Analisi: La “doppia morale” israeliana sull’uso di scudi umani

336712CMa’an. Di Ben White. Nonostante gli ufficiali israeliani avessero sostenuto più volte che le fazioni palestinesi abbiano utilizzato scudi umani come mezzo di dissuasione, non ci sono prove che indicano che Hamas o altri gruppi si siano macchiati di tale crimine, così come inteso dalle leggi internazionali.
Anche se fossero stati utilizzati scudi umani, ciò non avrebbe autorizzato Israele a non attenersi alla legge. Ci sono innumerevoli prove che da parte di Israele non siano state adottate precauzioni sufficienti nel lanciare attacchi in prossimità di aree presiedute da non combattenti, e lo stesso esercito israeliano afferma che solo il 18% dei missili siano stati sparati da “mezzi civili”. Poiché la propaganda israeliana si basa unicamente su tale retorica, occorre sottolineare la scarsità di prove a supporto della tesi in merito all’utilizzo di scudi umani da parte dei palestinesi.

Al contrario, esiste un’ampia documentazione sull’utilizzo di scudi umani da parte delle forze armate israeliane nel corso di molti anni. Come riportato dall’ONG israeliana B’Tselem, durante la seconda Intifada, cominciata nel settembre del 2000, “i militari israeliani utilizzarono civili palestinesi come scudi umani” mettendo in pratica una “strategia delineata dalle autorità militari”. Secondo alcuni ufficiali l’esercito aveva fatto ricorso a scudi umani in 1200 occasioni nei cinque anni precedenti il 2005, anno in cui la Corte Suprema aveva dichiarato tale pratica assolutamente illecita. Ciononostante molti sono gli esempi documentati sull’uso di questa strategia anche dopo il 2005.

Nel novembre del 2006, alcuni soldati israeliani utilizzarono un uomo palestinese come scudo umano durante un’operazione militare a Betlemme. B’Tselem ha documentato almeno 14 casi in cui i militari hanno usato scudi umani, inclusi due bambini a Nablus.

Nell’ottobre del 2007, l’attuale vice capo delle forze armate, Yair Golan, dopo avere ordinato ai soldati di usare scudi umani, fu punito con un semplice rimprovero.
In un’altra occasione, quando due soldati israeliani furono condannati per l’utilizzo di scudi umani palestinesi durante un’ operazione chiamata “Cast Lead”, la pena fu di tre mesi di sospensione e una retrocessione di grado.

Talesorta di impunità fu fermamente condannata dal Comitato dell’ONU per i Diritti dei Bambini nel giugno del 2013, che in un rapporto citava 14 casi di bambini palestinesi usati come “scudi e informatori” dal gennaio 2010 alla fine di marzo 2013. Nonostante lo sdegno della comunità internazionale i militari israeliani non hanno abbandonato tale pratica: nell’aprile del 2013, alcuni soldati usarono un ragazzo ammanettato come scudo umano mentre sparavano su dei manifestanti nella Cisgiordania occupata, mentre nel giugno del 2014 alcuni militari costrinsero un membro di una famiglia a “scortarli” durante un raid presso una abitazione a Hebron.

Di sicuro tutte le accuse mosse dai portavoce israeliani contro le fazioni palestinesi- con prove inesistenti o parziali- hanno un loro parallelo nei crimini commessi dall’esercito israeliano, ampiamente documentati.

Utilizzo di case per operazioni militari? – L’esercito israeliano ha occupato numerose case palestinesi convertendole in avamposti militari, mentre i residenti venivano confinati in una stanza.

Camuffarsi da civili per commettere atti violenti? – Nel novembre del 2015, le forze di occupazione israeliane, camuffate da civili- uno addirittura nelle sembianze di una donna incinta su sedia a rotelle- durante un raid nell’ospedale di Hebron, uccisero un uomo a sangue freddo.

Le truppe israeliane usarono scudi umani anche durante l’invasione di Gaza. Nel giugno del 2006, per esempio, alcuni soldati a Beit Hanon trattennero sei civili, inclusi due bambini “all’ingresso di una stanza in cui si erano posizionati, per circa 12 ore” durante “un violento scontro a fuoco con i militanti palestinesi”.

Il rapporto Goldstone ha documentato altre casistiche del genere verificatesi durante l’operazione “Piombo Fuso” nella quale alcuni civili “furono bendati, ammanettati e costretti ad entrare nelle abitazioni precedendo i militari”. La commissione di inchiesta dell’ONU nel suo rapporto conclusivo ha riportato che “la pratica di utilizzare scudi umani palestinesi è stata adottata più volte” e che “non sarebbe difficile concludere che si tratti di una pratica adottata ripetutamente… durante le operazioni militari a Gaza”.
Non ha fatto eccezione l’operazione “Protective Edge” in merito all’utilizzo di tale pratica. In un documento emesso dall’organizzazione Defense for Children International Palestina, i soldati israeliani “hanno usato un diciassettenne palestinese come scudo umano per cinque giorni, tenendolo costantemente sotto tiro per costringerlo a cercare dei tunnel” e sottoponendolo ripetutamente a violenze fisiche. Il direttore dell’ONG, Rifat Kassis, ha fatto notare che “gli ufficiali israeliani hanno mosso accuse generiche contro Hamas ed il loro utilizzo di scudi umani, mentre i loro stessi soldati si macchiano di questo ed altri crimini di guerra”.

La Commissione di inchiesta dell’Onu sul conflitto del 2014 a Gaza, ha posto l’accento sull’utilizzo da parte dei soldati israeliani di scudi umani nelle operazioni di ricerca. La commissione ha citato il caso in cui i militari “sparavano da dietro uomini nudi, usandoli come scudo umano per ore”. Agli uomini fu ordinato di restare alla finestra per impedire che i miliziani di Hamas rispondessero al fuoco. La commissione ha concluso che “il modo in cui i soldati israeliani costringono i palestinesi a stare alle finestre, entrare nelle case o in aree sottoterra e forzarli a compiere azioni di natura militare, costituiscono una violazione dell’articolo 28 della Convenzione di Ginevra che impedisce l’utilizzo di scudi umani, e che queste azioni si configurano come crimini di guerra”

Traduzione di Mafalda Insigne