Al-Rishq: arresti a sfondo politico avvelenano clima di riconciliazione

Beirut-Quds Press. Il membro dell’ufficio politico di Hamas, Izzat al-Rishq, ha affermato che i continui arresti e convocazioni a sfondo politico dei sostenitori del suo movimento in Cisgiordania “avvelenano il clima positivo, indispensabile per completare la riconciliazione”.

In alcune dichiarazioni esclusive, rilasciate a Quds Press venerdì 14 giugno, al-Rishq ha considerato che il protrarsi di tali comportamenti conferma che “reprimere, arrestare, limitare le libertà e imbavagliare le voci, sono tutti elementi che non aiutano, affatto, a raggiungere la riconciliazione e svolgere le elezioni in Cisgiordania, che necessitano di un clima di libertà, garantito a tutte le parti”.

Ha dichiarato: “Respingiamo la politica di arresti e convocazioni per via dell’appartenenza politica. Siamo a fianco dei giovani della Cisgiordania contro tali comportamenti. I nostri costumi e tradizioni palestinesi sono contrari a tali politiche aberranti, che rafforzano lo stato di divisione e disgregano la coesione sociale”.

Al-Rishq ha citato l’esempio dell’attivista palestinese Islam Abu Aoun, che si oppone agli arresti politici e si rifiuta di recarsi nella sede dell’intelligence di Jenin. Sulla propria pagina Facebook, l’attivista ha scritto:”Mi oppongo agli arresti e alle convocazioni a sfondo politico, non per paura, Dio non voglia, ma perché ci tengo alle lacrime di mia madre, sparse da vent’anni per i continui arresti di mio padre*. Perché lei ha pianto durante la mia detenzione, durata dieci mesi nelle carceri dell’occupazione e due in quelli dell’Anp. E perché la mia famiglia non ha nessuno che la sostenga, in assenza di mio padre”.

Al-Rishq ha rinnovato il proprio sostegno ai giovani dell’Università di al-Najah, che si sono opposti alle convocazioni a sfondo politico, elogiando Islam Abu Aoun, Samir Abu Shu’aib, Abdullah Bani ‘Auda e Marwan al-Aqra’.

*(Nazih Abu Aoun, leader di Hamas, arrestato più volte da Israele, in detenzione amministrativa dal 2011. Ha passato 15 anni, non consecutivi, nelle carceri israeliane).