Attivista gerosolimitano: una sinagoga sorgerà su un sesto della superficie di al-Aqsa

Al-Quds (Gerusalemme)-Quds Press. Un attivista palestinese, specializzato negli affari di Gerusalemme, ha rivelato che le attività di insediamento nella città Santa hanno avuto un’escalation drammatica dopo la ripresa dei negoziati israelo-palestinesi, circa due mesi fa.

Rasem Ubaidat, attivista del Comitato di Azione civile e nazionale di Gerusalemme, ha spiegato che le autorità israeliane hanno approvato la costruzione di migliaia di unità coloniali mentre decine di progetti di insediamento sono in attesa di approvazione.

In alcune dichiarazioni rilasciate a Quds Press, Ubaidat ha riferito che “l’approvazione dei progetti coloniali avviene ormai pubblicamente e l’Autorità palestinese (Anp) ne è consapevole, in quanto le gare d’appalto per la costruzione coloniale vengono pubblicate sulla stampa israeliana”. “Noi a Gerusalemme assistiamo ai lavori di costruzione delle nuove unità, che ormai non sono più un segreto”, ha aggiunto. Ubaidat ha anche sottolineato che “le attività di insediamento si stanno concentrando nei quartieri arabi di Gerusalemme, per attuare uno schema atto a separare questi quartieri tra loro, evitando ogni forma di contiguità territoriale tra gli abitanti palestinesi di Gerusalemme”.

Ubaidat ha aggiunto che da quando si è iniziato a parlare di ritorno ai negoziati, le autorità di occupazione hanno approvato la costruzione di 4.000 unità abitative in vari quartieri di Gerusalemme Est, sottolineando che questo numero non comprende i lavori di costruzione già in atto nella parte occidentale della città Santa.

Una sinagoga sorgerà su un sesto della superficie della moschea di al-Aqsa. Ubaidat ha ritenuto che il rischio più grave rappresentato dalle attività coloniali è quello che minaccia i cortili della moschea di al-Aqsa. “Le autorità di occupazione sono impegnate nella creazione di una nuova realtà, attraverso le incursioni quotidiane dei coloni, protetti dalla polizia israeliana. Il tutto con l’approvazione dell’ambiente politico israeliano. Diverse pratiche religiose vengono eseguite nei cortili della moschea, mentre ai fedeli musulmani viene impedito l’ingresso. Proprio pochi giorni fa, le forze israeliane hanno impedito ai musulmani di entrare nella moschea, al fine di permettere agli estremisti israeliani di accedervi. È evidente che siamo di fronte ad un piano per la spartizione temporale e spaziale del luogo Santo”, ha affermato l’attivista palestinese. Ha anche riferito di un piano israeliano per edificare una sinagoga ebraica su un sesto della superfice di al-Aqsa, portato avanti dall’associazione coloniale, Yishai, che ha già ottenuto tutte le autorizzazioni richieste.

Stando a quanto dichiarato dall’attivista, anche le scuole palestinesi sono oggetto dell’attacco israeliano contro Gerusalemme. Egli ha spiegato che “le autorità di occupazione hanno iniziato ad imporre il programma scolastico israeliano nelle scuole arabe della città, già introdotto in cinque scuole, al fine di alterare la consapevolezza dei gerosolimitani”.

In base a questo programma, Gerusalemme non è una città occupata, bensì, essa è la capitale dello Stato ebraico. La moschea di al-Aqsa diventa il Monte del Tempio mentre la Cisgiordania diventa la Giudea e la Samaria. Inoltre, agli studenti viene insegnato l’inno israeliano anziché quello nazionale palestinese. In aggiunta a ciò, agli studenti vengono impartiti degli insegnamenti che riguardano la vita di alcune figure del sionismo che ebbero un ruolo di primo piano nei crimini dell’occupazione contro il popolo palestinese, Ben- Gurion, Yitzhak Shamir e altri, solo per fare un esempio. Tutto ciò rappresenta un tentativo per alterare e distorcere la storia e la consapevolezza di appartenenza nazionale dei palestinesi”, ha dichiarato l’attivista.

Ubaidat ha quindi condannato il silenzio arabo, islamico e palestinese, sia a livello politico che popolare, su quanto sta accadendo a Gerusalemme. E ha esortato a sviluppare una strategia araba e musulmana per salvare la città, avvertendo che “se non si agisce in fretta, la presenza araba a Gerusalemme si ridurrà a piccole isolette in un grande oceano israeliano”.

L’attivista ha poi deplorato il silenzio del governo giordano, che ha firmato un accordo con l’Anp che delega la responsabilità su Gerusalemme e al-Aqsa ai Hashemiti. Ha aggiunto che tale accordo “è nato debole, perché dal momento in qui esso è stato raggiunto, le autorità giordane non hanno mosso un dito contro le pretese israeliane sulla moschea di al-Aqsa. Non hanno nemmeno minacciato di ritirare l’ambasciatore giordano o presentare una denuncia al Consiglio di sicurezza”. “Ciò rivela che l’accordo era una semplice formalità, parte di un tentativo di raggiungere un accordo politico tra giordani, palestinesi e israeliani, con la mediazione di Obama, al fine di escludere Gerusalemme da qualsiasi negoziato”, ha concluso Ubaidat.