Attacco alla Freedom Flotilla, il Pchr condanna il rapporto Palmer

Pchr. Il Centro palestinese per i diritti umani (Pchr) condanna con risolutezza il rapporto del Comitato istituito dal segretario generale Onu per indagare sull'attacco in acque internazionali contro la Mavi Marmara (Comitato Palmer), una delle navi della Freedom Flotilla alla guida della missione di aiuti umanitari destinati alla popolazione civile della Striscia di Gaza assediata.

Pchr sostiene che il Comitato ha dato priorità a considerazioni di ordine politico rispetto alla legge internazionale e ai diritti delle vittime, mentre legittima la politica di punizione collettiva rappresentata dal blocco imposto da Israele su Gaza.

Stando ad alcuni estratti ufficiosi pubblicati dal “The New York Times” lo scorso 1 settembre, il rapporto conclude che “il blocco navale su Gaza è legale alla luce della legge internazionale”.
Di conseguenza, non si chiede a Israele di porgere le scuse per il reato commesso contro difensori dei diritti umani impegnati a portare legalmente aiuti a Gaza.
Nove civili morirono e ameno altri 50 furono feriti. Il rapporto ammette che Israele fece uso di eccessiva forza contro la Freedom Flotilla, e chiede che i familiari delle vittime vengano ricompensati.
Pchr sostiene che le raccomandazioni del rapporto non siano commisurate ai crimini ai quali il testo fa riferimento, non prende in considerazione i resoconti dei medici legali in base ai quali la maggioranza delle vittime furono raggiunte – più volte – da colpi di arma da fuoco da una distanza ravvicinata.

Pchr ribadisce che l'attacco contro la Mavi Marmara è stato un orribile crimine e che fu usata forza letale, assassinando e ferendo decine di attivisti civili della solidarietà internazionale a bordo della Freedom Flotilla.

Pchr sostiene che il Comitato d'indagine istituito da Ban Ki-moon, segretario generale Onu, il 2 agosto 2010, e che ha avviato la propria missione il 10 agosto 2010, sia una realtà puramente politica e che anche le sue conclusioni siano politiche. Non ci si aspetta, quindi, un'opinione legale dal momento in cui si stabilisce qui la legalità del blocco che Israele impose su Gaza.

Il Comitato è composto da Geoffrey Palmer, ex premier della Nuova Zelanda, in qualità di presidente, Alvaro Uribe, ex presidente della Colombia alla vice presidenza del Comitato. Inoltre ne fanno parte l'israeliano Joseph Itzhar e il turco Sűleyman Ȍzdem Sanberk. Sono diverse le realtà per i diritti umani ad aver accusato in Colombia Uribe di essersi macchiato di violazioni ai diritti umani nel proprio paese.

Oltre a ciò, Pchr sostiene che il Comitato d'indagine manchi di professionalità in quanto le sue conclusioni contraddicono le varie opinioni legali emesse da numerosi esperti della legge internazionale e da Agenzie Onu.
Tutti infatti, hanno definito il blocco imposto su Gaza da Israele “illegale” e “una forma di punizione collettiva”, vietata dall'art. 33 della IV Convenzione di Ginevra per la protezione di persone civili in tempo di guerra*.
Secondo il parere di Pchr, è coerente la mobilitazione di organizzazioni e di difensori dei diritti umani in direzione della rottura dell'illegale assedio imposto su Gaza: durano da cinque anni l'assedio totale e la chiusura di ogni frontiera, mentre l'aeroporto internazionale di Gaza fu distrutto da Israele nel 2000.

Dopo aver stabilito tutto questo, Pchr condanna le conclusioni del Comitato Palmer, le quali contraddicono la posizione della comunità internazionale sul blocco imposto su Gaza, in particolare i rapporti internazionali che espongono la realtà dei diritti umani nei Territori palestinesi occupati, Gaza compresa, e sostenuti – tra le altre cose – anche dal Consiglio per i diritti umani Onu e dal Relatore Speciale sui Territori palestinesi occupati. Le conclusioni della Comitato Palmer sono inoltre una contraddizione al Rapporto Goldstone stilato dalla Missione d'indagine sul conflitto su Gaza istituita dal Consiglio per i diritti umani Onu per indagare sull'offensiva militare israeliana contro Gaza (2008-2009). In base ad essa, il blocco è illegale.
Ma il rapporto Palmer è anche contrario al parere legale emesso dal Comitato della Croce rossa internazionale (Icrc) organo deputato a fornire un'interpretazione della legislazione internazionale, secondo cui il blocco rappresenta una punizione collettiva contro la popolazione civile della Striscia di Gaza, ed è una violazione esplicita agli obblighi che Israele detiene in base alla legge internazionale.

Pertanto: 

1- Pchr respinge totalmente le conclusioni del rapporto emesso dal Comitato Palmer, considerandolo politicizzato e incurante della legge internazionale. Pchr inoltre chiede a tutte le organizzazioni per i diritti umani di condannarlo, e di non farsi trascinare da conclusioni che contraddicono la legge e gli standard internazionali sui diritti umani.

2- Pchr pone l'enfasi sulle conseguenze: ulteriori sofferenza e offesa a 1,6milione di palestinesi di Gaza, i quali vivono sotto un assedio illegale che viola la legge e gli standard internazionali sui diritti umani e quelli umanitari.

3- Pchr ribadisce che il blocco è illegale e che costituisce una violazione alla legge internazionale, così come confermato dalle Agenzie Onu, compreso il Consiglio Onu per i diritti umani, i rapporti del Relatore Speciale Onu sui Territori palestinesi occupati, quelli di Icrc e quelli delle organizzazioni internazionali, tra le quali anche la “Federazione internazionale per i diritti umani”, “Amnesty International” e “Human Rights Watch”.

4- Pchr chiede alla comunità internazionale di intensificare gli sforzi per fermare la politica della punizione collettiva contro la popolazione della Striscia di Gaza e per la rimozione del blocco imposto da Israele da cinque anni.

5- Pchr chiede l'avvio di un'indagine penale internazionale sui reati per i quali esistono prove e documentazione legali, compresi i resoconti sulle vittime dei medici legali.

6- Pchr sostiene il governo turco davanti alla Corte penale internazionale, corpo giudiziario supremo incaricato di esprimere un parere sul crimine, ricordato il Parere consultivo sul Muro d'Apartheid in Cisgiordania, emesso nel luglio 2004, il quale considera illegale l'assedio imposto sui Territori palestinesi occupati una forma di punizione collettiva proibita dalla legge internazionale. Pchr infine, chiede a tutti gli Stati e alle organizzazioni internazionali di sostenere la Turchia in tale azione.

 

*Art.33: Nessuna persona protetta può essere punita per un'infrazione che non ha commesso personalmente. Le pene collettive, come pure qualsiasi misura d'intimidazione o di terrorismo, sono vietate.

È proibito il saccheggio.

Sono proibite le misure di rappresaglia nei confronti delle persone protette e dei loro beni.

(Foto: Pal-Info).

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