Approvato al Knesset disegno di legge sulle ONG

347866CBetlemme-Ma’an. Lunedì, il Parlamento israeliano, il Knesset, ha approvato il controverso “disegno di legge sulle Ong”, dopo una discussione di sei ore. La legge è stata condannata dai gruppi per i diritti umani, in quanto mira a “far tacere le critiche” e a delegittimare i gruppi di sinistra.

La legge – nota anche come  “disegno di legge per la trasparenza” – che costringe le organizzazioni di sinistra a rendere noto il loro finanziamento pubblico straniero nelle pubblicazioni ufficiali e nelle riunioni di governo, è divenuta legge israeliana in mezzo a severe critiche dei gruppi di sinistra in Israele e della comunità internazionale che l’accusano di rappresentare un attacco contro le organizzazioni che lavorano sulle violazioni israeliane dei diritti umani nei Territori Palestinesi Occupati.

Gilad Grossman, portavoce del gruppo per i diritti Yesh Din – una delle realtà segnalate dal disegno di legge – ha dichiarato a Ma’an il mese scorso che il disegno di legge è un tentativo di “dipingere le organizzazioni per i diritti umani, come agenti stranieri”.

Il mese scorso, una versione modificata del disegno di legge ha ricevuto l’approvazione del Knesset, permettendole di passare alla seconda e terza discussione.

“L’esistenza stessa di questa legge ha lo scopo di danneggiare e prevenire uno specifico tipo di organizzazione dall’agire con orgoglio per il bene della società israeliana”, ha affermato martedì l’Associazione per i Diritti Civili in Israele (ACRI). “Si tratta di una serie di leggi e iniziative che si oppongono all’azione sociale e politica legittima. Invece di incoraggiare il dibattito, ci sono individui che desiderano mettere a tacere le critiche”.

Anche Peace Now, osservatore israeliano per i diritti umani, ha condannato l’approvazione del disegno di legge, sostenendo che è “una palese violazione della libertà di espressione. Fatta su misura per colpire solo le organizzazioni per la pace e per i diritti umani, e la cui vera intenzione è eliminare il dibattito pubblico israeliano sull’occupazione e mettere a tacere l’opposizione alle politiche del governo”.

“Mentre la legge delegittima le organizzazioni di sinistra, le ONG  a favore dei coloni, che ricevono milioni di dollari da donazioni straniere, senza alcuna trasparenza, rimarranno inattaccabili. Purtroppo, questa è solo una delle tante leggi in sospeso che portano ad un grave deterioramento della democrazia di Israele”, ha affermato il gruppo.

Peace Now ha anche annunciato che contesterà la nuova normativa presso la Corte Suprema di Israele.

Il disegno di legge è stato introdotto dalla ministra della Giustizia, Ayelet Shaked – leader del partito ultranazionalista Jewish Home – e mira a richiedere alle ONG di rivelare le fonti di finanziamento, con un’azione che, secondo quanto lei stessa afferma, reprimerebbe i gruppi che ricevono fondi esteri per criticare Israele.

La controversa legge ha provocato indignazione tra le organizzazioni di sinistra in Israele, che hanno affermato di essere ingiustamente colpite dal disegno di legge, visto che non si applicherebbe alle organizzazioni di destra che dipendono in gran parte da finanziamenti privati.

Dal momento che le organizzazioni che contano su finanziamenti esteri in Israele tendono ad opporsi alle politiche di destra del governo contro i Palestinesi, la futura legge viene considerata un tentativo di eliminare i gruppi che lavorano per denunciare le violazioni dei diritti umani su larga scala nei Territori Occupati.

All’inizio di questo mese, l’elenco delle ONG individuate dal disegno di legge è stato pubblicato dal Jerusalem Post, rivelando che 23 delle 25 organizzazioni sono gruppi di sinistra, mentre altri due sembrano essere di centro o non affiliati.

Non sono state elencate organizzazioni di destra, confermando i timori della sinistra israeliana secondo la quale il disegno di legge è stato proposto come tentativo di smantellare le attività delle organizzazioni di sinistra in Israele.

La versione modificata del disegno di legge, approvata al Knesset richiederebbe che le ONG in questione rendano noto il loro finanziamento pubblico su tutte le pubblicazioni scritte o corrispondenze con pubblici ufficiali, se più della metà del loro finanziamento proviene da enti stranieri. In caso di mancata comunicazione, verrebbero applicate sanzioni fino a 29.200 shekel (7.500 dollari).

(Nella foto: una bandiera israeliana, sventola  sul tetto di un insediamento a Gerusalemme Est, di fronte alla cupola della moschea di Al-Aqsa il 17 settembre 2015. AFP / Thomas Coex)

Traduzione di Edy Meroli