Ahmed at-Tibi, parlamentare palestinese alla Knesset: 'In Israele vigono 36 leggi per la discriminazione dei cittadini arabi palestinesi'

an-Nasira (Nazareth) – Infopal. Ahmed at-Tibi, parlamentare palestinese alla Knnesset, presidente del partito arabo per il Cambiamento ha raccontato i suoi undici anni di esperienza nel Parlamento israeliano. 

Sin dall'inizio della sua carriera parlamentare, l'impegno di at-Tibi per la parità dei diritti tra cittadini ebrei e palestinesi del '48 è stato corrisposto con costanti minacce di morte. 

L'ultimo episodio due giorni fa quando at-Tibi riceve l'ennesima lettera contenente il seguente monito: 'Ti restano 180 giorni di vita, la tua morte è vicina e non immagini la violenza che si abbatterà contro di te'. 

Queste dichiarazioni sono apparse ieri, 12 luglio, in un articolo firmato proprio da at-Tibi sul quotidiano 'Jerusalem Post'. 

Il parlamentare palestinese racconta di essere stato aggredito fisicamente in sede parlamentare dai suoi colleghi per aver 'osato' parlare di Gaza e per aver accusato l'illegalità della politica israeliana verso il territorio assediato. 

Attraverso il racconto di at-Tibi ne esce un'immagine di Israele come segue: “E' uno stato razzista, non prevede alcuna parità di diritti per i cittadini palestinesi e, gran parte dei miei colleghi – non solo chi fa parte della maggioranza di governo – sono estremisti. 

Ha ricordato la lotta che, il Ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman conduce per revocare la cittadinanza ai palestinesi nel caso in cui questi non siano pronti a giurare fedeltà allo stato ebraico e che, la proposta gode di ampio sostegno e ha subito un'accelerazione sin dall'avvio del governo Netanyahu nel 2009, con circa 20 proposte di legge e 36 già in vigore. 

Probabilmente, le ultime minacce ricevute da at-Tibi hanno voluto essere una risposta alle sue dichiarazioni in favore della nave libica 'Amal' (Speranza) in viaggio verso la Striscia di Gaza. 

Tuttavia, prosegue e conclude at-Tibi nelle sue dichiarazioni pubbliche: “Simili ritorsioni sono all'ordine del giorno e riguardano qualsiasi arabo palestinese che dimostri anche solo la minima mancanza di 'fedeltà' così come intesa dallo stato ebraico”.      

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