Anp: l’attentatore all’ambasciata iraniana non rappresenta la Palestina

Ramallah-Ma’an. Domenica le autorità palestinesi hanno condannato l’attentato suicida di martedì scorso contro l’ambasciata iraniana a Beirut, sottolineando che l’individuo palestinese coinvolto “non rappresenta la leadership palestinese”.

Le autorità palestinesi hanno reagito alla notizia che uno dei kamikaze fosse un giovane profugo palestinese in Libano di nome Adnan Mousa Muhammad affermando che “la partecipazione di un palestinese in un così codardo atto criminale rappresenta (solo) l’individuo”

“Questo atto è utile soltanto ai nemici della nostra causa e ai nemici della nostra nazione”, hanno aggiunto, denunciando i bombardamenti del 19 novembre con termini forti.

La leadership palestinese ha condannato l’attentato contro l’ambasciata iraniana e ha sottolineato il suo “sostegno alla leadership libanese nella lotta contro i gruppi criminali” che non rappresentano né un gruppo nazionale né un credo religioso.

La leadership palestinese ha anche inviato le condoglianze alle famiglie delle vittime degli attentati, nei quali sono rimaste uccise 23 persone, con quasi 150 feriti.

Un affiliato al gruppo di al-Qaida attivo nella guerra civile siriana, le Brigate Abdullah Azzam, ha rivendicato la responsabilità per le bombe della scorsa settimana.

Una condanna ha fatto seguito alle dichiarazioni delle autorità libanesi che avevano identificato un palestinese ed un libanese come i due attentatori suicidi che avevano partecipato al duplice attentato che aveva come obiettivo l’ambasciata iraniana a sud di Beirut.

I funzionari libanesi hanno identificato Adnan Moussa Muhammad, 20 anni, e Mouin Abu Dahr come probabili colpevoli dell’attacco.

La famiglia di Muhammad ha reagito alla notizia condannando la partecipazione del figlio nell’attacco e elogiando l’Iran per il suo costante sostegno alla causa palestinese.

Un parente è stato citato dalla National News Agency libanese: “La famiglia condanna nei termini più forti questo atto criminale… che serve solo al nemico israeliano”.

I suoi parenti hanno porto le loro condoglianze alle famiglie dei “martiri che sono stati uccisi come conseguenza di questo atto vile”.

I membri della famiglia hanno riferito che Muhammad era scomparso otto mesi prima dell’esplosione.

Muhammad, 20 anni, è il secondo figlio di una famiglia palestinese che vive nella città di Bissariyeh.

Anche se in precedenza risiedevano nel campo profughi palestinese di Ain al-Helwe, nei pressi della città di Sidone, la maggior parte dei suoi parenti ora vive a Bissariyeh. In Libano ci sono circa 400 mila rifugiati palestinesi.

Dopo l’esplosione, il padre di Muhammad si è recato ad un ufficio dell’intelligence militare, temendo che suo figlio fosse stato coinvolto.

L’intelligence militare ha prelevato campioni di DNA da lui e li ha confrontati con i resti recuperati dal sito del bombardamento, scoprendo che i campioni erano identici e confermando così l’identità dell’attentatore.

La famiglia ha messo in evidenza che Muhammad non aveva chiamato la madre o il padre dal momento che era scomparso otto mesi prima.

I vicini hanno riferito che Muhammad era stato in Siria durante il tempo in cui era mancato, e ha suggerito che avesse subito un “lavaggio del cervello” mentre era lì. Hanno anche supposto che fosse stato coinvolto in combattimenti con le forze di opposizione al regime di Assad.

L’Iran è stato un alleato coerente del regime siriano assediato di Bashar al-Assad dall’inizio delle proteste contro il suo governo, nel marzo 2011.

Più di 120 mila persone sono morte nel conflitto siriano, scoppiato dopo che il regime di Assad ha eseguito un giro di vite sulle proteste pro-democrazia, scatenando una insurrezione brutale.

Traduzione di Annamaria Bianco