
Ramallah – PIC. L’Ufficio stampa di Asra (AMO) ha ritenuto l’autorità di occupazione israeliana (IOA) pienamente responsabile della vita del parlamentare Mohammad Jamal al-Natsheh (Abu Hammam) detenuto, attualmente vittima di tentato omicidio e di uccisione deliberata all’interno delle carceri israeliane – un crimine efferato che si aggiunge alla lunga storia di violazioni dell’IOA contro i detenuti palestinesi.
In una dichiarazione rilasciata venerdì, l’Ufficio ha affermato che Sheikh Mohammad al-Natsheh è una delle figure più importanti del movimento dei prigionieri e membro del Consiglio Legislativo Palestinese. Ha trascorso più di 23 anni nelle carceri israeliane, per lo più in detenzione amministrativa. Tuttavia, la sua attuale prigionia è descritta come la più dura e pericolosa, a causa delle brutali torture e di un chiaro tentativo di assassinio.
L’AMO ha osservato che, dal momento del suo arresto, al-Natsheh è stato trasferito al carcere di Ofer e poi all’ospedale Hadassah in condizioni critiche a causa di interrogatori intensi e spietati, che hanno ignorato ogni limite. Ciò ha causato un’emorragia cerebrale, un’insufficienza renale e lo ha portato in coma completo, dopodiché è stato trasferito all’ospedale del carcere di Ramla, dove attualmente giace incosciente, a testimonianza della gravità delle torture subite.
Secondo le informazioni ottenute dall’AMO, al-Natsheh era in buona salute prima del suo arresto e non soffriva di alcuna malattia, il che indica chiaramente che le sue attuali condizioni sono il risultato di brutali torture durante gli interrogatori, un palese e lento tentativo di assassinio.
L’Ufficio ha sottolineato che ciò a cui è stato sottoposto il deputato al-Natsheh è un crimine a tutti gli effetti che giustifica un’indagine internazionale e la responsabilità legale dell’IOA. Ha avvertito che il continuo silenzio su questo crimine non farà altro che incoraggiare l’IOA a persistere nella sua politica di liquidazione fisica dei prigionieri. La dichiarazione ha invitato le organizzazioni per i diritti umani e internazionali, in particolare il Comitato Internazionale della Croce Rossa, a intervenire immediatamente per rivelare le sue condizioni di salute, consentire al suo avvocato di visitarlo, fornirgli le cure mediche necessarie e agire con urgenza per salvargli la vita prima che sia troppo tardi.
L’AMO ha confermato che le condizioni di salute del leader detenuto Mohammad Jamal al-Natsheh stanno peggiorando gravemente dopo il suo trasferimento in ospedale. Attualmente soffre di emorragia interna, insufficienza renale ed è entrato in coma.
L’Ufficio ha citato la moglie di al-Natsheh, la quale ha dichiarato che l’uomo è attualmente detenuto in un ospedale israeliano dopo essere stato sottoposto a una violenta aggressione durante l’interrogatorio da parte delle autorità israeliane, che sono pienamente responsabili della sua vita e della sua sicurezza.
Al-Natsheh, 65 anni, ha trascorso più di 20 anni nelle carceri israeliane, di cui oltre 9 anni in detenzione amministrativa senza accusa né processo. È un importante leader di Hamas in Cisgiordania ed è stato tra le centinaia di leader di Hamas e del Jihad Islamico che l’IOA deportò a Marj al-Zohour, nel Libano meridionale, negli anni ’90.
È stato ripetutamente arrestato dallo scoppio della Prima Intifada nel 1987: arrestato per la prima volta il 10 ottobre 1988 e rilasciato nel 1990; arrestato anche dall’Autorità Nazionale Palestinese tra il 1996 e il 2001, e successivamente posto agli arresti domiciliari. Durante l’operazione militare israeliana “Scudo Difensivo”, è stato nuovamente arrestato e condannato a 8 anni e mezzo, di cui 4 trascorsi in isolamento.
Nonostante fosse in carcere, al-Natsheh si è candidato nelle liste elettorali di Hamas alle elezioni legislative del 2006.
Dopo il suo rilascio, l’IOA ha imposto a lui e alla moglie divieti di viaggio, impedendo loro di lasciare la Palestina. Ha continuato a subire ondate di arresti, inclusi 4 anni consecutivi di isolamento, ed è stato riportato in detenzione amministrativa più volte. In particolare, è stato detenuto dal gennaio 2013 fino al febbraio 2016, e di nuovo da settembre 2016 a marzo 2017, e ancora una volta nel dicembre 2019 per 10 mesi.
I ripetuti arresti e le pessime condizioni di detenzione hanno avuto un impatto negativo sulla sua salute. Ora soffre di problemi cronici al torace e ai reni, che aggravano i timori della sua famiglia, soprattutto dopo la recente aggressione durante l’interrogatorio e il suo coma, accompagnato da complicazioni potenzialmente fatali.
La sua famiglia ha esortato le organizzazioni per i diritti umani e umanitarie ad agire rapidamente per salvargli la vita e a fare pressione sull’IOA affinché fornisca cure mediche immediate, avvertendo che ciò che sta subendo è un crimine deliberato e a rallentatore contro un detenuto anziano e malato, in flagrante violazione di tutte le leggi e gli standard umanitari e internazionali.
Queste pratiche fanno parte di un più ampio, inedito e sistematico schema di abusi contro i detenuti palestinesi, che dimostra un totale disprezzo per la loro salute e la loro età. L’uso di strumenti di tortura non risparmia né gli anziani né i malati, in palese violazione di tutte le norme giuridiche e umanitarie internazionali.
Traduzione per InfoPal di F.H.L.