Al-Haq accoglie con favore il riconoscimento internazionale dell’apartheid israeliano

Ramallah-Wafa. In occasione della Giornata internazionale della discriminazione razziale, commemorata ogni 21 marzo, l’organizzazione per i diritti umani Al-Haq, con sede a Ramallah, ha accolto in un comunicato stampa una serie di rapporti chiave che sono stati prodotti da difensori dei diritti umani palestinesi e internazionali in merito al continuo apartheid israeliano contro il popolo palestinese: Al Mezan, Amnesty International, Human Rights Watch, Diakonia e altri (B’Tselem: “Un regime di supremazia ebraica dal fiume Giordano al Mar Mediterraneo: questo è apartheid” (2021); Yesh Din “L’occupazione della Cisgiordania e il crimine dell’apartheid: parere legale” (2020).

Al-Haq ha denunciato il sistema di oppressione e dominio israeliano contro il popolo palestinese su entrambi i lati della Linea Verde, così come la negazione dei diritti ai rifugiati palestinesi e agli esiliati nella diaspora.

Ogni rapporto fornisce una prospettiva unica sul regime di apartheid in corso imposto al popolo palestinese nel suo insieme, ha affermato Al-Haq.

La Gaza Bantustan, l’apartheid nella Striscia di Gaza (“The Gaza Bantustan, Israeli Apartheid in the Gaza Strip”) di Al Mezan esamina il regime di apartheid imposto specificamente nella Striscia di Gaza, considerando come le restrizioni rendano Gaza effettivamente una grande prigione a cielo aperto, un “bantustan”.

L’Apartheid israeliano contro i palestinesi: sistema crudele di dominio e crimine contro l’umanità (“The Gaza Bantustan, Israeli Apartheid in the Gaza Strip”) si concentra su come “la segregazione venga condotta in modo sistematico e altamente istituzionalizzato attraverso leggi, politiche e pratiche” imposte da Israele mentre nega ai palestinesi i loro diritti umani fondamentali.

In Una soglia superata: le autorità israeliane e i crimini dell’apartheid e di persecuzione (“A Threshold Crossed – Israeli Authorities and the Crimes of Apartheid and Persecution”), Human Rights Watch indaga sull’apartheid israeliano e sulla persecuzione contro il popolo palestinese e sulla politica sistematica di Israele di frammentazione del popolo palestinese mediante la quale mantiene il suo regime di apartheid.

Inoltre, Parere di esperti: Occupazione e proibizione dell’apartheid (“Expert Opinion: Occupation and the Prohibition of Apartheid”) di Diakonia fornisce uno studio sull’interazione tra il diritto internazionale umanitario dell’occupazione e il divieto di apartheid.

“Tutti questi rapporti indicano che Israele mantiene un sistema di oppressione, che viola il diritto internazionale e che equivale alla commissione del crimine di apartheid come definito sia nello Statuto di Roma che nella Convenzione sull’apartheid”, ha affermato Al-Haq. Alla luce di queste conclusioni, molti dei rapporti hanno, inoltre, chiesto alla Corte penale internazionale di prendere in considerazione il crimine di apartheid durante la sua attuale indagine sul territorio palestinese, occupato, oltre a richiedere agli stati di esercitare la giurisdizione universale per assicurare alla giustizia gli autori dell’apartheid.

Secondo l’organizzazione palestinese per i diritti umani, questi sforzi sono stati compiuti dai difensori dei diritti umani palestinesi e internazionali che continuano a sfidare l’apartheid di Israele contro il popolo palestinese, nonostante i vari attacchi infondati contro di loro da parte delle autorità israeliane, incluse le diffamazioni, la messa al bando delle organizzazioni per i diritti umani ai sensi della legislazione antiterrorismo, arresti, detenzioni arbitrarie e revoche di residenza.

Israele resta impegnato a cercare di mettere a tacere queste voci che riconoscono le diffuse e sistematiche violazioni contro il popolo palestinese. Queste azioni sono solo uno dei tanti strumenti che le autorità israeliane usano per mantenere il regime illegale di apartheid di Israele e, in quanto tali, costituiscono un atto disumano di apartheid. L’ultimo sforzo è stata la decisione del ministro della “Difesa” israeliano Benny Gantz nel definire sei eminenti organizzazioni palestinesi per i diritti umani come organizzazioni “terroristiche”, in seguito ai loro sforzi per portare le autorità israeliane davanti alla Corte penale internazionale.

Alla luce di queste azioni, Al-Haq ha fatto eco al continuo appello dei difensori dei diritti umani alle indagini e alla responsabilità internazionale per il crimine di apartheid perpetrato da singoli politici israeliani e personale militare che hanno creato e mantengono il regime discriminatorio dell’apartheid.

Al-Haq ha sottolineato l’importanza della solidarietà e del crescente riconoscimento del regime di apartheid israeliano sul popolo palestinese negli sforzi collettivi e nella strategia per smantellare il regime istituzionalizzato israeliano di oppressione sistematica e dominio sul popolo palestinese nel suo insieme.

Ha ricordato lo sforzo costante delle organizzazioni della società civile, delle organizzazioni internazionali, degli organismi e degli esperti dei trattati delle Nazioni Unite e degli accademici nel riconoscere e denunciare l’apartheid di Israele. Ciò include un appello agli Stati che non l’hanno già fatto, a ratificare la Convenzione sull’apartheid, e ai paesi terzi a riunire nuovamente il Comitato speciale delle Nazioni Unite sull’apartheid e il Centro delle Nazioni Unite contro l’apartheid, e il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite a rinnovare, senza ulteriori ritardo, l’aggiornamento annuale del database delle società che operano in insediamenti illegali sotto l’amministrazione del regime di apartheid israeliano.

Al-Haq ha inoltre invitato la comunità internazionale a ritenere Israele responsabile per il suo continuo e sistematico apartheid. Riconoscendo che il regime istituzionalizzato di oppressione sistematica e di dominio imposto da Israele sull’intero popolo palestinese equivale all’apartheid, si sottolinea che è proprio questo il primo passo per portare giustizia, liberazione e decolonizzazione per il popolo palestinese.

Traduzione per InfoPal di Rachele Manna