Pretoria-Pic. Gruppi della società civile di tutta l’Africa si sono riuniti per chiedere la revoca di una recente decisione del presidente della Commissione dell’Unione Africana (UA), Moussa Faki Mahamat, che concederebbe a Israele lo status di osservatore presso l’organismo continentale. Il 22 luglio Mahamat ha ricevuto le credenziali da Aleli Admasu, ambasciatore di Israele in Etiopia, Burundi e Ciad. Il ministero degli Affari Esteri israeliano afferma che ciò significa che allo stato era stato concesso lo status di osservatore presso l’UA.
Mercoledì 21 luglio, l’Umbrella for Democratic Change (UDC) in Botswana e i Labour Economists and Afrikan Democrats (LEAD) nello Zimbabwe hanno unito le forze con il Movimento del popolo senza terra della Namibia e il Centro per la resistenza popolare, il Forum socialista del Ghana, il gruppo panafricano di Rinascita in Uganda, il Partito popolare rivoluzionario panafricano della Guinea, la Lega dei combattenti economici del Ghana e il ramo nigeriano del gruppo cristiano Kairos. Insieme hanno chiesto agli Stati membri dell’UA di respingere la richiesta di accreditamento di Israele e di inserire la questione nell’agenda della prossima sessione del Consiglio esecutivo dell’UA.
Riuniti come Rete di solidarietà panafricana con la Palestina (PAPSN), ai gruppi si sono a loro volta aggiunti la Federazione del Botswana dei sindacati del settore pubblico privato e parastatale (BOFEPUSU), la Federazione dei sindacati del Botswana, la rete degli studenti e dei lavoratori socialisti in Ghana, il ramo dell’Organizzazione Socialista Internazionale e le organizzazioni di solidarietà con la Palestina di Malawi, Tanzania, Senegal, Nigeria, Zimbabwe, Kenya e Sud Africa. In una dichiarazione forte, hanno descritto la decisione di Mahamat come “non democratica e unilaterale”, eludendo le norme procedurali dell’UA. Questo, dicono, “rischia di minare la stabilità e la credibilità dell’UA”.
Non è nel miglior interesse dell’Africa.
Israele afferma di aver bisogno dello status di osservatore dell’UA per aiutare le nazioni africane con l’agricoltura, la tecnologia e lo sviluppo economico. Il PAPSN sostiene che Israele vuole lo status di osservatore per diluire le critiche dell’UA alla sua occupazione illegale della Palestina, e si pone le seguenti domande: “Ottenendo lo status di osservatore e partecipando alle riunioni e ai dibattiti dell’UA, Israele vuole giustificare le sue politiche di apartheid contro i palestinesi al fine di diluire le critiche dell’UA alle azioni israeliane? L’UA avrebbe concesso al regime di Pretoria l’opportunità di difendere l’apartheid nei suoi incontri?”
Il PAPS cita inoltre l’impatto distruttivo di Israele sulla democrazia e sui diritti civili in Africa. “Israele ha costantemente armato e aiutato i regimi più omicidi del continente: ha anche fornito ai governi di Botswana, Guinea Equatoriale, Kenya, Marocco, Nigeria, Ruanda, Togo, Zambia e Zimbabwe spyware e tecnologia di sorveglianza per spiare i politici dell’opposizione, gli attivisti per i diritti umani e i giornalisti in quei paesi. Ci sono state poi segnalazioni del coinvolgimento della tecnologia israeliana di interferenza nelle elezioni in Botswana, Ghana, Malawi, Nigeria, Zambia e Zimbabwe”, ha scritto la coalizione di gruppi africani.
Il PAPSN sostiene che il governo israeliano, attraverso il suo ministero della Difesa, sanziona implicitamente queste attività concedendo licenze di esportazione alle aziende di armi e tecnologia.
Il gruppo sostiene inoltre che i richiedenti asilo africani, principalmente da Eritrea, Sudan ed Etiopia, sono stati oggetto di razzismo scioccante da parte di politici israeliani e ministri del governo in Israele.
“Come può l’UA prendere sul serio le affermazioni di Israele di voler dare un contributo significativo all’Africa quando il governo israeliano mostra apertamente il suo disprezzo per le persone del continente? Uno stato che tratta gli africani in modo così degradante e razzista non dovrebbe essere ricompensato con lo status di osservatore presso l’Unione africana”, ha affermato il PAPSN.
Il gruppo panafricano sostiene inoltre che Mahamat rappresenta un pericoloso precedente per il presidente, che si scontrerebbe con le opinioni e le preoccupazioni degli Stati membri. Sud Africa, Nigeria, Namibia, Algeria e Tunisia sono solo alcuni degli stati membri dell’UA che hanno pubblicamente dichiarato in passato la loro opposizione alla concessione a Israele dello status di osservatore presso l’UA.
Sudafrica: decisione “inspiegabile”.
Mercoledì 21 luglio il Dipartimento per le relazioni internazionali e la cooperazione (DIRCO) del Sudafrica ha criticato aspramente la decisione di Mahamat, definendola “inspiegabile”.
“La decisione di concedere a Israele lo status di osservatore è ancora più scioccante in un anno in cui il popolo oppresso della Palestina è stato perseguitato da bombardamenti distruttivi e continui insediamenti illegali sul territorio. L’Unione Africana si è opposta strenuamente alla morte dei palestinesi e alla distruzione delle infrastrutture civili. La decisione della Commissione dell’UA in questo contesto è inspiegabile”, ha affermato il portavoce di Dirco, Clayson Monyela.
“È incomprensibile che la Commissione dell’UA scelga di premiare Israele in un momento in cui la sua oppressione dei palestinesi è stata palesemente più brutale”, ha egli aggiunto. “Il Sudafrica crede fermamente che finché Israele non sarà disposto a negoziare un piano di pace senza precondizioni, non dovrebbe avere lo status di osservatore nell’Unione africana”.
Il governo sudafricano chiederà a Mahamat di fornire un briefing a tutti gli Stati membri su questa decisione in modo che possa essere discussa dal Consiglio esecutivo dell’UA e dall’Assemblea dei capi di Stato e di governo.
Uno dei partiti di opposizione sudafricani, gli Economic Freedom Fighters (EFF), ha chiesto nel frattempo che Mahamat sia licenziato dalla carica di presidente della Commissione dell’UA.
Anche il governo algerino ha condannato la decisione di concedere a Israele lo status di osservatore. Le pratiche e il comportamento di Israele “sono totalmente incompatibili con i valori, i principi e gli obiettivi sanciti dall’Atto costitutivo dell’Unione africana”, ha affermato il ministero degli Esteri algerino in una nota.
Anche la Namibia ha rifiutato lo status di osservatore di Israele.
Dichiarazioni simili sono attese da altri Stati membri dell’UA.
Gli attivisti pro-palestinesi nel continente sono fermamente convinti che Israele non meriti lo status di osservatore dell’UA.
“Abbiamo pagato a caro prezzo la nostra lotta di liberazione per rovesciare il colonialismo britannico e rifiutarci di associarci in alcun modo a Israele e al suo regime omicida”, ha affermato Zahid Rajan di Kenyans 4 Palestine. Egli ha poi definito la decisione “un’accusa e un tradimento, da parte dell’UA, del popolo africano”.“L’UA non dovrebbe premiare un potere seriale che viola i diritti umani, un potere aggressore, colonizzatore e di apartheid. Al contrario, l’UA dovrebbe sostenere l’appello palestinese al boicottaggio, al disinvestimento e alle sanzioni per isolare l’apartheid israeliano”, ha affermato William Shoki della coalizione sudafricana BDS.
Traduzione per InfoPal di Stefano Di Felice