Analisi forense dell’omicidio di Shireen Abu Aqleh

Gerusalemme/al-Quds – MEMO. Di Yousef Jamal Al-Rantisi. In relazione alla morte della giornalista palestinese Shireen Abu Aqleh, sono state esaminate e analizzate le seguenti prove:

  • Immagini disponibili della scena del crimine
  • Il rapporto dell’autopsia della vittima che è stato rilasciato dai medici legali palestinesi
  • Rapporti di testimoni, anche da parte del personale medico curante
  • Posizione dei combattenti della resistenza al momento dell’uccisione
  • Tutte le possibilità e gli angoli della sparatoria della giornalista Shireen Abu Aqleh.

Rapporto dell’autopsia.

I risultati del rapporto iniziale di medicina legale indicano che la causa diretta della morte è stato un danno cerebrale causato da un proiettile ad alta velocità. Il proiettile è penetrato nella cavità cranica, provocando una ferita d’ingresso, e poi è uscito causando un’altra ferita. Il proiettile ha colpito la parte interna dell’elmetto protettivo, rimbalzando e conficcandosi nei tessuti danneggiati all’interno del cranio.

Il proiettile è stato estratto e inviato al laboratorio forense per un’analisi dettagliata e una relazione tecnica.

Scena del crimine.

Analizzando le fotografie disponibili della scena del crimine, si è scoperto che la traiettoria del proiettile che ha ucciso la giornalista Shireen Abu Aqleh può aver avuto origine solo dal punto in cui si erano posizionate le forze israeliane che hanno fatto irruzione a Jenin.

Il proiettile potrebbe essere stato sparato da combattenti della resistenza?

Dopo aver analizzato la posizione in cui si trovavano i combattenti della resistenza e dove è avvenuto il crimine, è stato riscontrato:

  • che è impossibile che i proiettili dei combattenti della resistenza abbiano raggiunto il luogo in cui si trovava Shireen,
  • la traiettoria e l’angolo del proiettile mostrano che non può aver avuto origine da dove si trovavano i combattenti della resistenza,
  • la presenza di barriere fisse ed alte impedisce una visuale chiara e diretta da dove si trovavano i combattenti della resistenza,
  • gli edifici di cemento tra la resistenza palestinese e il luogo in cui Shireen Abu Aqleh è stata uccisa rendono impossibile la penetrazione di un proiettile attraverso le loro pareti, per poi continuare ed uccidere la vittima,
  • non c’erano altre persone nell’area – che era effettivamente sotto il controllo militare israeliano – che avrebbero potuto sparare il colpo mortale.

L’effettiva portata letale delle armi che utilizzano munizioni calibro 5,56 mm è di circa 400 metri. Dall’analisi della natura e della gravità della ferita della vittima, risulta chiaro che il proiettile è stato sparato direttamente da distanza media, e ciò è coerente con la distanza tra la vittima e le forze israeliane che hanno assaltato il campo di Jenin, una distanza di 150 metri.

Intento criminale.

Dall’analisi del luogo del delitto e della natura e luogo del colpo mortale, si conclude che il delitto è stato commesso intenzionalmente:

  • il sito della lesione nel corpo della vittima è tra la giacca protettiva ed il casco, appena sotto l’orecchio, una posizione sensibile e vulnerabile nota solo a un cecchino esperto
  • Le forze israeliane hanno continuato a sparare a chiunque cercasse di salvarla
  • Il personale dell’ambulanza ha segnalato la presenza di segni di spari sull’albero vicino al luogo in cui è stata uccisa la vittima, all’altezza del torace/della testa.

L’analisi delle immagini ricevute dalla scena del crimine e delle rispettive posizioni della vittima, delle forze israeliane e dei combattenti della resistenza palestinese, la traiettoria del proiettile rivelata dal rapporto dell’autopsia e dalla scena del crimine, e lo stesso rapporto dell’autopsia, rivelano che:

  • la giornalista Shireen Abu Aqleh è stata esposta ad un singolo proiettile che è penetrato nella testa e, dopo essere uscito dal lato opposto del cranio, è rientrato nella testa perché ha colpito lo strato interno dell’elmetto.
  • La sparatoria non è stata casuale, ma piuttosto mirata e precisa, e ciò è confermato dalla convergenza di fori nel tronco d’albero che si trovava accanto al corpo della vittima, Shireen Abu Aqleh.
  • L’autore dell’uccisione della giornalista Shireen Abu Aqleh è senza dubbio l’esercito israeliano, data la traiettoria del proiettile, le rispettive posizioni della vittima, dei soldati israeliani e della resistenza palestinese, nonché l’impossibilità che la vittima sia stata colpita da qualsiasi altra parte in uno spazio controllato dall’occupazione israeliana.

Il rapporto raccomanda quanto segue:

  1. il proiettile estratto dal corpo della vittima deve essere esaminato e confrontato con le armi coinvolte in questo reato.
  2. L’identità del tiratore deve essere accertata.
  3. Questa procedura richiede una commissione d’inchiesta internazionale con il potere di costringere l’occupazione israeliana a consegnare le armi trasportate dai suoi soldati il ​​giorno del crimine a Jenin.