Ancora deportazioni nella Striscia.

Gaza – Agenzie. Le autorità israeliane hanno espulso ieri l’arabo israeliano Ahmad Au’da Abu Shalluf, deportandolo nella Striscia di Gaza.

 

Abu Shalluf, nato nella Striscia da genitori rifugiati, ma fino a ieri residente in Israele con sua moglie – anche lei araba israeliana – da diversi anni, si trovava in una clinica oculistica di Gerusalemme quando le forze israeliane sono entrate nell’edificio, ammanettando l’uomo e facendolo salire su un veicolo della polizia. Il tutto è stato riferito da testimoni oculari.

 

Funzionari della sicurezza del governo di Gaza hanno confermato che Abu Shalluf è stato portato al passaggio di Eretz, al confine tra Israele e la Striscia, e costretto a entrare nella regione sotto assedio.


Gli stessi funzionari hanno dichiarato di essersi rifiutati di ricevere il deportato, così come si sono rifiutati di accettare l’arrivo di Ahmad as-Sabah, detenuto palestinese fatto uscire di prigione per essere deportato a Gaza, e la cui famiglia vive nella città cisgiordana di Tulkarem.


Come riportano membri dell’Associazione Wa’ed per i detenuti, Abu Shalluf si è a sua volta rifiutato di entrare nella Striscia, ritornando sul lato israeliano del checkpoint e chiedendo il proprio rilascio.


La settimana scorsa, le forze israeliane hanno arrestato anche un palestinese originario di Gaza ma residente nella città araba di Giaffa, situata in territorio israeliano, mentre stava facendo delle analisi mediche in un ospedale locale. Dopo essere stato portato alla frontiera con la Striscia ha domandato anch’egli di essere rilasciato, e dopo diverse ore le autorità israeliane hanno invertito la propria decisione e permesso all’uomo di tornare dalla sua famiglia.

 

Mentre i dettagli dei singoli casi sono custoditi esclusivamente dalle autorità israeliane, i gruppi per i diritti umani ritengono che le espulsioni in generale siano collegate all’ordine militare israeliano numero 1650, entrato in funzione lo scorso 13 aprile, il cui scopo è quello di estendere la definizione d’“infiltrato” a qualsiasi individuo residente in un’area sotto il controllo israeliano senza il permesso esplicito del governo.


L’ordine non specifica quale tipo di permesso occorra agli individui per restare nelle loro case, e rappresenta un atto “che ricorda le leggi un tempo vigenti sotto il regime di apartheid in Sudafrica”, come ha sostenuto il governo sudafricano.

 

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