
Ramallah – PIC. Il capo della Commissione per gli Affari dei Detenuti ed ex-detenuti, Raed Abu al-Hummus, ha lanciato l’allarme, martedì mattina, circa le catastrofiche condizioni di salute e di vita dei minorenni palestinesi detenuti nella prigione di Megiddo, che sono diventate una vera minaccia per le loro vite.
Abu al-Hummus ha affermato: “Le informazioni a nostra disposizione sulla situazione dei minorenni nella prigione israeliana suscitano preoccupazione e ansia, alla luce del terrorismo organizzato dal Servizio carcerario israeliano, che sfrutta la giovane età di questi ragazzi e la loro debole struttura fisica e pratica torture e intimidazioni come una routine costante contro di loro”.
Ha rivelato che la stragrande maggioranza dei prigionieri minorenni soffre di scabbia, oltre ad un altro virus che si è recentemente diffuso tra loro, che causa diarrea, dolori addominali e allo stomaco e mal di testa.
Abu al-Hummus ha sottolineato che questa amara realtà per i prigionieri minorenni è il risultato dell’esposizione a politiche di ritorsione, che sono state utilizzate contro tutti i detenuti maschi e femmine dall’inizio della guerra genocida contro il popolo palestinese scatenata dal 7 ottobre 2023.
Ha aggiunto che queste malattie letali che si diffondono tra i prigionieri, in particolare i bambini, sono causate dalla mancanza di igiene e sterilizzazione, dalla negazione di medicinali e cure, dalla grave carenza di cibo e di scarsa qualità.
Abu al-Hummus ha invitato le istituzioni umanitarie e per i diritti umani locali, regionali e internazionali, in particolare i gruppi per i diritti dei bambini e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, ad agire immediatamente “per salvare i minorenni nella prigione di Megiddo e a non demandare le loro responsabilità ed etica nei confronti di questa questione delicata, soprattutto perché stiamo vivendo nella fase più difficile della storia del movimento dei prigionieri”.
In un contesto simile, la Commissione ha affermato che le condizioni di vita e di salute nel centro di detenzione di Ofer sono ancora difficili e complicate, a causa delle politiche di ritorsione israeliane imposte ai prigionieri.
Lunedì ha spiegato, citando i suoi avvocati, che l’occupazione ha sfruttato il mese sacro del Ramadan per imporre “una brutta e amara realtà nelle prigioni, impedendo ai detenuti palestinesi di svolgere le loro preghiere religiose e il culto, alla luce della politica di fame deliberata e di isolamento dal mondo esterno. Inoltre, i carcerieri israeliani manipolano l’orologio e gli orari della chiamata alla preghiera per trarre in inganno i prigionieri che digiunano”.
Il prigioniero Abdullah Jaradat, 22 anni, della città di Sa’ir ad al-Khalil/Hebron, nella Cisgiordania meridionale, ha riferito all’avvocato della Commissione che le condizioni di detenzione a Ofer sono tragiche, notando che non c’è alcun miglioramento.
Ha aggiunto che il terzo giorno di Ramadan, i prigionieri sono stati sottoposti ad un incursione da parte delle unità di repressione dell’amministrazione carceraria, e che quelli della Sezione 21 sono stati trasferiti nella 25, mentre i detenuti della 25 sono stati trasferiti alla 21. L’incursione è stata accompagnata da aggressioni e percosse, ha aggiunto.
La Commissione ha affermato che le condizioni di detenzione dei prigionieri nella prigione di Gilboa erano pessime e tragiche come a Ofer, poiché la scabbia è ampiamente diffusa tra loro a causa della deliberata negligenza medica da parte dell’amministrazione carceraria, nonostante la presenza di casi difficili e incurabili.
Secondo l’avvocato della Commissione, il cibo fornito ai prigionieri è scadente in qualità e quantità, nonostante il digiuno durante il Ramadan, aggiungendo che la durata del tempo libero consentito è di solo un’ora.
Le ultime statistiche indicano che ci sono più di 10 mila detenuti palestinesi in 23 prigioni e centri di detenzione israeliani, tra cui circa 3.369 detenuti amministrativi e almeno 365 minorenni distribuiti nelle prigioni di Ofer, Megiddo e Damon.
Traduzione per InfoPal di F.H.L.