“Anche Netanyahu ammette che la sopravvivenza dell’Anp è nell’interesse israeliano”

“Anche Netanyahu ammette che la sopravvivenza dell’Anp è nell’interesse israeliano”

Di Khalid Amayreh. Pal.info.

Il fatto che Israele, che continua a uccidere palestinesi quasi ogni giorno, a restringere i loro orizzonti e a sottrarre le loro terre, stia sostenendo il salvataggio dell’Autorità palestinese dalla sua tremenda crisi economico-finanziaria, potrebbe suscitare il disappunto tra i palestinesi stessi e il resto del mondo.

Dopo tutto, milioni di persone in tutto il mondo sono cresciute credendo che gli interessi palestinesi e israeliani sono per loro natura paradossali e contraddittori. Quindi, l’ultima cosa che ci si aspetta dal conflitto israelo-palestinese è un accordo tra gli interessi palestinesi e quelli israeliani, sotto forma di un “positivo” intervento da parte di Israele per aiutare l’Autorità Palestinese a superare l’attuale crisi.

La verità della questione, però, è che gli israeliani non sono caritatevoli, generosi, magnanimi o dei buoni vicini.

In realtà, Israele è sempre stato un razzista assassino, un ladro, continua ad esserlo e non ci si aspetta che cambi il suo atteggiamento in un prossimo futuro.

Per cominciare, Israele è la causa originaria di tutti i problemi e le difficoltà, economici e non, che riguardano i palestinesi. In effetti, si dovrebbe essere del tutto ingenui per credere che una reale economia prospera possa essere alimentata sotto una sinistra occupazione militare straniera.

Questo è senza dubbio uno dei più stupidi errori commessi dalla dirigenza dell’Autorità palestinese, che ancora sarebbe meglio tornasse a scuola per imparare il vero significato di parole come libertà, indipendenza e sovranità.

In ultima analisi, Israele controlla saldamente e completamente tutte le infrastrutture palestinesi, comprese le risorse d’acqua, l’elettricità, le strade, i cieli e i valichi di frontiera. Infatti, nemmeno una sola scatola di fiammiferi o un ago da cucito di piccole dimensioni possono entrare o uscire dai territori occupati senza il consenso di Israele.

Quindi, si può immaginare fino a che punto l’economia palestinese sia soggiogata dall’occupazione israeliana.

È importante tenere a mente che tutto ciò che il denaro che Israele trasferisce alle casse dell’Autorità palestinese è in realtà denaro palestinese che la potenza occupante raccoglie per conto della stessa Anp, secondo lo scandaloso protocollo di Parigi che di fatto mette l’intera economia palestinese sotto il potere di Israele.

Si stima che, ogni mese, i dazi di Israele sui prodotti importati dai palestinesi attraverso i porti israeliani raggiungano la cifra di 100 milioni. Abitualmente, Israele divora commissioni gonfiate e ricchi stipendi per gli agenti israeliani che si occupano di operazioni di sdoganamento ai valichi di frontiera.

Molte ore dopo aver ordinato il trasferimento di circa 63 milioni dollari all’Autorità palestinese la scorsa settimana, il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha ammesso di aiutare l’Anp a superare l’attuale crisi economica in Cisgiordania per interesse israeliano.

I funzionari israeliani che si opponevano all’idea di aiutare l’Autorità palestinese sono stati apostrofati come “politicamente miopi e disinformati su ciò di cui stanno parlando”.

“Stiamo lavorando su più fronti, al fine di aiutare l’Autorità palestinese a superare i suoi problemi economici. Abbiamo fatto diversi accordi nelle imposizioni fiscali. Stiamo avanzando diversi trasferimenti. Abbiamo anche aiutato i lavoratori palestinesi con una serie di altre misure che hanno lo scopo di rendere loro le cose più facili”.

“Certo, c’è una realtà globale di crisi e tutto dipende anche dalla gestione interna di ogni economia, ma da parte nostra stiamo facendo sforzi per aiutare l’Anp a sopravvivere a questa crisi. Speriamo che ci riesca, questo è nel nostro comune interesse”.

È interessante notare che la dirigenza dell’Autorità palestinese non nega che la sopravvivenza del regime di Ramallah sia anche un fondamentale interesse per Israele.

La scorsa settimana a Hebron un alto funzionario dell’Autorità palestinese ha dichiarato ai giornalisti che Israele era interessato a indebolire il regime dell’Anp, ma non a distruggerlo completamente.

“Israele vuole indebolire l’Autorità palestinese fino al punto da permettere allo Stato ebraico di imporre la propria volontà e le proprie condizioni ai palestinesi”.

Il funzionario ha aggiunto che Israele aspira a vedere l’Autorità palestinese perennemente occupata e impegnata a gestire i suoi problemi economici e di politica interna, il che darebbe carta bianca ad Israele per perseguire il suo progetto degli insediamenti.

Ha poi rivelato che almeno una parte dei manifestanti che la scorsa settimana hanno aggredito e danneggiato la stazione centrale di polizia di al-Haras (Hebron) erano sabotatori e provocatori infiltrati dall’intelligence israeliana.

Infatti, se la sopravvivenza e la “prosperità” dell’Autorità palestinese è un interesse reciproco sia per gli israeliani che per i palestinesi, allora ci deve essere un evidente difetto nelle relazioni tra le vittime palestinesi e i loro carnefici israeliani.

È deplorevole che la dirigenza dell’Autorità palestinese sia ignara di questo difetto. È anche un vero e proprio disastro che l’Anp sia disposta a operare e procedere nonostante i vincoli paralizzanti di Israele. In questo caso, l’Autorità palestinese si comporta e agisce come un collaboratore d’accordo con la potenza occupante, piuttosto che come un’autorità nazionale che aspira a diventare uno stato indipendente.

I leader dell’Autorità palestinese avevano sostenuto fino allo sfinimento che la creazione di un’autorità autonoma era un passo verso l’istituzione di uno stato palestinese pienamente indipendente e completamente sovrano, con Gerusalemme Est come capitale.

Ora quasi tutti, tra cui alcuni funzionari dell’Autorità palestinese, si rendono conto che l’Anp è probabilmente il più grande ostacolo alla creazione di uno Stato palestinese degno di questo nome, in seguito all’occupazione israeliana.

Non vi è alcun dubbio sul fatto che gli scandalosi accordi di Oslo mettano i palestinesi e la stessa Organizzazione per la Liberazione della Palestina, l’unica rappresentante legittima del popolo palestinese, in una situazione svantaggiosa da cui si dovrà uscire optando tra due scelte poco allettanti: un’occupazione israeliana diretta da un lato, o indiretta, ma ugualmente minacciosa dall’altro.

L’Autorità palestinese ha concesso ad Israele il riconoscimento incondizionato senza ricevere il reciproco riconoscimento da parte di Israele di un presunto stato palestinese.

Lo strazio palestinese verso la politica e l’abisso della moralità si è riaffermato all’inizio di questo mese, quando il presidente Abbas ha detto a una delegazione israeliana, che comprendeva alcuni rabbini, in visita a Ramallah, che “Israele è stato creato per durare per sempre”.

Purtroppo, quasi tutti i leader di al-Fatah erano muti, temendo la furia e le rappresaglie di Abbas.

Non vi è dubbio che la causa palestinese viene gradualmente e silenziosamente liquidata, mentre i leader dell’Autorità palestinese continuano a parlare a vanvera di uno stato che sembra sempre più improbabile che veda la luce con il passare dei giorni.

C’è una via d’uscita da questo labirinto politico? Naturalmente c’è, a patto di mettere i nostri interessi nazionali prima degli interessi immediati e rischiosi di mantenere lo status quo.

Ciò richiede necessariamente l’abolizione degli accordi di Oslo. Mi rendo conto che abbandonare gli accordi di Oslo, o più correttamente liberare il nostro popolo dalle loro grinfie, non è né facile né sicuro. Ma si può fare e deve essere fatto.

In caso contrario, sacrificheremo la Palestina al fine di mantenere un’autorità che non ha futuro, se non altro perché la sua autorità è intrinsecamente asservita e subordinata ad Israele.

Traduzione per InfoPal a cura di Erica Celada