Beirut – InfoPal. Nahlah Shahal, docente di sociologia politica e ricercatrice nel campo delle relazioni internazionali, è intervenuta a proposito della mancata espressione di protesta nelle piazze arabe per quanto sta accadendo in queste ore in Palestina, in particolare nella Striscia di Gaza.
“E’ comprensibile non aver assistito alle consuete manifestazioni di rabbia – dice Shahal -, perché sono tutti preoccupati e coinvolti nei rispettivi processi nazionali, tuttavia, non credo che le masse popolari nel mondo arabo abbiano mutato la propria percezione della causa palestinese, la quale resta prioritaria per tutti.
“Le rivolte arabe saranno funzionali a un risollevamento della questione palestinese, il fatto che le genti stiano chiedendo di prendere le redini del proprio destino, si allinea naturalmente con la storica istanza di auto-determinazione e liberazione della Palestina dall’occupazione sionista.
“Il clima attuale non è quindi conseguenza di un declino dell’interesse arabo per la causa palestinese, ma è innegabile che le istanze di riforma e cambiamento della gente stiano trovando risposta unicamente in repressioni sangunarie”.
Poche ore prima che Israele violasse il cessate il fuoco raggiunto con la resistenza palestinese grazie alla mediazione egiziana, Shahal aveva definito “valida l’intermediazione dell’Egitto”, commentando: “Mi pare un modello di politica del pragmatismo contro l’aggressione israeliana. L’Egitto non intende aprire un fronte di guerra con Israele in questa fase”.
Andando oltre, l’esperta aggiunge: “Credo che la crescente aggressività sionista sia strettamente correlata alla questione iraniana, se esiste una questione iraniana, e quindi colloco la catena di attacchi omicidi contro la Striscia di Gaza, colpendo il Jihad Islamico, in un contesto regionale che raggiunge l’Iran. Israele ha voluto inviare un messaggio all’Iran: ‘Siamo pronti ad attaccare militarmente da un momento all’altro’”.