Al-Haq e Addameer condannano alcuni aspetti dell’accordo di scambio dei prigionieri

Ramallah – Wafa'. Le due organizzazioni palestinesi per i diritti umani, Al-Haq e Addameer, in un comunicato stampa diffuso martedì 18 ottobre, il giorno in cui si attuava la prima fase dell'accordo di scambio dei prigionieri, hanno espresso preoccupazione criticando alcuni aspetti dell'accordo: “In contrasto con il diritto internazionale”.

Su un totale di 35 donne detenute nelle carceri israeliane, solo 27 sono state incluse nella lista della prima fase, nonostante l'accordo menzionasse il rilascio di tutte le donne detenute nelle carceri israeliane”.
E' notizia di queste ore quella del prossimo rilascio del resto delle 9 non liberate martedì scorso.

Un aspetto cruciale dell'accordo è che tra i 477 prigionieri rilasciati martedì, 205 non potranno fare ritorno nelle proprie case. Essi sono stati deportati e il diritto internazionale vieta il trasferimento in circostanze che si applicano al caso palestinese.

Tra gli ex detenuti residenti in Cisgiordania, compresi i gerosolimitani, 18 sono stati deportati a Gaza per un periodo di tre anni, mentre altri 146 vi resteranno in modo permanente. Altri 41 prigionieri, tra cui una donna, saranno deportati fuori dai Territori palesinesi occupati da Israele (Qatar, Siria, Turchia e Giordania).

Secondo Sahar Francis, direttore di Addameer, il loro esilio, sia nella Striscia di Gaza isolata dal resto dei Territori palestinesi occupati, o all'estero, non è altro che “un'estensione dell'isolamento e della separazione dalle famiglie e dalla loro patria pari a quella che gli stessi hanno vissuto a lungo in detenzione. Pertanto, si tratta di una pena detentiva alternativa”.

Queste condizioni violano l'articolo 49 della IV Convenzione di Ginevra, che vieta trasferimenti forzati e le deportazioni di persone protette, un divieto che fa parte del diritto internazionale umanitario consuetudinario. Le deportazioni o i trasferimenti illegali costituiscono quindi una grave violazione alla IV Convenzione di Ginevra e si qualificano tra i crimini di guerra di maggior gravità.

Data la forte disparità di potere (derivante dall'occupazione militare) tra le parti coinvolte nell'accordo, deportazioni e trasferimenti non possono essere giustificati, da parte della potenza occupante attraverso la presunzione del consenso alla deportazione dato dai prigionieri, né dall'autorità palestinese ufficiale per il fatto di avere il diritto a sottoscrivere l'accordo.

Le deportazioni violano lo spirito degli articoli 7, 8 e 47 della IV Convenzione di Ginevra, nei quali si disciplina l'inviolabilità delle protezioni previste dalla Convenzione.

L'accordo di scambio dovrebbe essere un motivo di festa, in particolare per le 1.027 famiglie coinvolte. Tuttavia, esso è oscurato dalla continuazione delle detenzioni di circa 4.347 prigionieri politici palestinesi.

Shawan Jabarin, direttore di Al-Haq, osserva che “le prospettive per il loro rilascio continuano ad essere dettate da interessi politici israeliani, così come il destino dei 1.027 detenuti inclusi nell'accordo è dipeso dal rilascio di un solo soldato israeliano, la cui cattura ha ulteriormente influenzato negativamente i diritti della popolazione assediata di Gaza”.

I prigionieri politici palestinesi vengono arrestati sulla base di Ordini Militari israeliani i quali criminalizzano qualunque forma di opposizione, resistenza e rifiuto all'occupazione, dispongono processi in tribunali militari non conformi alle norme internazionali su un giusto processo, regolano detenzioni amministrativa (senza accusa né processo e propogabili a oltranza), in condizioni illegali e disumane. Tutto ciò aveva dato lo slancio allo sciopero della fame a oltranza proclamato dai prigionieri palestinesi lo scorso 26 settembre. Con quest'azione essi chiedono solo giustizia.

Prima che l'attenzione sull'accordo svanisca, è imperante trovare una soluzione giusta e permanente alla condizione di tutti i detenuti nelle carceri israeliane – con il loro rilascio incondizionato, nel rispetto del diritto umanitario internazionale.

A ottobre 2011, il governo israeliano e Hamas hanno concluso un accordo per la liberazione dalle carceri israeliane 1.027 prigionieri palestinesi contro il rilascio dell'ex caporale israeliano Gilad Shalit.

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