As-Sabah: quella dei detenuti palestinesi è la causa centrale della nazione araba e islamica

Gaza-InfoPal. Il ministro dei Prigionieri del governo di Gaza, ‘Atallah Abu as-Sabah, ha affermato che la questione dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane “rappresenta la causa centrale della nazione araba e islamica, specialmente dopo la vittoria del popolo palestinese e la grande prova di coraggio dimostrata dai due detenuti in sciopero della fame da 40 giorni, Ayman al-Sharawna e Samer al-’Issawi”. 

Le dichiarazioni di as-Sabah sono giunte durante una visita effettuata presso il suo ministero da una delegazione irlandese, guidata da Gerry McLochlainn e composta da alcuni deputati irlandesi, alla presenza delle famiglie di alcuni detenuti e ex prigionieri palestinesi liberati dalle carceri dell’occupazione. 

Il ministro palestinese ha reso noto che all’interno delle carceri israeliane sono detenuti circa 6000 cittadini palestinesi, 40 dai quali sono affetti da gravi malattie croniche che mettono a rischio la loro vita.

As-Sabah ha espresso la sua gratitudine per l’importante ruolo svolto dall’Irlanda a sostegno della causa palestinese, ribadendo la necessità di comunicare le sofferenze del popolo palestinese a tutto il mondo libero. Egli ha anche incaricato la delegazione di diffondere un suo messaggio a tutto il popolo irlandese. 

Dal canto suo, la moglie del detenuto Dirar Abu Sisi, rapito dal Mossad e detenuto in un carcere israeliano, ha raccontato le sofferenze vissute dal suo marito, alla luce del divieto di visite imposto a lei e ai suoi figli, la mancanza di medicine e il protrarsi della sua detenzione in una cella di isolamento. 

Da parte sua, McLochlainn ha affermato che la delegazione da lui presieduta “rappresenta diversi segmenti del popolo irlandese, ed è giunta a Gaza per trasmettere tutto l’amore e l’apprezzamento nei confronti del popolo palestinese”, aggiungendo che il suo popolo “sostiene la causa palestinese in tutti i sensi della parola”. 

Egli ha aggiunto: “I detenuti palestinesi non possono essere considerati come dei numeri, ciascuno di essi ha una storia che il mondo libero dovrà conoscere”, ribadendo che il popolo palestinese “ha tutto il diritto di abbracciare le armi e difendersi, finché c’è un’occupazione che distrugge, uccide e semina il caos”.