‘Andiamo a Gerusalemme, martire della moltitudine’. Gli egiziani dedicano questo venerdì di preghiera alla Palestina

Il Cairo – InfoPal. In Egitto, la giornata è iniziata con la preghiera dell'alba che il “Gruppo in marcia”, realtà organizzata da attivisti egiziani in solidarietà con il popolo palestinese e la campagna della Terza Intifada, ha voluto dedicare proprio alla Palestina e al Diritto al Ritorno.

Circa tremila manifestanti si sono ritrovati nella centrale piazza Tahrir e, dopo l'ora di preghiera, alla folla si sono uniti numerosi egiziani di fede cristiana.
L'intento è quello di dirigersi verso il valico di Rafah, nel nord della penisola del Sinai, per avvicinarsi alla frontiera con la Striscia di Gaza.

Il ministero dell'Interno egiziano ha invitato i promotori dell'iniziativa ad essere prudenti chiedendo loro di cambiare programma. Le relazioni con Israele sono instabili.

La marcia verso Gaza è una delle tante iniziative promosse dai palestinesi sparsi nel mondo, i quali, lanciando la Terza Intifada su Facebook, hanno invitato la gente a raggiungere le frontiere della Palestina occupata e riaffermare così il “Diritto al Ritorno”.

Nella sola moschea egiziana di Nour al-'Abasiyah, si sono contate seimila presenze durante la preghiera. Tutti hanno preparato striscioni e hanno cantato slogan per “riscattare la Palestina e dirigersi verso Gerusalemme”.

In quella di 'Amer bin al-'As, duemila fedeli hanno seguito il sermone dello Shaykh Mohammed Jibriyl, chee ha chiesto di marciare per la liberazione della Palestina.

L'unità nazionale e la sicurezza per il popolo palestinese è quanto hanno chiesto a gran voce i presenti nei vari luoghi di raduno in Egitto.

“Per andare tutti insieme a Gerusalemme, la martire della moltitudine”, si sono ritrovati attivisti della rivoluzione egiziana, quelli del fronte islamico, dei comitati popolari e numerose personalità indipendenti.

I manifestanti hanno anche rivolto un appello al popolo egiziano: “scongiurare i tentativi di far precipitare il Paese in un conflitto su base confessionale”, come era stato già denunciato giorni fa, quando si era addossata questa responsabilità allo Stato israeliano.