Aprile nero: 15 anni dopo, l’odore della morte è ancora presente

1358956082Nablus – PIC. Da quindici anni, il mese di aprile non arriva da solo ma con tanti ricordi dolorosi.  Le terribili immagini di quel giorno d’aprile del 2002 non smettono di perseguitare l’anima degli abitanti della città di Nablus in generale e del suo antico borgo in particolare.  Quindici anni fa, interi edifici sono stati trasformati in macerie; l’odore della morte era ovunque, in ogni quartiere, in ogni vicolo.

Quindici anni fa, nell’aprile del 2002, le forza di occupazione sioniste hanno invaso l’antico borgo di Nablus e hanno commesso ogni tipo di reato.  Alcune case sono state distrutte sui loro abitanti, numerosi massacri sono stati perpetrati contro intere famiglie.  L’unica famiglia di al-Shaaby ha perso otto dei suoi membri in un solo colpo.

I dettagli del crimine

Mahmoud, un figlio della famiglia di al-Shaaby, non era a casa quando questa è stata bombardata. E’ per questa semplice ragione che è ancora vivo.  PIC lo ha incontrato per parlare di questo giorno.

«Quando le forze d’occupazione sioniste avevano revocato il cessate il fuoco, sono ritornato per sapere della mia famiglia. Non ho trovato la mia famiglia, ma la morte.  Mio padre, mio fratello con sua moglie e i suoi bambini, erano coperti di sangue e ammassati al suolo, prima che le ambulanze li portassero all’obitorio».

Mahmoud ha continuato le ricerche per trovare infine suo zio Abdallah e sua moglie ancora vivi.  E’ vero che suo zio è sopravvissuto, ma è rimasto scioccato a vita, dice: lui crede che la sua vita finirà sotto i carri armati, i missili, le granate dell’occupazione sionista.

Non lontano dalla piazza dove si trovava un tempo la casa di al-Shaabi, PIC ha incontrato Abu Mohammed al-Amoudi, un abitante della zona.  Lui ricorda benissimo il crimine sionista: «E’ molto difficile dimenticare i dettagli di un crimine che tutte le future generazione non potranno dimenticare.  Quello che è successo alla famiglia al-Shaabi è inimmaginabile, senza parlare di tutte le aggressioni commesse contro le moschee: alcune sono state invase, altre distrutte».

«Quindici anni dopo, non si possono dimenticare le immagini dei corpi di civili, così come dei partigiani, a terra, ovunque, nell’antico borgo di Nablus e nei quartieri. Queste immagini sono ancora vive dappertutto, così come l’odore della morte», dice al-Amoui.

Il luogo dove si trovava la casa di al-Shaabi è diventato il simbolo della città.  Le persone arrivano per visitarlo, per vivere i dettagli del crimine sionista, anche se la casa è stata totalmente cancellata dalla carta.  Questo luogo è un capitolo oscuro di un aprile nero.

Oggi, molte istituzioni della società civile incitano ad organizzare attività popolari e artistiche per far conoscere questo luogo e la sua storia attraverso viaggi, esposizioni, sfilate.

Traduzione di Daniela Minieri