Articolo di Giulietto Chiesa su rapporto EU

Da
www.megachip.info 
 

di
Giulietto Chiesa
  

Il
documento che qui pubblichiamo non è inedito in senso assoluto, ma è
quasi sconosciuto al grande pubblico. Va detto subito che non si tratta
di un pamphlet estremista, ma di un rapporto dei
capi missione europei su Gerusalemme est, preparato nel dicembre 2005
per il Consiglio dei Ministri degli Esteri dell’Unione Europea.

Perché è
rimasto sconosciuto?
  

Perché il
Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea ha deciso di non renderlo
noto nemmeno ai deputati europei. Il mainstream informativo, a sua
volta, lo ha ignorato, dimostrando ancora una volta quanta influenza lo
Stato d’Israele e gli Stati Uniti abbiano sul sistema informativo
mondiale.
 

Ciò
non ha impedito che il documento emergesse e provocasse forti reazioni
nel Parlamento Europeo e nei diversi gruppi politici. Ho presentato
un’interrogazione alla Commissione e al Consiglio per ottenere una
risposta formale in merito. La risposta arriverà tardi, naturalmente.
  

La ragione
ufficiosa addotta dal Consiglio per non pubblicare il rapporto è stata
che esso avrebbe potuto nuocere allo svolgimento delle elezioni
palestinesi, gettando benzina sul fuoco. Chiunque capisce, al contrario,
che – come spiegano gli estensori del documento – nelle condizioni che
essi descrivono con assoluta puntualità e dettaglio, proprio una tale
presa di posizione europea avrebbe dato speranza, e speranza di pace, ai
palestinesi, rendendo le elezioni più sicure.
 

Il
Parlamento Europeo, venutone a conoscenza, non è riuscito, anche (ma
non soltanto) per ragioni tecnico-procedurali, a esprimere per tempo la
sua opinione. Ma io ritengo che la pubblicazione per esteso del
documento su Megachip possa rappresentare un contributo di pace e di
giustizia.
  

Scrivo
queste note alla vigilia della mia partenza per Gerusalemme dove
assisterò allo svolgimento delle elezioni come membro della
delegazione del Parlamento Europeo e ne renderò informazione ai
nostri lettori.
  

RAPPORTO
DEI CAPI MISSIONE SU GERUSALEMME EST (rapporto scritto per i ministri
degli Esteri dell’Unione Europea, finora non reso pubblico)
 

SOMMARIO  

1.
Gerusalemme Est ha un valore centrale per i palestinesi in termini
politici, economici, sociali e religiosi. Molte politiche israeliane
interconnesse tra di loro, stanno riducendo le possibilità di
raggiungere un accordo definitivo sullo status di Gerusalemme e
dimostrano chiaramente l’intenzione di Israele di trasformare
l’annessione di Gerusalemme Est in un fatto concreto:
 

 il completamento quasi ultimato del muro intorno a Gerusalemme
Est, lontano dalla linea verde;
 

 la costruzione e l’espansione di insediamenti illegali da
parte di enti privati e da parte del governo israeliano all’interno di
ed intorno a Gerusalemme Est;
 

 la demolizione di case palestinesi costruite senza permessi
(che sono pressoché inottenibili);

 l’irrigidimento delle regole che separano i palestinesi
residenti a Gerusalemme Est da quelli residenti in Cisgiordania,
compresa la riduzione dei permessi di lavoro;
  

 e la politica discriminatoria per tassazione, spesa pubblica e
rilascio di permessi per costruzioni praticata dalla municipalità di
Gerusalemme.
 

2. Il
progetto di espandere l’insediamento di Ma’aleh Adumim nella
cosiddetta area “E1” ad est di Gerusalemme minaccia di completare
l’accerchiamento della città con insediamenti israeliani, dividendo
la Cisgiordania in due aree geografiche separate. La proposta estensione
del muro da Gerusalemme Est per formare un’enclave attorno a Ma’aleh
Adumim avrebbe lo stesso effetto. Il 2004 ha visto quasi quadruplicarsi
il numero di demolizioni di edifici palestinesi a Gerusalemme Est. è
previsto un numero simile di demolizioni nel 2005. Nel mese di giugno
hanno destato molta attenzione 88 case nell’area di Silwan, nei
confronti delle quali erano stati emessi ordini di demolizione.
 

 3. Quando il muro sarà
completato, Israele controllerà l’accesso da e verso Gerusalemme Est,
tagliando fuori le sue città satellite palestinesi di Betlemme e
Ramallah e il resto della Cisgiordania. Questo avrà serie conseguenze
in termini economici, sociali ed umanitari per i palestinesi. Tramite
una rigorosa applicazione delle politiche sulla residenza e sullo status
di cittadinanza ( ID status ), Israele alla fine sarà in grado di
completare l’isolamento di Gerusalemme Est – il centro politico,
sociale, commerciale e infrastrutturale della vita palestinese.
 

4. Le
attività di Israele a Gerusalemme costituiscono una violazione sia di
quanto previsto dagli obblighi previsti nella Road Map , che da quelli
del diritto internazionale. Nella Comunità Internazionale, noi ed altri
abbiamo esposto con chiarezza le nostre preoccupazioni in numerose
occasioni, con diversi effetti.
  

I
palestinesi, senza eccezione, sono profondamente allarmati per
Gerusalemme Est. Temono che Israele “se la cavi”, con la copertura
del disimpegno da Gaza. Le azioni di Israele rischiano inoltre di
radicalizzare l’atteggiamento della popolazione palestinese di
Gerusalemme Est, che fino ad ora è stata relativamente tranquilla.
Urgono prese di posizione chiare da parte della Comunità Europea e del
Quartetto, sul fatto che Gerusalemme deve rimanere una questione da
negoziare per entrambe le parti ed il fatto che Israele deve desistere
da tutte le misure che potrebbero impedire tali negoziati. Vanno inoltre
sostenute le attività culturali, politiche ed economiche palestinesi a
Gerusalemme Est.
  

RACCOMANDAZIONI 

Sul
piano politico
  

Prese di
posizione chiare da parte della Comunità Europea e del Quartetto, sul
fatto che Gerusalemme deve rimanere una questione da negoziare per
entrambe le parti ed il fatto che Israele deve desistere da tutte le
misure che potrebbero impedire tali negoziati. Possiamo prendere in
considerazione una presa di posizione incentrata sulla questione di
Gerusalemme Est al GAERC di novembre. Potremmo anche sollecitare che una
presa di posizione analoga venga fatta dal Quartetto.
 

  La fase uno della Road Map chiede la riapertura delle
istituzioni palestinesi a Gerusalemme Est ed in particolare della Camera
di Commercio. La riapertura degli enti istituzionali darebbe ai
palestinesi un segnale rispetto al fatto che la Comunità Internazionale
prende in seria considerazione le loro preoccupazioni e che agisce.
Potremmo includere un appello per la riapertura degli enti istituzionali
negli appelli sopraccitati ed analizzare con le due parti, come e quando
la riapertura potrà essere effettuata.
 

  Richiedere che il governo israeliano metta fine al
trattamento discriminatorio dei palestinesi a Gerusalemme Est, in
particolare per quanto riguarda i permessi di lavoro, i permessi per
costruire, la demolizione di case, la tassazione e la spesa pubblica.
 

 L’UE dovrebbe prendere in
considerazione e valutare le conseguenze e l’eventualità che
Gerusalemme venga esclusa da determinate attività di cooperazione tra
UE e Israele.
 

Sul
piano operativo:
 

Organizzare
incontri politici con l’ANP a Gerusalemme Est, compresi incontri a
livello ministeriale.
 

 Iniziative (appelli, lettere, contatti, incontri, ecc.)
incentrati su questioni come l’accesso, i permessi per costruzioni, le
conseguenze del muro, ecc..
 

  (….) 

 Il Piano Regolatore per Gerusalemme (Jerusalem Masterplan) che
attualmente è in via di approvazione, dovrebbe essere sottoposto ad
un’analisi tecnica, seguita da una decisione su come valutare il piano
per quanto riguarda le conseguenze legali, la consapevolezza a livello
pubblico, ecc.. Il piano attualmente esiste solo in ebraico (dovrebbe
essere tradotto in arabo ed in inglese).
 

 Tutti gli MS ed EC dovrebbero aumentare l’attività
progettuale a Gerusalemme Est con un equilibrio tra progetti su
fornitura di servizi, assistenza, sviluppo e politici (prendendo in
considerazione la Multi Sector Review ). Il sostegno alla società
civile è importante. Un inventario delle attività di EC ed MS a
Gerusalemme Est sarebbe un utile inizio.
 

 Per quanto riguarda la demolizione di case per mancanza di
permessi per costruzioni a Gerusalemme Est, l’UE potrebbe seguire vari
percorsi:
 

  1. sostegno
    a progetti legislativi predisposti per sostenere i palestinesi
    minacciati da demolizioni di case e per coloro che le hanno subite  

  2. promuovere
    iniziative per regolarizzare case “illegali” (p.es. introducendo
    piani urbanistici alternativi retroattivi)  

  3. facilitare
    soluzioni per ottenere permessi per costruzioni  

  4. progetti
    UE con ONG palestinesi sulla consulenza legale per quanto riguarda
    permessi per costruzioni e demolizioni di case  

  5. un
    progetto UE sullo sviluppo di un piano regolatore per la
    pianificazione urbanistica e residenza legale per i sobborghi
    palestinesi di Gerusalemme Est.

  Facilitare una soluzione del problema dell’accesso. Questo
comprenderebbe una serie di misure politiche ed operative, sia a breve
che a lungo termine.
 

 Sostegno ad organizzazioni locali ed internazionali nei loro
sforzi per l’informazione su Gerusalemme Est.
 
Aumentare l’assistenza
europea alle istituzioni palestinesi a Gerusalemme Est, comprese le
attività culturali e l’ empowerment della comunità.

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