Assedio alla Striscia di Gaza: l’appello di alcune ong italiane.

 

Pubblichiamo qui di seguito l'appello con cui alcune Ong italiane richiedono all'Unione Europea e al governo italiano di adoperarsi per la riapertura dei valichi di frontiera con Gaza.

SEI MESI DOPO L'OPERAZIONE MILITARE ISRAELIANA “PIOMBO FUSO”
A GAZA NULLA E' CAMBIATO
Gerusalemme, 22 luglio 2009
Le Organizzazioni non governative italiane impegnate nella promozione e nella tutela dei
diritti del Popolo Palestinese rilanciano l’appello promosso da una coalizione di
organizzazioni umanitarie tra cui Oxfam International, Care West Bank and Gaza, War
Child Holland e Medical Aid for Palestinians UK, in cui si chiede alla comunità
internazionale e in particolare all’Unione Europea, di compiere maggiori sforzi per
rispondere concretamente ai bisogni della popolazione di Gaza colpita dall’ultima
offensiva militare israeliana.
Sono trascorsi sei mesi dalla fine dell'attacco militare israeliano a Gaza e centinaia di
migliaia di persone non hanno ancora una casa e non hanno accesso ai servizi di base,
come l’acqua potabile.
L’economia, incluso il settore agricolo, è quasi al collasso e la ricostruzione sembra
un’impresa impossibile. L’Operazione Piombo Fuso (Cast Lead) ha distrutto il tessuto
economico già fortemente indebolito dall’embargo imposto dal Governo Israeliano. Non
ha senso continuare a privare le persone dell’opportunità di lavorare e sostenere le proprie
famiglie. I valichi di frontiera devono essere aperti subito in modo da facilitare la ripresa
delle attività economiche nel più breve tempo possibile.
La ricostruzione è attualmente fortemente limitata a causa del divieto imposto dal
Governo israeliano di far entrare nella Striscia di Gaza materiali come cemento e ferro.
Ciò significa che 20,000 famiglie le cui abitazioni sono state rase al suolo o severamente
danneggiate durante l’ultimo conflitto, non possono riprendere una vita normale. Molti
sono costretti a vivere in campi profughi o in abitazioni improvvisate e del tutto precarie.
Inoltre, circa 35,000 persone non hanno accesso all’acqua potabile e a un sistema sicuro
di trattamento delle acque reflue. La ricostruzione di scuole, ospedali, università e di
molte altre infrastrutture pubbliche non ha ancora avuto inizio. Cibo e medicine passano,
in modo irregolare, solo attraverso il valico di Kerem Shalom e molte scorte di medicinali
sono in fase di esaurimento.
Nessun passo in avanti è stato compiuto dalla comunità internazionale per garantire
l’entrata a Gaza degli aiuti e dei materiali di costruzione. E’ giunto il momento che i
leader mondiali intraprendano azioni concrete volte a fare pressioni sul Governo
Israeliano affinché i valichi vengano aperti e garantiscano l’entrata degli aiuti e dei
materiali per la ricostruzione. Le restrizioni e i divieti imposti da Israele sono misure che
violano i diritti umani della popolazione civile di Gaza. Tutto questo è inaccettabile.
Pertanto facciamo appello all’Unione Europea affinché congeli il rafforzamento
dell’accordo di associazione UE-Israele, accordo che ha come prerequisito da parte dello
Stato di Israele il rispetto “dei principi della Carta delle Nazioni Unite, in particolare il
rispetto dei diritti umani, dei principi democratici e la libertà economica” (“EUROMEDITERRANEAN
AGREEMENT” – Preamble); e compia tutti gli sforzi diplomatici
necessari per garantire il pieno rispetto del diritto internazionale tenendo fede agli
impegni presi per rilanciare il processo di ricostruzione a Gaza.
Richiediamo, inoltre, al Governo Italiano che ha stanziato quattro milioni di euro per aiuti
di emergenza indirizzati alla popolazione della Striscia di Gaza di esercitare le pressioni
necessarie sul Governo di Israele affinché garantisca l’apertura dei valichi di frontiera ed
il passaggio dei beni necessari per realizzare le attività ed i progetti di ricostruzione e di
riabilitazione finanziati attraverso tali fondi. Come affermano le agenzie delle Nazioni
Unite nei loro rapporti, il miglioramento delle condizioni della popolazione della Striscia
di Gaza non è possibile senza l’apertura dei valichi di frontiera che permettano il
passaggio di merci necessarie per la ricostruzione, come il cemento, e la ripresa delle
attività commerciali e produttive.
I Firmatari
ACS
CISP
CISS
COSPE
CRIC
CENTRO INTERNAZIONALE CROCEVIA
DISVI
EDUCAID
MEDINA
OVERSEAS
TERRE DES HOMMES – ITALIA
VIS

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