Il PCHR mette in guardia circa le conseguenze della carenza di combustibile negli ospedali di Gaza e della prevista sospensione dei servizi sanitari nell’ospedale della Mezzaluna Rossa degli Emirati Arabi
Il Centro palestinese per i Diritti Umani (PCHR) avverte circa il disastroso peggioramento che può colpire i pazienti palestinese nella Striscia di Gaza a causa della mancanza di carburante che è necessario per attivare i generatori elettrici usati come fonte di alimentazione alternativa alla luce delle prolungate interruzioni della corrente. Il PCHR chiede al governo e al presidente palestinese di intervenire immediatamente per garantire la pronta fornitura di carburante necessario per il funzionamento dei generatori nelle strutture sanitarie nella Striscia di Gaza.
Secondo le indagini condotte dal PCHR, ospedali, cliniche e pronto soccorsi stanno soffrendo una vera crisi a causa della mancanza di diesel necessario per i generatori, specialmente l’ospedale della Mezzaluna Rossa a Rafah, che potrebbe cessare di servire prestazioni mediche nel giro di poche ore.
Le strutture sanitarie del Ministero della Sanità palestinese nella Striscia di Gaza stanno soffrendo una crisi reale causa del blocco della centrale che è stata bombardata dalle forze israeliane il 28 luglio 2014.
Il dottor Ashraf al-Qedrah, portavoce del ministero della Sanità palestinese, ha dichiarato al PCHR che “il ministero della Sanità palestinese nella Striscia di Gaza soffre a causa della crisi del carburante in tutte le strutture sanitarie. Le riserve di carburante del Ministero sono sufficienti solo per un massimo di due giorni. Gli sforzi esercitati dal Ministero hanno contribuito a ritardare questa crisi di qualche ora, di un paio di giorni in alcuni ospedali”.
Al-Qedra ha spiegato che “la donazione finanziaria fatta da un certo numero di donatori del Ministero si è conclusa all’inizio di ottobre 2014 e non ci sono fondi sufficienti per acquistare il carburante per gli ospedali e per le strutture sanitarie nella Striscia di Gaza”. Secondo il dottor al-Qedra, le strutture sanitarie della Striscia di Gaza hanno bisogno di circa 700.000 litri al mese; una media giornaliera di “23-25mila litri, alla luce delle frequenti interruzioni di corrente”. Ha continuato affermando che “le vite di migliaia di pazienti sarebbero in gioco se le strutture sanitarie smettessero di offrire servizi sanitari: oltre 100 pazienti in unità di terapia intensiva; 500 pazienti affetti da insufficienza renale che usano 88 macchine per la dialisi tre giorni alla settimana. Senza contare i reparti di maternità, le nursery ospedaliere, i pronto soccorsi, 45 sale operatorie, 11 delle quali sono utilizzate per il taglio cesareo, e cinque banche del sangue centrali. Tutto dipende dall’energia elettrica”.
Il dottor Walid Abu Madhi, direttore dell’ospedale della Mezzaluna Rossa degli Emirati Arabi Uniti a Rafah, ha dichiarato al PCHR che la crisi del carburante è iniziata lunedì 20 ottobre 2014. L’ospedale ha 300 litri di carburante, che sono appena sufficienti per alimentare i generatori per 12 ore in caso di interruzione di corrente. L’ospedale smetterebbe di funzionare se i 1000 litri di carburante forniti dal Ministero della Salute si esaurissero. Il dottor Madhi ha confermato che quando il carburante si esaurirà, l’ospedale, che è l’unico centro di nascita e cura dei bambini a Rafah, si spegnerà. Pertanto, i servizi, fra i quali l’ospedale prevede mensilmente 600 nascite, 2.500 casi di gravidanza, 1.600 pazienti e 400 nascite premature, non saranno più disponibili.
Il PCHR esprime la sua profonda preoccupazione per il deterioramento delle condizioni di salute dei pazienti palestinesi. Pertanto, il PCHR:
- Invita il presidente Mahmoud Abbas a intervenire immediatamente con il ministero della Salute per assicurare rifornimenti di carburante per le strutture mediche nella Striscia di Gaza.
- Invita al coordinamento fra i dipartimenti del ministero della Salute a Ramallah e a Gaza, specialmente alla luce dell’atmosfera di riconciliazione e della formazione di un governo di unità palestinese, che si spera assuma effettivamente le proprie responsabilità e assicuri il diritto alla salute, incluso il più alto standard ottenibile di salute fisica e mentale.