Apartheid e razzismo in Israele: 50 palestinesi espulsi da autobus per “soli ebrei”

Tel Aviv – MEMO. Decine di palestinesi sono stati fatti scendere da un autobus, a Tel Aviv, dopo che tre passeggeri ebrei sono saliti a bordo e si sono rifiutati di viaggiare con non ebrei. L’incidente, che è l’ultima di molte pratiche razziste che denunciano l’Apartheid commesso da Israele, è accaduto giovedì scorso sull’autobus numero 288, che viaggia dalla capitale israeliana verso una colonia per soli ebrei nella Cisgiordania occupata.

Testimoni hanno riferito che circa 50 lavoratori palestinesi erano a bordo quando l’autobus si è fermato nell’area di Bnei Brak, all’interno di Israele, dove sono saliti tre ebrei. Dopo l’imbarco questi si sono rifiutati di viaggiare con i palestinesi e hanno chiesto all’autista di obbligare i passeggeri non ebrei a scendere dall’autobus.

“Dopo che alcuni autobus sono passati e non si sono fermati – perché l’autobus 288 è riservato solo agli ebrei – uno in cui non c’erano ebrei si è fermato per noi e siamo saliti”, ha riferito M., uno dei passeggeri palestinesi, al quotidiano Haaretz. Dopodiché “tre ebrei sono saliti a Bnei Brak e hanno chiesto che tutti gli arabi fossero fatti scendere”.

L’autista ha fermato l’autobus sotto un ponte e ha telefonato ai suoi superiori, secondo quanto riferito da M. Dopo la telefonata, ha chiesto a tutti i palestinesi di scendere. “L’autista ci ha detto di ‘scendere e arrangiarsi’ e poi è andato via con i coloni”, ha detto M.

L’azienda che gestisce la linea dell’autobus ha respinto le affermazioni secondo cui ha una politica di discriminazione e ha cercato di addossare la responsabilità della pratica dell’Apartheid ad un “conducente nuovo”. Apparentemente “un conducente nuovo dell’autobus 288 è stato vittima di una vergognosa manipolazione di un passeggero che ha impersonato un dipendente del ministero dei Trasporti”, ha affermato la compagnia.

Secondo la legge israeliana, gli operatori di trasporto pubblico non sono autorizzati a operare servizi segreganti. Tuttavia Israele ha molte leggi e pratiche che i gruppi per i diritti umani hanno citato nell’etichettare il paese come Stato d’Apartheid. Si è anche avvicinato all’adozione di una politica di separazione degli ebrei dai non ebrei sui trasporti pubblici, e solo il timore di una reazione globale, data la storia della segregazione degli autobus negli Stati Uniti, ha impedito l’approvazione della politica razzista. Cedendo alle pressioni dei coloni ebrei che da tempo lottano per viaggiare su autobus per soli ebrei, il ministero della Difesa israeliano ha introdotto una regola del 2015 che separava i passeggeri in base alla razza.

Tuttavia, la politica ha suscitato indignazione. “Quando qualcosa sembra Apartheid e puzza d’Apartheid, allora è Apartheid”, ha detto Yariv Oppenheimer, del gruppo Peace Now, che è uno dei tanti gruppi per i diritti umani che si oppone alla politica razzista. La politica fu finalmente bloccata dall’allora primo ministro Benjamin Netanyahu.

Come hanno sottolineato i commentatori, Israele pratica raramente le espressioni più esplicite d’Apartheid conosciute come “petty Apartheid, come quelle che si trovavano in Sud Africa e negli Stati Uniti nel sud dell’era di Jim Crow. Cose come sale d’attesa e bagni contrassegnati con “solo neri” e “solo bianchi” e far sedere i neri in fondo all’autobus. In altre parole, la segregazione razziale forzata nei minimi dettagli.

Ci sono tuttavia segnali crescenti che Israele potrebbe muoversi verso un livello così palese d’Apartheid, come indicato dalla politica degli autobus della segregazione razziale e anche dalla mossa di un sindaco israeliano per bandire i cittadini arabi palestinesi da un parco pubblico.

In generale, la pratica dell’Apartheid è stata delineata in “piccolo apartheid”, che ha comportato la segregazione delle strutture pubbliche e degli eventi sociali, ed un “grande Apartheid”, che ha dettato le opportunità di alloggio e lavoro in base alla razza, che, secondo i critici, Israele è chiaramente colpevole di averle praticate.

Negli anni successivi, quasi tutti i principali gruppi per i diritti umani hanno etichettato Israele come Stato d’Apartheid. Citano, tra le altre cose, strade per soli ebrei che collegano colonie per soli ebrei nella Cisgiordania occupata, accusando Israele di praticare l’Apartheid, che è un crimine contro l’umanità. Citano anche la legge sulla nazionalità che nega ai non ebrei il diritto all’autodeterminazione, così come le decine di altre leggi e pratiche, come l’installazione di sistemi legali basati sulla razza nella Cisgiordania occupata.

Traduzione per InfoPal di F.H.L.