Attacco terroristico strumentale?

Alcune riflessioni.

Riceviamo da Susanne Scheidt e pubblichiamo.

Se è vera la notizia che l’attentatore avrebbe, in passato, lavorato come autista proprio per questa, particolarissima scuola talmudica (*), allora non può che essere stato un collaboratore con i servizi segreti israeliani, consumato a fine corsa con i soliti sistemi.  

Che ci sia qualcosa che non quadra riguardo alla dinamica dell’attentato, risulta dalle contraddizioni: all’inizio, ieri sera, si era parlato di due attentatori. Più tardi, di uno solo. All’inizio si era detto che colui che aveva sparato all’impazzata, sarebbe stato dotato anche di una cintura-kamikaze con esplosivi. Oggi, questo viene smentito.
 
Accertato che non vi era carica esplosiva sul corpo dell’attentatore e che costui non ha lanciato una bomba, ma ha usato un fucile, non quadra nemmeno la storia della sua morte: dalle comunicazioni della polizia israeliana alle agenzie stampa risulta che sarebbe stato colpito con arma da fuoco da uno degli studenti, e poi, in seguito, avvicinato da un agente della sicurezza che l’avrebbe freddato. Se è vero che l’attentatore era già stato colpito, allora era contro-producente freddarlo: sarebbe stato meglio interrogarlo per scoprirne i compagni.
 
Se l’attentatore fosse stato arrestato e fosse stata aperta un’indagine giudiziaria nei suoi confronti, il governo israeliano avrebbe dovuto gestire la faccenda nell’ambito della politica interna e giudiziaria. Che però era ciò che non voleva, perché questo avrebbe escluso la possibilità da parte del suo patrono, gli USA, di convocare immediatamente una riunione d’emergenza del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, con una bozza pronta per la "condanna del terrorismo dei palestinesi".
Grazie alla Libia, membro non-permanente, non è stata raggiunta l’unanimità sulla bozza da votare, in quanto essa ha insistito a includere le offensive militari israeliane contro la popolazione della Striscia di Gaza nella condanna contro il terrorismo.
 
(*) La scuola talmudica, la Merkaz Ha’rav – il Centro del Rabbino – funge da centro religioso di Gush Emunim, il movimento che costituisce la colonna portante dell’ideologia colonialista nella West Bank.
 
Susanne

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