
Di Mohammad Hannoun-API. Ramzi al-Abbasi, un cittadino palestinese di Gerusalemme: non portava armi, non lanciava missili, ma è finito dietro le sbarre dell’occupazione israeliana.
Aveva in mano una macchina fotografica oppure semplicemente il suo cellulare per documentare e poi trasmettere la violenza, la profanazione dei coloni scortati dai soldati dell’occupazione, un sacrilegio e un’aggressione ai cittadini.
Abbasi è un famoso atleta palestinese che ha scalato alcune delle montagne più alte del mondo. Dal 2 aprile di quest’anno si trova imprigionato dall’occupazione fascista israeliana, senza accusa, secondo la cosiddetta “detenzione amministrativa” di Israele: sua madre è morta, e lui non ha potuto salutarla, e gli è stato proibito di abbracciare la sua bambina, che gli è corsa incontro mentre era ammanettato, in tribunale.

La detenzione amministrativa è la legge israeliana che consente a Tel Aviv di imprigionare attivisti palestinesi, a volte per anni, senza accuse formali. E’ una forma di persecuzione politica. Centinaia di attivisti palestinesi sono attualmente detenuti ai sensi di questa legge, considerata illegale dal diritto internazionale.
Il 12 luglio, Abbasi è stato ammanettato e condotto a un’altra udienza, durante la quale né lui né il suo avvocato hanno potuto conoscere le eventuali accuse.
La sua bambina l’ha visto nel corridoio del tribunale e ha cercato di abbracciarlo, solo per essere respinta dai soldati. Rimanendo assertivo, il padre ha rivolto parole di incoraggiamento alla figlia, sorridendo (come si vede nella foto e nel video).
Libertà immediata per Ramzi al-Abbasi e per tutti i prigionieri.