Al-Mezan accusa Israele della morte di paziente gazawi di 19 mesi

Gaza – IMEMC. Intorno alle 10:30 di venerdì 25 marzo 2022, fonti mediche dell’Ospedale europeo di Gaza hanno annunciato la morte di Fatma Jalal al-Masri, di 19 mesi, dopo che, al valico di Erez/Beit Hanun, le autorità israeliane le avevano negato il trasferimento verso un ospedale fuori dalla Striscia.

Fatma è stata sottoposta al sistema di permessi arbitrari e discriminatori di Israele, che ritarda l’accesso agli ospedali al di fuori della Striscia e nega le cure a circa il 30 per cento dei casi urgenti. Le continue restrizioni di movimento imposte dalle autorità israeliane ai pazienti palestinesi nella Striscia di Gaza violano sistematicamente il diritto degli abitanti locali alla salute, aggravando le loro condizioni e creando barriere all’accesso al sistema sanitario.

Secondo il centro per i diritti umani al-Mezan, rappresentante legale di Fatma, nel 2021 le fu diagnosticato un difetto del setto interventricolare. Nonostante avesse ottenuto un rinvio medico dal ministero della Salute palestinese e avesse confermato tre appuntamenti all’ospedale al-Makassed di Gerusalemme, le autorità israeliane le avevano negato il permesso di uscita necessario per gli appuntamenti, l’ultimo dei quali il 5 marzo 2022.

La salute della piccola paziente era peggiorata nel corso di mesi di cure negate, ed è morta tre settimane dopo l’ultimo appuntamento mancato.

Al-Mezan si rammarica profondamente per la morte di Fatma e condanna fermamente la chiusura in corso da parte di Israele della Striscia di Gaza e le relative restrizioni al movimento dei palestinesi, che includono il negare loro l’accesso agli ospedali in Cisgiordania, Gerusalemme Est, in Israele e all’estero.

La documentazione di Al-Mezan mostra che dal 2011, 71 palestinesi, tra cui 25 donne e nove bambini, sono morti a seguito del rifiuto di Israele delle richieste di permessi di uscita e dei ritardi nel concederli. In particolare, il sistema di permessi discriminatorio israeliano è una delle pratiche e delle politiche al centro del suo regime d’Apartheid contro il popolo palestinese.

Questo caso è un altro esempio della continua violazione da parte di Israele del diritto internazionale umanitario, dei diritti umani e dei suoi obblighi in quanto potenza occupante, in particolare quello di rispettare e garantire la libertà di movimento nel Territorio occupato e di garantire il diritto alla salute della popolazione occupata.

Questi obblighi hanno un peso maggiore quando coinvolgono i bambini e, come previsto dalla Convenzione delle Nazioni Unite sui diritti dell’infanzia, Israele ha l’obbligo di garantire al massimo possibile la sopravvivenza e lo sviluppo del bambino. Ritardare l’accesso alle cure mediche necessarie per un bambino, per più di cinque mesi, è ingiustificato e grave.

Al-Mezan sottolinea che Israele è pienamente responsabile della morte di Fatma in quanto potenza occupante.

Le persistenti violazioni da parte dello stato israeliano dei suoi obblighi previsti dal diritto internazionale richiedono l’intervento della comunità internazionale e la condanna degli autori.

Al-Mezan invita la comunità internazionale, in particolare le Alte Parti firmatarie delle Convenzioni di Ginevra del 1949, ad ottemperare ai propri obblighi morali e legali nei confronti del popolo palestinese e a garantire che Israele rispetti i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale, che ponga fine al blocco sulla Striscia di Gaza e alle continue restrizioni all’accesso dei pazienti palestinesi alle cure mediche al di fuori di Gaza.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.