Ahava, lo speculatore dell’occupazione beneficia dei finanziamenti alla scienza UE

Di David Cronin* 

The Electronic Intifada. Non è la prima volta che l'Unione Europea (Ue) nega di aver sovvenzionato i crimini di Israele.
Di recente, Máire Geoghegan-Quinn, commissario UE per la ricerca scientifica, è stata messa al corrente sul fatto che al produttore di cosmetici “Ahava”, l'Ue ha assegnato una cifra superiore a un milione di euro per il periodo che va dal 1993 al 2013. Erogare anche un solo centesimo a favore di Ahava vuol dire violare la legge internazionale in quanto le sue attività in Cisgiordania sono illegali.

Poiché Geoghegan-Quinn non sembra ammettere la faccenda, allora, le si dovrebbe suggerire una lettura del rapporto, pubblicato a maggio dall'organizzazione per i diritti umani B'Tselem, nel quale si pone in evidenza come la proprietà di Ahava sia parzialmente delle colonie israeliane “Mitzpe Shalem” e “Qalya” costruite sulla terra occupata di Palestina. Entrambe le colonie sono illegali in base alla IV Convenzione di Ginevra del 1949 la quale proibisce a una potenza occupante il trasferimento della popolazione civile sul territorio da essa occupato*.

In effetti, rispondendo a un'interrogazione parlamentare, Geoghegan-Quinn ha ammesso che è possibile che parte della ricerca di Ahava finanziata dall'UE si svolga in Cisgiordania. Ma se Ahava è “formalmente stabilità entro le frontiere riconosciute dello Stato di Israele”, come ha commentato Geoghegan-Quinn, i beneficiari dei finanziamenti europei non sono vincolati dallo svolgere detta ricerca nello stesso luogo in cui è ubicata.

Vorrei qui richiamare l'attenzione di Geoghegan-Quinn su due interessanti aspetti:
1. Le norme che regolano i finanziamenti per la scienza dell'Ue dispongono che non sono eleggibili per i finanziamenti europei, quei progetti che violano “i principi etici fondamentali”. Quindi, è fuori dubbio che condurre la ricerca in una o più colonie illegali violi detti principi;

2. Quando Ahava fa richiesta di moneta europea può fornire gli indirizzi dei propri uffici in Holon o presso la città aeroportuale, le zone industriali vicino a Tel  Aviv. Tuttavia, resta che le attività di produzione si svolgono nella colonia di Mitzpe Shalem. Se Geoghegan-Quinn non dovesse credermi su questo punto, le consiglio allora di visitare la colonia, dove le sarà riservato comunque il benvenuto dagli ufficiali di Ahava. Non ne dubito.

Ci sono poi altre questioni sul perché le mie tasse in euro dovrebbero andare a un'industria privata di cosmetici. A prima vista, da Cordis – database dei finanziamenti europei alla scienza – emerge che in uno dei progetti in questione, Ahava si è associata al dipartimento dell'Interno Usa. L'obiettivo di questo schema è valutare l'impatto delle particelle tossiche sull'ambiente (o “nanoparticelle”, come le definiscono gli esperti).

Correggetemi se sbaglio, ma non ho mai fatto caso al fatto che il Dipartimento dell'Interno abbia speso così tanto per i propri interessi per alberi e delfini. Pertanto mi chiedo, cosa c'è davvero in agenda?

*Nota: “La potenza occupante non potrà procedere alla deportazione o al trasferimento di una parte della sua propria popolazione civile nel territorio da essa occupato”. Articolo 49, paragrafo 6, della IV Convenzione di Ginevra per la Protezione delle Persone Civili in Tempo di Guerra (1949). 

*David Cronin, attivista politico impegnato nella campagna per l'arresto per crimini contro l'umanità per Tony Blair e Avigdor Lieberman, è autore di “Europe's Alliance With Israel: Aiding the Occupation (Pluto Press, 2011)”. 

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