Associazione consumatori palestinesi: Ue boicotti le merci degli insediamenti

Ramallah-Infopal. L’Associazioni di tutela dei consumatori palestinesi ha invitato i Paesi europei a boicottare i prodotti e i servizi degli insediamenti israeliani, e a impedire il loro ingresso nell’Ue.

In un comunicato stampa, l’associazione ha reso noto che “trattare merci e servizi prodotti negli insediamenti legittimerebbe la loro esistenza. Il fatto che le colonie siano state imposte, con la forza dell’occupazione, sui territori arabi, sottratti nel 1967, è illegittimo ed illegale, per cui, qualsiasi attività commerciale con esse, oltre ad essere illegale, rappresenterebbe una flagrante violazione dei nostri diritti nazionali e della nostra sovranità, sul territorio che ci appartiene, quello dello Stato della Palestina”.

Il presidente dell’associazione, Azmi al-Shyoukhi, ha esortato i ministri degli Esteri dell’Ue – che si sono detti disponibili ad apporre dei contrassegni sui prodotti degli insediamenti, per agevolare la loro distinzione da parte dei commercianti e consumatori europei- a lavorare per impedire l’ingresso delle stesse nei territori europei.

Al-Shyoukhi ha avvertito le aziende straniere dal commercializzare le merci o fornirle agli insediamenti, sottolineando che “la legge palestinese sul boicottaggio considera tutte le aziende straniere che intrattengono rapporti commerciali con gli insediamenti, alla stregua di quelle fondate negli stessi”.

Dal canto suo, domenica 21 aprile, il quotidiano ebraico Haaretz ha rivelato che quasi la metà dei paesi dell’Ue ha comunicato all’Alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri, Catherine Ashton, il proprio appoggio alla decisione di apporre dei segni distintivi sulle merci, prodotte negli insediamenti della Cisgiordania e Gerusalemme Est, chiedendo di sviluppare le relative istruzioni, prima dell’effettiva attuazione.

Il giornale ha aggiunto che il 12 di aprile, circa 13 ex funzionari dell’Ue avevano inviato un messaggio ad Ashton, nel quale chiedevano di prendere una posizione più decisa nei confronti della politica israeliana nei territori palestinesi occupati.