Appello dell’API per il campo di Yarmouk sotto assedio

Genova-Roma. API. Comunicato stampa. Gravissima emergenza umanitaria nel campo profughi  palestinese di Yarmouk in Siria.

Migliaia di rifugiati palestinesi e siriani sono di fatto intrappolati nel campo, dove pesanti bombardamenti si stanno riversando in questi giorni sulla popolazione civile inerme. Migliaia di profughi in trappola, senza via di scampo.

Yarmouk è il più grande campo profughi creato in Siria nel 1957 al fine di contenere i profughi palestinesi costretti all’esilio dalla loro terra.

Mercoledì 1° Aprile, i terroristi dell’ISIS hanno preso d’assalto il campo nel sud di Damasco. ISIS si è scontrato con l’opposizione palestinese che ha cercato di opporre resistenza con gli scarsi mezzi a disposizione. Purtroppo una seconda offensiva ha permesso alle forze dell’ISIS di occupare circa l’80% del campo.

È una situazione complessa.  Le forze governative siriane controllano la parte settentrionale del campo verso Damasco. Sabato 4 Aprile,  nonostante le richieste delle Nazioni Unite e gli attivisti, il governo siriano si è categoricamente rifiutato di aprire un corridoio umanitario al fine di proteggere i 18.000 civili che si trovano ancora intrappolati nel campo. Oltre agli scontri via terra, le forze d’aviazione siriana hanno nuovamente bombardato i civili indifesi ormai abbandonati al loro destino.

Considerando la gravità della situazione,

chiediamo alla comunità internazionale di adottare concreti ed immediati  provvedimenti  al fine di proteggere i civili di Yarmouk. Le Nazioni Unite hanno dichiarato che circa 18.000 civili sono intrappolati in Yarmouk, tra cui un gran numero di bambini.

Invitiamo le società civili di tutto il mondo a non restare indifferenti agli eventi e di reagire attraverso mobilitazioni e manifestazioni pubbliche a sostegno della popolazione civile affamata, spaventata ed assediata.

Imploriamo le associazioni umanitarie, governative e non governative, di utilizzare tutti i mezzi economici e i canali a loro disposizione al fine di alleviare le sofferenze di chi è ormai solo ed esposto ad atroci crimini di guerra .

Ci rivolgiamo inoltre ai nostri parlamentari, chiedendo loro di mobilitarsi politicamente e diplomaticamente,  trovando una strategia capace di contenere questa ulteriore fase d’emergenza nel contesto della tragedia siriana. Non possiamo permetterci di continuare a contribuire alla stesura di un’altra pagina nera della storia dell’umanità. Quasi la metà della popolazione siriana e palestinese residente in Siria è stata costretta ad abbandonare le proprie case – 3,8 milioni di persone sono fuggite in Libano, Giordania,Turchia, Iraq e Egitto, e 7,6 milioni sono gli sfollati.

Chiediamo pertanto ai nostri onorevoli, di Camera e Senato, di stare dalla parte dei civili e sostenerli con tutti i mezzi possibili. Abbiamo una responsabilità storica non indifferente. Siamo responsabili del fallimento delle procedure che dovevano da un lato prevenire questo disastro umanitario e dall’altro proteggere gli esuli (ormai da anni ridotti alla miseria) nel campo profughi di Yarmouk, secondo quanto stabilito dalle norme di diritto internazionale vigenti. Possiamo anche rimanere indifferenti ma questo non ci aiuterà a sentirci meno responsabili. È giunta l’ora di spezzare una lancia a favore della giustizia e della libertà di chi è vittima delle circostanze e non ha via d’uscita alcuna se non il sostegno umano e politico di chi può fare la differenza.

 

Roma, 05 maggio 2015

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