Questi sviluppi, ha affermato l’OCHA, agenzia delle Nazioni Unite, in un documento pubblicato questa settimana, “hanno innescato un ulteriore deterioramento della situazione umanitaria, incidendo sulla disponibilità di servizi essenziali e compromettendo i mezzi di sussistenza dei due milioni di residenti di Gaza”.
Tra i dati inclusi nell’aggiornamento c’è il numero di ore di energia elettrica al giorno: nel 2017, la quantità media giornaliera in un dato mese era di cinque ore e non superava mai le otto. Nel 2018, fino ad oggi, la media giornaliera era di sei ore a gennaio, cinque a febbraio e marzo, e quattro ad aprile.
Nel frattempo, per quanto riguarda l’accesso dei palestinesi all’acqua potabile, misurata in litri pro capite al giorno (LCD), la cifra per i residenti di Gaza rimane ben al di sotto del minimo raccomandato.
Mentre la quantità minima raccomandata d’acqua dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è di 100 LCD, nel 2018, la cifra a Gaza ha oscillato tra 71 e 73.
Un altro indicatore della crisi che affligge i palestinesi nella Striscia di Gaza è la percentuale di medicine, attualmente con stock a livello zero (cioè meno di un mese di riserva).