dal ministro dell’Interno per “motivi umanitari speciali”. La fissazione di una quota esclude la possibilità di qualsiasi analisi individuale delle domande.

I firmatari hanno, inoltre, dichiarato che le giustificazioni di sicurezza addotte durante il processo di redazione della legge al Knesset indicano anche uno scopo demografico improprio. Gli iniziatori della legge hanno fatto affidamento su determinazioni radicali secondo cui qualsiasi “discendente” di un genitore palestinese costituisce una minaccia alla sicurezza. Si basavano anche sulla dottrina proibita del “nemico alieno”, secondo cui qualsiasi individuo che vive in un “territorio nemico” deve essere considerato anch’egli tale.

La petizione è stata presentata dagli avvocati di Adalah Adi Mansour, Rabea Eghbariah e Hassan Jabareen, sostenendo che si tratta di una delle leggi più razziste e discriminatorie al mondo.

“[La Legge] non è solo la più razzista presente nei libri di diritto israeliano, ma non c’è paese al mondo che danneggi lo status di cittadinanza o di residenza dei propri cittadini o residenti, il cui nucleo è la vita familiare, basata sull’appartenenza etnica o nazionale. Non c’è paese al mondo che limiti il ​​diritto dei propri cittadini o residenti alla vita familiare con i propri coniugi. Anche la Corte Suprema in Sud Africa, nel 1980, durante l’apartheid, in una sentenza che stabilì un precedente, annullò una legge simile che vietava l’unificazione delle famiglie nere nelle aree in cui vivevano i bianchi, sostenendo, tra le altre cose, che l’apartheid non era mai stato concepito per danneggiare la vita familiare”, hanno aggiunto i firmatari.

Secondo Adalah, le ripetute proroghe dell’Ordine Temporaneo del 2003, compreso il passaggio del nuovo Ordine Temporaneo del 2022, lo rendono di fatto una legislazione permanente. La maggior parte dei giudici della Corte Suprema israeliana nelle due precedenti sentenze in materia, nel 2006 e nel 2012, hanno dato un peso significativo alla provvisorietà della Legge per giustificarla.

Pertanto, i firmatari hanno chiesto l’emissione di un’immediata ingiunzione attraverso cui venisse ordinato al ministro dell’Interno e al Knesset di spiegare perché la legge non dovesse essere cancellata e si ordinasse il rinvio della sua entrata in vigore.

Poche ore dopo la presentazione della petizione, la Corte Suprema ha emesso una decisione di rigetto della richiesta di un’ingiunzione immediata da parte di Adalah e ha ordinato allo Stato di depositare la sua prima risposta alla petizione entro il 15 maggio 2022.

Adalah ha aggiunto: “Per la prima volta, la legge afferma esplicitamente che il divieto di ricongiungimento familiare palestinese è inteso a servire il carattere ebraico dello stato. Gli stessi legislatori hanno dichiarato di ritenere opportuno farlo, data la Legge sullo Stato-nazione ebraico datata 2018. Come sosteneva allora Adalah, la legge sullo stato-nazione ebraico sancisce costituzionalmente la supremazia ebraica sui palestinesi e ha caratteristiche distinte dell’apartheid. Ora la Corte Suprema dovrà decidere se continuare a consentire allo stato di operare su due percorsi di cittadinanza separati basati su un’appartenenza nazionale ed etnica sotto il pretesto eterno della temporalità”.

(Foto: Palestinesi che chiedono il ricongiungimento con le loro famiglie).

Traduzione per InfoPal di Rachele Manna