Ramallah – InfoPal. Il ministro per gli Affari dei prigionieri, ‘Isaa Qaraqe’, ha denunciato l’assalto israeliano ai danni di 61 detenuti palestinesi nel carcere di Nafhah.
E’ accaduto ieri mattina, nell’ambito della campagna israeliana atta a costringere i detenuti palestinesi a sottoporsi al test del Dna, in violazione alla Convenzione di Ginevra.
Al momento dell’ordine di presentarsi in infermieria, i detenuti si sono rifiutati, ed è stato allora che militari e agenti carcerari si sono avventati con violenza sui palestinesi, molti dei quali sono rimasti feriti. Dopo l’accaduto, Israele ha posto il divieto di ingresso nella prigione di Nafhah ai legali.
Tra questi detenuti vi è anche ‘Atiyah Abu Mousa, prigioniero palestinese tra i decani.
Proviene da Khan Younes (Gaza Sud), è in detenzione da19 anni: fu arrestato nel 1994 insieme a Hazem Shabir per aver ucciso un soldato dell’occupazione all’interno di Israele (Territori palestinesi occupati nel ’48, ndr).
Abu Mousa, attivista di un braccio operativo di Fatah, oggi 41enne, sta scontando l’ergastolo: fu arrestato nel 1989, per 9 mesi, e nel 1991, per 6 mesi.
Per ragioni di sicurezza, Abu Mousa non riceve le visite della famiglia da 12 anni, provvedimento questo che, dal 2007, investe tutti i detenuti palestinesi provenienti dalla Striscia di Gaza.
Dura la condanna di Hamas per l’assalto: il leader Isma’il Radwan ha lanciato un appello agli enti competenti perché “oggi, insieme all’assalto contro i detenuti a Nafhah, Israele si è macchiato di un altro crimine di guerra, con la deportazione a Gaza di Hana’ ash-Shalabi”.
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